Squadra Mobile di Milano, inchieste interne. Da un lato s’indaga sui volantini anonimi contro alcuni dirigenti per ritrovarsi poi ad archiviare tutto. Dall’altro su una “riservata”, inviata al capo della Mobile per una vicenda di peculato a carico di un investigatore dell’antimafia, si lascia correre, anche quando nei corridoi compaiono bigliettini rivolti al poliziotto che ha fatto la segnalazione. Si legge: “Gli infami restano infami”. L’agente oggetto della “riservata” sarà indagato e subito archiviato, infine trasferito. Cosa succede negli uffici di polizia più decorati d’Italia?
Volantini, diffamazione e istigazione al suicidio – Succede che due agenti finiscono sotto indagine per diffamazione. Sono loro, per l’accusa, gli autori di tre volantini anonimi che prendono di mira i funzionari delle sezioni della Mobile. Succede tra l’agosto 2012 e il gennaio 2013. Chi indaga? La squadra Mobile. Risultato: nel febbraio scorso si archivia. Oggi, però, quelle carte svelano molto. Ad esempio che i due agenti indagati per un anno (la richiesta di archiviazione è del 9 aprile 2014) sono stati iscritti anche per istigazione al suicidio dell’ispettore capo Sandro Clemente che il 23 dicembre 2012, nel suo ufficio della Questura, si è tolto la vita con un colpo di pistola. Sul tavolo lascerà due missive che lette ora svelano nuove ipotesi.
Pochi giorni dopo quel tragico evento compare l’ultimo volantino. E’ intitolato “Vergogna”. Sarà ritrovato il 5 gennaio 2013. Il 21 gennaio il capo della Mobile Alessandro Giuliano scrive alla Procura: “S’intende proporre un’attività investigativa per individuare i responsabili di scritti anonimi dal contenuto calunnioso e diffamatorio concernente questa squadra Mobile, l’ultimo dei quali ha a oggetto il suicidio dell’ispettore Clemente”. Le indagini s’indirizzano sulla squadra comandata da Clemente. Tra i componenti anche i due agenti indagati, che sono quadri sindacali del Siap. Il punto sono i volantini, la premessa, invece, parte “dal clima di conflittualità” all’interno del gruppo di Clemente. Quindi gli anonimi. Il primo trovato il 28 agosto 2012 è intitolato: “Squadra Mobile: lo chiamano l’ufficio delle barbie”. Il secondo è dell’11 ottobre. Titolo: “Squadra Mobile e la donna giaguaro”. Poche ore prima del secondo ritrovamento i due indagati vengono trasferiti. Questa coincidenza è considerata sospetta. Tutta l’indagine si regge su orari e presenze in Questura. Senza contare che i file pdf dei volantini trovati nel pc di un indagato hanno date sempre successive al loro ritrovamento nei corridoi.
Alle 9,13 del 5 gennaio 2013 Giuliano scopre il terzo volantino. “Al momento dell’uscita del sottoscritto – riferisce -, proprio vicino al luogo del ritrovamento” stava entrando uno degli indagati. Per confermare basterebbero le videoriprese interne, che non saranno mai analizzate. La Scientifica accerta “che le uniche impronte presenti” sono “quelle dello scrivente”. Niente traccia degli indagati. L’autore, ragiona l’accusa, va cercato “tra le persone in servizio al momento del deposito degli scritti”. Si scopre che dei 275 dipendenti della Mobile solo 30 erano in servizio. Tra loro c’è uno degli indagati. Il luogo del “reato”, però, coincida con quello di lavoro. Si spulcia nelle celle telefoniche, nelle mail e nei pc.
Orari, presenze e mail. Tutte le intercettazioni – La presenza di uno dei due indagati in Questura dalle 14,22 alle 19,38 dell’11 ottobre lo legherebbe al secondo volantino ritrovato alle 19,40. Il 3 gennaio 2013 viene inviata una mail con allegati i due volantini di agosto e ottobre (a quella data già finiti sulle cronache locali). Tutto questo dura oltre un anno. Fino a quando la Procura chiede l’archiviazione “perché gli indizi non hanno trovato riscontro oggettivo”.
Nessuna traccia, poi, dell’istigazione al suicidio. “Il fatto non sussiste”, scrive l’accusa. E del fatto non si fa cenno nelle informative e nelle testimonianze. Perché quella iscrizione allora? Dicono molto, invece, le lettere di Clemente. Nella prima del 22 dicembre 2012 scrive di “aver appreso con orrore di essere persona sottoposta a indagini”, ragiona che “deve essere qualcosa di grave” se due suoi colleghi lo controllano sotto casa. Fa nomi e cognomi. I due non saranno mai indagati dai pm. “Sono stremato di questo clima malsano – prosegue la lettera – di questi anni di tutti contro tutti”.
Drammatica la seconda missiva: “Ora so, come ho potuto dimenticare? Maledetto me! Ho distrutto tutto ciò che ho costruito”. A cosa si riferisce? Tante domande, e qualche dubbio. Da un lato un’inchiesta archiviata ma condotta in maniera rigorosa. Dall’altro l’indagine mai avviata nonostante una denuncia di peculato contro un investigatore dell’antimafia. L’accusa: aver utilizzato a fini privati un’auto noleggiata per un’indagine di ‘ndrangheta. A farla è un collega della prima sezione che giorni dopo sul pavimento della sezione troverà dei bigliettini con la scritta: “Gli infami restano infami”. Parole inquietanti nella sezione che combatte i clan. Cosa succederà? Nessuna indagine, anche se la squadra Mobile è “autorità con obbligo di denuncia”. L’autore della “riservata” sarà trasferito.
LA SCHEDA
Un anno d’indagine: l’inchiesta sui volantini anonimi della Questura si protrae per oltre 12 mesi. La richiesta di archiviazione, che risale all’aprile del 2014, sarà accolta dal giudice Vincenzo Tutinelli solo nel febbraio scorso.
Diritto di replica: sull’intera vicenda (gli anonimi, il suicidio e la riservata per peculato), sia la Procura, sia il capo della Squadra Mobile Alessandro Giuliano sia il Questore Luigi Savina (tutti sentiti dal Fatto Quotidiano, direttamente o attraverso l’ufficio stampa) non hanno commentato la vicenda e nemmeno il contenuto dell’inchiesta finita nel nulla.
Da Il Fatto Quotidiano del 5 dicembre 2015
Cronaca
Questura di Milano, i “veleni” interni: corvi, pizzini e i dubbi su un suicidio
Due agenti indagati per diffamazione per tre volantini contro i dirigenti. Poi l'archiviazione. L'ultimo di questi messaggi ha per oggetto il suicidio dell’ispettore Sandro Clemente, che il 23 dicembre 2012, nel suo ufficio, si è tolto la vita con un colpo di pistola. E poi una "riservata" per una vicenda di peculato a carico di un investigatore dell’antimafia
Squadra Mobile di Milano, inchieste interne. Da un lato s’indaga sui volantini anonimi contro alcuni dirigenti per ritrovarsi poi ad archiviare tutto. Dall’altro su una “riservata”, inviata al capo della Mobile per una vicenda di peculato a carico di un investigatore dell’antimafia, si lascia correre, anche quando nei corridoi compaiono bigliettini rivolti al poliziotto che ha fatto la segnalazione. Si legge: “Gli infami restano infami”. L’agente oggetto della “riservata” sarà indagato e subito archiviato, infine trasferito. Cosa succede negli uffici di polizia più decorati d’Italia?
Volantini, diffamazione e istigazione al suicidio – Succede che due agenti finiscono sotto indagine per diffamazione. Sono loro, per l’accusa, gli autori di tre volantini anonimi che prendono di mira i funzionari delle sezioni della Mobile. Succede tra l’agosto 2012 e il gennaio 2013. Chi indaga? La squadra Mobile. Risultato: nel febbraio scorso si archivia. Oggi, però, quelle carte svelano molto. Ad esempio che i due agenti indagati per un anno (la richiesta di archiviazione è del 9 aprile 2014) sono stati iscritti anche per istigazione al suicidio dell’ispettore capo Sandro Clemente che il 23 dicembre 2012, nel suo ufficio della Questura, si è tolto la vita con un colpo di pistola. Sul tavolo lascerà due missive che lette ora svelano nuove ipotesi.
Pochi giorni dopo quel tragico evento compare l’ultimo volantino. E’ intitolato “Vergogna”. Sarà ritrovato il 5 gennaio 2013. Il 21 gennaio il capo della Mobile Alessandro Giuliano scrive alla Procura: “S’intende proporre un’attività investigativa per individuare i responsabili di scritti anonimi dal contenuto calunnioso e diffamatorio concernente questa squadra Mobile, l’ultimo dei quali ha a oggetto il suicidio dell’ispettore Clemente”. Le indagini s’indirizzano sulla squadra comandata da Clemente. Tra i componenti anche i due agenti indagati, che sono quadri sindacali del Siap. Il punto sono i volantini, la premessa, invece, parte “dal clima di conflittualità” all’interno del gruppo di Clemente. Quindi gli anonimi. Il primo trovato il 28 agosto 2012 è intitolato: “Squadra Mobile: lo chiamano l’ufficio delle barbie”. Il secondo è dell’11 ottobre. Titolo: “Squadra Mobile e la donna giaguaro”. Poche ore prima del secondo ritrovamento i due indagati vengono trasferiti. Questa coincidenza è considerata sospetta. Tutta l’indagine si regge su orari e presenze in Questura. Senza contare che i file pdf dei volantini trovati nel pc di un indagato hanno date sempre successive al loro ritrovamento nei corridoi.
Alle 9,13 del 5 gennaio 2013 Giuliano scopre il terzo volantino. “Al momento dell’uscita del sottoscritto – riferisce -, proprio vicino al luogo del ritrovamento” stava entrando uno degli indagati. Per confermare basterebbero le videoriprese interne, che non saranno mai analizzate. La Scientifica accerta “che le uniche impronte presenti” sono “quelle dello scrivente”. Niente traccia degli indagati. L’autore, ragiona l’accusa, va cercato “tra le persone in servizio al momento del deposito degli scritti”. Si scopre che dei 275 dipendenti della Mobile solo 30 erano in servizio. Tra loro c’è uno degli indagati. Il luogo del “reato”, però, coincida con quello di lavoro. Si spulcia nelle celle telefoniche, nelle mail e nei pc.
Orari, presenze e mail. Tutte le intercettazioni – La presenza di uno dei due indagati in Questura dalle 14,22 alle 19,38 dell’11 ottobre lo legherebbe al secondo volantino ritrovato alle 19,40. Il 3 gennaio 2013 viene inviata una mail con allegati i due volantini di agosto e ottobre (a quella data già finiti sulle cronache locali). Tutto questo dura oltre un anno. Fino a quando la Procura chiede l’archiviazione “perché gli indizi non hanno trovato riscontro oggettivo”.
Nessuna traccia, poi, dell’istigazione al suicidio. “Il fatto non sussiste”, scrive l’accusa. E del fatto non si fa cenno nelle informative e nelle testimonianze. Perché quella iscrizione allora? Dicono molto, invece, le lettere di Clemente. Nella prima del 22 dicembre 2012 scrive di “aver appreso con orrore di essere persona sottoposta a indagini”, ragiona che “deve essere qualcosa di grave” se due suoi colleghi lo controllano sotto casa. Fa nomi e cognomi. I due non saranno mai indagati dai pm. “Sono stremato di questo clima malsano – prosegue la lettera – di questi anni di tutti contro tutti”.
Drammatica la seconda missiva: “Ora so, come ho potuto dimenticare? Maledetto me! Ho distrutto tutto ciò che ho costruito”. A cosa si riferisce? Tante domande, e qualche dubbio. Da un lato un’inchiesta archiviata ma condotta in maniera rigorosa. Dall’altro l’indagine mai avviata nonostante una denuncia di peculato contro un investigatore dell’antimafia. L’accusa: aver utilizzato a fini privati un’auto noleggiata per un’indagine di ‘ndrangheta. A farla è un collega della prima sezione che giorni dopo sul pavimento della sezione troverà dei bigliettini con la scritta: “Gli infami restano infami”. Parole inquietanti nella sezione che combatte i clan. Cosa succederà? Nessuna indagine, anche se la squadra Mobile è “autorità con obbligo di denuncia”. L’autore della “riservata” sarà trasferito.
LA SCHEDA
Un anno d’indagine: l’inchiesta sui volantini anonimi della Questura si protrae per oltre 12 mesi. La richiesta di archiviazione, che risale all’aprile del 2014, sarà accolta dal giudice Vincenzo Tutinelli solo nel febbraio scorso.
Diritto di replica: sull’intera vicenda (gli anonimi, il suicidio e la riservata per peculato), sia la Procura, sia il capo della Squadra Mobile Alessandro Giuliano sia il Questore Luigi Savina (tutti sentiti dal Fatto Quotidiano, direttamente o attraverso l’ufficio stampa) non hanno commentato la vicenda e nemmeno il contenuto dell’inchiesta finita nel nulla.
Da Il Fatto Quotidiano del 5 dicembre 2015
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ AcquistaArticolo Precedente
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.