Circa 200 piccoli azionisti e obbligazionisti Banca Marche, Etruria, Carife e CariChieti, finiti sul lastrico a causa del decreto varato il 22 novembre, hanno manifestato contro il governo in piazza Montecitorio. In mano o al collo cartelli con le scritte “Politici servi delle banche”, “Ridateci tutti i nostri soldi”, “Risparmiatori unitevi”, “Il governo Pd: Banda Bassotti”, “Banca Isis”, “Elezioni subito!”. “Cinquantasette anni di risparmi e 30 anni di conoscenza con la banca e ho scoperto per caso cosa era accaduto”, ha raccontato Ada Fusacchia, cliente di Banca Etruria. “Si è rotta la caldaia e sono andata a ritirare dei soldi per scoprire che non c’era più niente”.

Alla Camera, in commissione Bilancio, è intanto iniziato il voto sugli emendamenti alla legge di Stabilità. E’ in quella sede che l’esecutivo intende, come ha anticipato Matteo Renzi, presentare una proposta mirata a “dare qualche forma di sollievo a un particolare tipo di obbligazionisti”. Un intervento che comunque si preannuncia limitato rispetto ai circa 350 milioni di euro (su 780 totali) persi dai piccoli risparmiatori che avevano in portafoglio obbligazioni subordinate. Il Codacons parla di “indennizzo-elemosina” e invita a “non firmare alcuna carta contenente la rinuncia ad eventuali azioni legali” e ventila l’ipotesi che il “sollievo” promesso miri soprattutto ad evitare che chi ha perso tutto senza essere consapevole del rischio faccia richiesta di risarcimento. Non a caso il subemendamento del governo precisa che “i benefici derivanti dalle prestazioni del Fondo non sono cumulabili con eventuali altri proventi di carattere risarcitorio o indennitario”. Da parte sua il premier, intervistato dal Corriere della Sera, ha sostenuto che “queste persone non sono truffate: hanno siglato contratti regolari, sia chiaro”.

Morando: “Sì a fondo solidarietà ma con confini e limiti” – “Il governo intende valutare le proposte di maggioranza e opposizione e sviluppare una iniziativa a favore della componente dei risparmiatori più deboli”, ma “con confini e limiti”, ha detto durante la seduta della Bilancio il viceministro dell’Economia Enrico Morando. In particolare “è favorevole alla costituzione di un fondo di solidarietà dove convergano una parte di risorse pubbliche, minoritarie, e una quota maggioritaria di risorse delle banche”. L’intervento in ogni caso “non può essere orizzontale”, perché “i portatori e i possessori non sono tutti uguali”. L’ammontare del fondo peraltro si è già ridotto rispetto a quanto previsto dal subemendamento presentato dal Pd venerdì: si parla di 100 milioni e non più 120. Una parte, almeno 40, verrebbe messa dallo Stato, il resto dal sistema bancario. Bruxelles permettendo, visto che la Commissione Ue potrebbe porre il veto all’uso di soldi pubblici per risarcire un ristretto gruppo di clienti delle quattro banche a cui è stato applicato il meccanismo di risoluzione concordato con le autorità europee.

E i risparmiatori rischiano di dover pagare l’imposta di bollo – Quanto all’ipotesi di un credito di imposta per compensare in parte le minusvalenze subite, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha chiuso la porta a quello del 26% sull’Irpef proposto dal sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti. Ma, come evidenziato da Plus 24, senza interventi i risparmiatori rischiano una beffa fiscale non da poco: saranno infatti chiamati a pagare l’imposta di bollo dello 0,2% sul valore nominale dei titoli azzerati.

La proposta 5 Stelle: “Un prestito alle banche con soldi pubblici” – I Cinque Stelle, che hanno partecipato al sit-in davanti al Montecitorio, hanno dal canto loro

presentato una proposta alternativa che consiste in “un prestito e un’iniezione di liquidità alla banca da parte del Tesoro” e poi il “commissariamento dello Stato che dà l’avvio alla ristrutturazione”. Bruxelles permettendo, ovviamente. Ma il sostegno pubblico, secondo le intenzioni dei grillini, non sarebbe a perdere: “Frutta all’erario e ai cittadini un interesse al 3%. Alla scadenza del prestito il ministero valuta se la banca è in grado di restituirlo. In caso contrario, lo Stato diventa azionista della banca stessa”. In alternativa, propongono i pentastellati, potrebbe intervenire “il Fondo interbancario di tutela dei depositi” alimentato per legge dagli istituti.

Codacons: “Già oltre 2mila adesioni a azione legale per il rimborso” – Intanto il Codacons fa appello “a tutti i risparmiatori coinvolti nel salvataggio delle quattro banche” perché non firmino “alcuna carta contenente la rinuncia ad eventuali azioni legali. Il nostro timore è che il governo Renzi stia studiando un indennizzo-elemosina per gli investitori, al solo scopo di bloccare sul nascere le doverose azioni risarcitorie da parte dei risparmiatori”. L’associazione riferisce di aver registrato oltre 2mila adesioni fra i risparmiatori per un’azione legale per il rimborso dei soldi investiti nei bond subordinati di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Carife. “Le misure annunciate dal premier Renzi sono inaccettabili, perché prevedono solo briciole di rimborso per azionisti e obbligazionisti. Il nostro invito quindi è a chiedere il rimborso integrale dei soldi investiti”. “Il responsabile è il governo che è il maggiordomo delle banche e che invece dovrebbe andare a casa”, ha accusato dal canto suo Elio Lannutti, presidente Adusbef. “Noi abbiamo portato alcune denunce nelle procure”.

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