Arrivano da soli, nascosti tra le centinaia di disperati che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste a bordo delle carrette del mare. Hanno tra i sei e i diciassette anni, nessun genitore o familiare al loro seguito e neanche uno straccio di documento in tasca. Non parlano l’italiano o l’inglese, vengono identificati a fatica in base alle loro spontanee dichiarazioni e quindi assegnati ai centri di accoglienza. Poi, ad un certo punto, scompaiono nel nulla, e nessuno li andrà mai a cercare. Sono i minori stranieri non accompagnati che ogni anno si volatilizzano nel nostro Paese: ragazzini finiti in un buco nero che è impossibile da raccontare. Non è un problema secondario, e basta leggere le statistiche per accorgersene: ogni anno, infatti, più della metà dei minori stranieri ospitati dai nostri centri scompare senza lasciare traccia di sé.
Quasi seimila minori scomparsi nel 2015 – I numeri del ministero delle Politiche sociali parlano da soli: dall’1 gennaio al 30 novembre del 2015 sono 10.952 i minori non accompagnati arrivati in Italia. Di questi ben 5.902 sono irreperibili, scomparsi, svaniti: più di uno su due non si sa che fine abbia fatto. Sono soprattutto egiziani, eritrei e somali, hanno a malapena l’età per frequentare le scuole medie e di punto in bianco semplicemente non rispondono all’appello. Da lì in poi è come se non esistessero più, giovanissimi fantasmi che attraversano silenziosamente il nostro Paese. Dove vanno a finire? “Molto spesso questi ragazzi vengono con il numero di telefono dello zio, del presunto zio, del parente o della comunità a cui devono rivolgersi e non esistono soluzioni, se non di tipo coercitivo, per impedire loro di andare via. Sono convinti che il loro parente troverà per loro il percorso migliore per integrarsi”, spiegava alla commissione parlamentare d’inchiesta sui centri d’accoglienza il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per l’immigrazione del ministero dell’Interno.
La fuga: raggiungere la famiglia o il nord Ue – Dal primo gennaio 2015, infatti, anche la gestione dei minori stranieri non accompagnati è passata sotto la competenza del Viminale, che ha riconosciuto il pagamento di 45 euro al giorno per ogni ragazzo ospitato alle dieci strutture autorizzate, tutte nel Sud Italia. Un accordo che non è bastato ad arginare al problema, dato che i ragazzi non sono detenuti ma ospiti dei centri, molto spesso poco vigilati e abbandonati a se stessi: a un certo punto non si presentano a cena e vanno ad allungare l’elenco degli irreperibili del ministero. Perché fuggono? Spesso, come spiegava lo stesso Morcone, vanno via perché cercano di ricongiungersi ai familiari già presenti sul territorio nazionale o magari in altri Stati dell’Unione Europea. Sono in pochi, però, quelli che ci riescono: a spiegare che fine fanno gli altri c’è un recentissimo dossier pubblicato dalla Caritas. I minori di origine eritrea o afgana, per esempio, “cercano di restare al di fuori del sistema di accoglienza per evitare di esser fotosegnalati e vanno a infoltire le fila dei transitanti per poter proseguire il loro viaggio verso il nord Europa, trovandosi privi di qualsiasi forma di cura e di tutela basilare”. In pratica evitano di farsi schedare nei database italiani, Paese in cui sono arrivati e dove dovrebbero chiedere asilo secondo gli accordi Ue, per poi fuggire e provare ad ottenere lo status di rifugiato in altri Paesi del nord Europa. “È anche per questo motivo che è necessario il superamento dell’antistorico trattato di Dublino: il fenomeno dei minori non accompagnati scomparsi dimostra anche come il modello di accoglienza vantato in più occasioni dal ministro Alfano faccia acqua da più parti”, dice Erasmo Palazzotto, parlamentare della commissione d’inchiesta sui centri d’accoglienza.
Il buco nero: prostituzione e criminalità – Ma non solo. Perché oltre a chi fugge per andare a chiedere asilo in Nord Europa c’è anche chi in un modo o nell’altro è costretto a rimanere in Italia: non è riuscito a raggiungere la famiglia e finisce cooptato dalla criminalità, sfruttato, utilizzato come merce per i peggiori traffici. Secondo la Caritas è questa la fine che hanno fatto i 1.260 ragazzi scomparsi, che avevano dichiarato di provenire dall’Egitto. “Per le organizzazioni criminali – si legge nel rapporto – attirare nelle proprie attività minori stranieri che arrivano da soli nel nostro Paese, privi di riferimenti, con un debito sulle spalle da estinguere quanto prima, è molto facile. Sfruttano la normativa, legata ai permessi di soggiorno per minore età (il divieto di espulsione), a proprio vantaggio e si assicurano manovalanza a basso rischio e basso costo. Li attirano nelle grandi città (principalmente Milano e Roma), dove le comunità egiziane sono numerose e radicate”. Molti dei ragazzini arrivati in Italia, infatti, devono ancora saldare il debito acceso con gli scafisti che li hanno condotti sulle nostre coste. Il fatto che cerchino disperatamente denaro anche quando sono ormai in Italia, e che in qualche caso fuggano dai centri d’accoglienza proprio con quest’obiettivo, porta gli inquirenti a sospettare che gli esattori dei trafficanti di esseri umani siano attivi anche nel nostro Paese. Ma in questa storia di bambini che diventano fantasmi, il destino peggiore tocca alle ragazzine.
“Le adolescenti provenienti dall’Europa dell’Est, con un’età tra i 16 e i 17 anni, vengono principalmente sfruttate ai fini della prostituzione”, continua infatti il dossier della Caritas. “Le ragazze nigeriane, anche loro vittime di sfruttamento sessuale e tenute prigioniere dai trafficanti, vengono invece attirate in Italia con la promessa di un lavoro, ma già durante il viaggio scoprono l’inganno”. Gli esempi si sprecano: basta scorrere i titoli di cronaca o fare una passeggiata nele periferie e i sobborghi delle grandi città italiane.
Twitter: @pipitone87
Diritti
Minori stranieri, uno su due di quelli arrivati in Italia scompare. “Scappano o finiscono sfruttati dalla criminalità”
Dall'1 gennaio al 30 novembre i bambini e ragazzi arrivati in Italia non accompagnati sono stati 10.952. Di questi 5.902 sono irreperibili. Secondo un dossier della Caritas quelli di origine eritrea o afgana tentano di ottenere asilo nel Nord Europa, ma oltre 1.200 egiziani sono diventati merce per i peggiori traffici. E le adolescenti vengono impiegate per la prostituzione
Arrivano da soli, nascosti tra le centinaia di disperati che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste a bordo delle carrette del mare. Hanno tra i sei e i diciassette anni, nessun genitore o familiare al loro seguito e neanche uno straccio di documento in tasca. Non parlano l’italiano o l’inglese, vengono identificati a fatica in base alle loro spontanee dichiarazioni e quindi assegnati ai centri di accoglienza. Poi, ad un certo punto, scompaiono nel nulla, e nessuno li andrà mai a cercare. Sono i minori stranieri non accompagnati che ogni anno si volatilizzano nel nostro Paese: ragazzini finiti in un buco nero che è impossibile da raccontare. Non è un problema secondario, e basta leggere le statistiche per accorgersene: ogni anno, infatti, più della metà dei minori stranieri ospitati dai nostri centri scompare senza lasciare traccia di sé.
Quasi seimila minori scomparsi nel 2015 – I numeri del ministero delle Politiche sociali parlano da soli: dall’1 gennaio al 30 novembre del 2015 sono 10.952 i minori non accompagnati arrivati in Italia. Di questi ben 5.902 sono irreperibili, scomparsi, svaniti: più di uno su due non si sa che fine abbia fatto. Sono soprattutto egiziani, eritrei e somali, hanno a malapena l’età per frequentare le scuole medie e di punto in bianco semplicemente non rispondono all’appello. Da lì in poi è come se non esistessero più, giovanissimi fantasmi che attraversano silenziosamente il nostro Paese. Dove vanno a finire? “Molto spesso questi ragazzi vengono con il numero di telefono dello zio, del presunto zio, del parente o della comunità a cui devono rivolgersi e non esistono soluzioni, se non di tipo coercitivo, per impedire loro di andare via. Sono convinti che il loro parente troverà per loro il percorso migliore per integrarsi”, spiegava alla commissione parlamentare d’inchiesta sui centri d’accoglienza il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per l’immigrazione del ministero dell’Interno.
La fuga: raggiungere la famiglia o il nord Ue – Dal primo gennaio 2015, infatti, anche la gestione dei minori stranieri non accompagnati è passata sotto la competenza del Viminale, che ha riconosciuto il pagamento di 45 euro al giorno per ogni ragazzo ospitato alle dieci strutture autorizzate, tutte nel Sud Italia. Un accordo che non è bastato ad arginare al problema, dato che i ragazzi non sono detenuti ma ospiti dei centri, molto spesso poco vigilati e abbandonati a se stessi: a un certo punto non si presentano a cena e vanno ad allungare l’elenco degli irreperibili del ministero. Perché fuggono? Spesso, come spiegava lo stesso Morcone, vanno via perché cercano di ricongiungersi ai familiari già presenti sul territorio nazionale o magari in altri Stati dell’Unione Europea. Sono in pochi, però, quelli che ci riescono: a spiegare che fine fanno gli altri c’è un recentissimo dossier pubblicato dalla Caritas. I minori di origine eritrea o afgana, per esempio, “cercano di restare al di fuori del sistema di accoglienza per evitare di esser fotosegnalati e vanno a infoltire le fila dei transitanti per poter proseguire il loro viaggio verso il nord Europa, trovandosi privi di qualsiasi forma di cura e di tutela basilare”. In pratica evitano di farsi schedare nei database italiani, Paese in cui sono arrivati e dove dovrebbero chiedere asilo secondo gli accordi Ue, per poi fuggire e provare ad ottenere lo status di rifugiato in altri Paesi del nord Europa. “È anche per questo motivo che è necessario il superamento dell’antistorico trattato di Dublino: il fenomeno dei minori non accompagnati scomparsi dimostra anche come il modello di accoglienza vantato in più occasioni dal ministro Alfano faccia acqua da più parti”, dice Erasmo Palazzotto, parlamentare della commissione d’inchiesta sui centri d’accoglienza.
Il buco nero: prostituzione e criminalità – Ma non solo. Perché oltre a chi fugge per andare a chiedere asilo in Nord Europa c’è anche chi in un modo o nell’altro è costretto a rimanere in Italia: non è riuscito a raggiungere la famiglia e finisce cooptato dalla criminalità, sfruttato, utilizzato come merce per i peggiori traffici. Secondo la Caritas è questa la fine che hanno fatto i 1.260 ragazzi scomparsi, che avevano dichiarato di provenire dall’Egitto. “Per le organizzazioni criminali – si legge nel rapporto – attirare nelle proprie attività minori stranieri che arrivano da soli nel nostro Paese, privi di riferimenti, con un debito sulle spalle da estinguere quanto prima, è molto facile. Sfruttano la normativa, legata ai permessi di soggiorno per minore età (il divieto di espulsione), a proprio vantaggio e si assicurano manovalanza a basso rischio e basso costo. Li attirano nelle grandi città (principalmente Milano e Roma), dove le comunità egiziane sono numerose e radicate”. Molti dei ragazzini arrivati in Italia, infatti, devono ancora saldare il debito acceso con gli scafisti che li hanno condotti sulle nostre coste. Il fatto che cerchino disperatamente denaro anche quando sono ormai in Italia, e che in qualche caso fuggano dai centri d’accoglienza proprio con quest’obiettivo, porta gli inquirenti a sospettare che gli esattori dei trafficanti di esseri umani siano attivi anche nel nostro Paese. Ma in questa storia di bambini che diventano fantasmi, il destino peggiore tocca alle ragazzine.
“Le adolescenti provenienti dall’Europa dell’Est, con un’età tra i 16 e i 17 anni, vengono principalmente sfruttate ai fini della prostituzione”, continua infatti il dossier della Caritas. “Le ragazze nigeriane, anche loro vittime di sfruttamento sessuale e tenute prigioniere dai trafficanti, vengono invece attirate in Italia con la promessa di un lavoro, ma già durante il viaggio scoprono l’inganno”. Gli esempi si sprecano: basta scorrere i titoli di cronaca o fare una passeggiata nele periferie e i sobborghi delle grandi città italiane.
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La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
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A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
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Francesco, condizioni critiche ma stazionarie: “Nuova tac di controllo”. Ha visto il cardinale Parolin. Buenos Aires in ansia per il ‘suo’ Papa
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Ofri Bibas, sorella dell'ostaggio liberato Yarden Bibas, ha criticato duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonché i notiziari, gli utenti dei social media e i diplomatici pubblici, per aver descritto in dettaglio, contro la volontà della famiglia, gli omicidi avvenuti durante la prigionia della moglie di Yarden, Shiri, e dei suoi figli piccoli Ariel e Kfir. Pubblicare tali informazioni nonostante le ripetute richieste della famiglia è stato "un abuso fine a se stesso nei confronti di una famiglia che ha attraversato 16 mesi di inferno e che deve ancora affrontare il peggio", ha sritto Ofri Bibas su Facebook.
Netanyahu ha descritto l'omicidio dei ragazzi in modo molto dettagliato in un discorso tenuto davanti all'America Israel Public Action Committee e, mentre teneva in mano una foto delle vittime, durante una cerimonia militare tenutasi ieri, in seguito alla quale, la famiglia Bibas ha inviato una lettera di diffida a Netanyahu e ad altri uffici governativi, chiedendo loro di smettere di pubblicare dettagli non approvati sugli omicidi, riporta il sito di notizie Ynet.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Questa decisione lacera l'indipendenza di una stampa libera negli Stati Uniti". Lo ha detto il presidente della White House Correspondents' Association Eugene Daniels, criticando l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver affermato che d'ora in poi sarà lei stessa a decidere quali giornalisti potranno seguire gli eventi della Casa Bianca. "In un paese libero, i leader non devono scegliere le testate" da accreditare, ha aggiunto.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.