Si fa più agguerrita e ingarbugliata la partita sul gas russo che sta spaccando il Vecchio Continente. Berlino va a braccetto con Mosca ma al tempo stesso chiede all’Europa di mantenere la linea dura e prolungare le sanzioni contro il Cremlino. Roma accusa di doppiogiochismo e incoerenza la cancelliera tedesca Angela Merkel e blocca di fatto il rinnovo delle sanzioni. Il ‘casus belli’ è il raddoppio del Nord Stream, il gasdotto annunciato a settembre da Gazprom che dovrebbe collegare la Germania alla Russia attraverso il Mar Baltico. Progetto contro cui si sono subito schierati i Paesi dell’ex Unione sovietica, con Polonia e Slovacchia capofila, che lo vedono come un modo per bypassare l’Ucraina e temono di essere definitivamente tagliati fuori dal grande gioco del gas. Soprattutto dopo lo stop dei “gasdotti del sud”: il Turkish Stream, che doveva collegare la Russia alla Grecia, e il South Stream, che doveva attraversare il Mar Nero e i Balcani.

Ora, dopo aver mantenuto un profilo piuttosto basso, anche l’Italia scende in campo contro il Nord Stream 2 e Berlino. Al punto che il premier Matteo Renzi – ha scritto il Financial Times – la settimana scorsa avrebbe bloccato per protesta il rinnovo delle sanzioni europee alla Russia. “Abbiamo una posizione decisa sulle sanzioni ma contemporaneamente alcuni paesi o aziende possono raddoppiare il Nord Stream”, ha detto un funzionario italiano citato dal quotidiano, secondo cui “la Germania sta dando la priorità alle proprie esigenze economiche rispetto alla diplomazia comune della Ue”.

Il Ft descrive un Renzi particolarmente risentito e irritato nei confronti della Germania per la sua fermezza ad andare avanti, senza se e senza ma, con i lavori per il raddoppio del gasdotto. E questo nonostante l’obiettivo principale dichiarato da Roma sia da mesi creare un hub sud europeo del gas in concorrenza col Nord Europa, grazie al gas del Mediterraneo in alternativa a quello russo. Sta di fatto che il risentimento sarebbe “giunto a un tale livello” che Palazzo Chigi avrebbe chiesto all’ufficio del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, di inserire la questione all’ordine del giorno del vertice dei 28 in programma giovedì 17 e venerdì 18. Sempre secondo il quotidiano, l’Italia sarebbe anche ancora risentita per la decisione della Commissione Ue di ostacolare il gasdotto South Stream.

Dunque ora anche l’Italia si è unita apertamente al fronte del “no-Nord stream 2”. Già nei giorni scorsi nove paesi del Centro-Est Europa avevano chiesto il blocco del progetto russo-tedesco: “E’ deleterio innanzitutto in termini geopolitici” e aumenterebbe la dipendenza europea dal gas russo, contraddicendo la politica di diversificazione promossa dalla stessa Unione, dicono in una lettera inviata a Tusk. I nove hanno quindi chiesto che il Nord Stream 2 sia inserito nell’ordine del giorno del vertice Ue affinché venga esaminato con la massima attenzione dal punto di vista regolatorio. “Proteggere la rotta di trasporto attraverso l’Ucraina – si legge nella lettera – è di interesse strategico per tutta la Ue, non solo dal punto di vista della sicurezza energetica ma anche per rafforzare la stabilizzazione dell’Europa orientale”.

Recentemente al coro delle critiche si sono uniti anche gli Stati Uniti, che puntano all’Europa come mercato per il loro gas naturale. “Dovreste chiedervi: perché da un lato sostenere l’Ucraina e, dall’altro, strangolarla?”, chiede la vice-assistente segretario per la Diplomazia energetica Usa, Robin Dunnigan, che poi spiega: “Tagliare tutti i transiti di gas attraverso l’Ucraina priverebbe il Paese di un introito annuo pari a 2,2 miliardi di dollari”. Non solo. “Il Nord Stream 2 – ha aggiunto Dunnigan – minaccia in realtà non solo la sopravvivenza dell’Ucraina, ma mette anche a rischio la diversificazione degli approvvigionamenti energetici dell’Europa, in particolare della regione sud-orientale”.

Dal canto loro né Berlino né Mosca sono intenzionati a fare un passo indietro. Angela Merkel non vuole neanche che il progetto venga esaminato da Bruxelles. La sua tesi è che il raddoppio del gasdotto garantirà all’Ue la sicurezza delle forniture di gas dalla Russia, facendo fronte all’instabilità che caratterizza il transito via Ucraina. Mentre la Russia ha annunciato di voler accelerare la realizzazione del Nord Stream 2 dopo la sospensione del progetto Turkish Stream. Il raddoppio della condotta, ha detto il rappresentante permanente russo presso la Ue, Vladimir Chizhov, potrebbe essere concluso già nel 2018, un anno prima rispetto ai tempi inizialmente previsti.

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