La pazienza di Bruxelles nei confronti dell’Italia è finita: sulla mancata identificazione dei migranti sbarcati nel nostro Paese, la Commissione europea non è più disposta ad aspettare. Dopo due anni di avvertimenti, giovedì sarà aperta una procedura d’infrazione per il mancato rispetto delle regole Eurodac, il sistema europeo di raccolta delle impronte digitali dei migranti. Ma l’Italia non sarà l’unico paese, insieme a lei anche Croazia, Grecia e Malta dovrebbero finire nel mirino di Bruxelles.
Secondo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano “noi per il lavoro svolto meritiamo solo un grazie dalla Ue” e per gli sforzi compiuti dal Paese spera “non si apra alcuna procedura di infrazione sulla registrazione dei migranti”. Per il presidente di Ncd “se ciò dovesse accadere sarebbe una scelta del tutto irragionevole e fuori dal tempo e dalla storia”.
Il problema certo non è nuovo, e aveva creato frizioni con l’Ue sin dall’epoca dell’afflusso di migranti dalla Tunisia. Già allora diversi Paesi, in particolare la Svezia, si erano lamentati con la Commissione per l’inadempienza mostrata dall’Italia nel prendere le impronte a chi sbarcava a Lampedusa. La questione è tornata alla ribalta con gli arrivi massicci dalla Libia nell’ultimo anno e mezzo, tanto che già a fine agosto Bruxelles ha inviato all’Italia, ma anche a Grecia, Cipro, Ungheria e Germania, una lettera amministrativa di richiesta di chiarimenti sull’applicazione del regolamento Eurodac. Bruxelles ha deciso così la creazione degli ‘hotspot’ per la registrazione dei migranti sia in Italia che in Grecia. La loro realizzazione, però, procede a rilento, anche perché Roma ha sempre sottolineato il nesso tra ricollocamenti e registrazioni. Secondo il regolamento di Dublino, infatti, spetta al Paese di primo ingresso dei migranti farsi carico delle domande d’asilo.
I dati più recenti del Viminale indicano che in molti ancora sfuggono alla registrazione: sui 140mila stranieri sbarcati nei primi dieci mesi del 2015, 40mila hanno rifiutato di sottoporsi alle procedure, soprattutto siriani ed eritrei che vogliono richiedere asilo in altri Paesi dell’Unione, come Germania e Svezia. Succede così che rifiutano foto e impronte e gli agenti non hanno – allo stato della normativa attuale – mezzi per forzarli all’identificazione.
Secondo fonti europee, ora, nonostante un nutrito scambio di missive e informazioni tra Roma e Bruxelles, l’apertura della procedura con l’invio di una lettera di messa in mora è stata inserita nel pacchetto mensile delle infrazioni di fine anno qualche giorno fa. Salvo sostanziali novità, questa decisione che sarà presa nella giornata di oggi dal collegio e formalizzata giovedì rappresenta, riferiscono le fonti, un “atto dovuto” a causa del “mancato rispetto” di alcune delle disposizioni di Eurodac. In ogni caso il 15 arriverà il rapporto della Commissione sugli hotspot: a parte quello di Lampedusa infatti, a Bruxelles c’è preoccupazione per gli altri, che “sarebbero pronti ma in attesa di una decisione politica”.