Era una mossa attesa, che segna però la “fine di un’era straordinaria” perché non avveniva dal 2006, prima dello scoppio della crisi finanziaria. Parola di Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, che mercoledì ha rialzato i tassi di interesse di 25 punti base portandoli da 0-0,25% a 0,25-0,5%. “Questa misura segna la fine un periodo straordinario di sette anni di tassi vicini allo zero per sostenere la ripresa economica dopo la recessione“, ha spiegato l’economista. La decisione testimonia insomma come secondo la banca centrale statunitense gli Usa siano definitivamente fuori dal tunnel e in fase di ripresa, pur se ancora non “completa”. E sia dunque tempo di chiudere l’epoca del “denaro gratis” o quasi, anche se il rialzo sarà graduale e i tassi sono destinati comunque a rimanere su livelli storicamente molto bassi.
L’aumento è dettato da condizioni migliori nel mercato del lavoro e, come ha spiegato Yellen, dalla fiducia nel fatto che “non ci sarà una nuova recessione” perché l’economia a stelle e strisce, nonostante i “rischi globali”, è più forte. Inoltre c’è “ragionevole fiducia nel fatto che l’inflazione salirà nel medio termine verso l’obiettivo del 2%”. Alla luce di tutto questo il comitato monetario della banca centrale Usa (Fomc) ha votato all’unanimità a favore di una svolta che i mercati davano ormai per scontata. L’importanza del primo aumento dei tassi “non va esagerata”, ha sottolineato comunque Yellen, garantendo: “Vogliamo muoverci in modo prudente, in maniera graduale”.
In sette anni iniettata nel sistema liquidità per 2.500 miliardi – La Fed ha annunciato il rialzo nello stesso giorno del 2008 in cui l’allora presidente Ben Bernanke aveva portato i tassi ai minimi storici, in una forchetta fra lo 0 e lo 0,25%. L’ultima volta che i tassi erano saliti era stato nel giugno 2006, quando alla guida della banca centrale Usa c’era Bernanke, considerato l’architetto del salvataggio dell’economia americana con misure “non convenzionali” ora replicate anche dalla Bce: dai tre programmi di quantitative easing al taglio dei tassi nel dicembre 2008 fra lo zero e lo 0,25%. Per stimolare l’economia in difficoltà, la Fed ha finora iniettato sul mercato 2.500 miliardi di dollari e il rialzo, secondo il Wall Street Journal, potrebbe creare distorsioni nel cercare di ritirare la liquidità immessa. Un aumento dei tassi da parte della Fed fa infatti salire i tassi sui mutui, sui prestiti per l’acquisto delle auto e i costi del finanziamento del deficit americano.
Yellen: “Non potevamo rimandare: rischi0 surriscaldamento economia” – “La politica monetaria resta accomodante dopo questo aumento. Ci attendiamo che le condizioni economiche evolvano in modo da garantire solo aumenti graduali dei tassi”, si legge nella nota diffusa al termine della due giorni del Fomc. “I tassi rimarranno probabilmente sotto i livelli che sono attesi nel lungo termine. L’andamento dipenderà dall’outlook economico”. Nonostante un’inflazione “ancora bassa” la Fed ha deciso il rialzo del tasso federale perché “serve tempo perché gli interventi di politica monetaria possano incidere sui risultati economici futuri”. Yellen ha anche precisato che “se il comitato avesse rimandato troppo a lungo l’avvio di una normalizzazione della sua politica avremmo probabilmente dovuto operare prima o poi una stretta abbastanza in fretta per evitare un surriscaldamento dell’economia” che “avrebbe aumentato il rischio di riportare l’economia Usa in recessione“.
I prezzi del petrolio non preoccupano: “Devono solo stabilizzarsi” – I rischi globali, in particolare quelli dai Paesi emergenti e dalla Cina, che avevano spinto la Fed a rinviare l’aumento dei tassi “persistono”, ma l’economia degli Stati Uniti “si è considerevolmente rafforzata” da poter resistere a eventuali contraccolpi”, ha risposto Yellen ai giornalisti nella conferenza stampa. Secondo il numero uno della banca centrale i rischi “sono bilanciati”. “Sono stata sorpresa dall’ulteriore movimento al ribasso dei prezzi del petrolio” ma per avere un effetto positivo sull’inflazione, con un rialzo verso l’obiettivo del 2%, “tutto quello che devono fare è stabilizzarsi: penso ci sia un limite al di sotto del quale i prezzi del petrolio difficilmente scenderanno. Non sono preoccupata per una nuova recessione. Sono fiduciosa sui fondamentali dell’economia americana”.
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La Federal Reserve alza i tassi dello 0,25% per la prima volta dal 2006. Fine ufficiale della crisi negli Usa
La presidente Janet Yellen ha detto che la decisione, largamente attesa dai mercati, segna "la fine di un fase straordinaria" e "riconosce i progressi fatti verso una ripresa dell'economia". Negli ultimi sette anni la banca centrale statunitense ha fornito 2.500 miliardi di dollari di liquidità per alimentare l'uscita dalla recessione
Era una mossa attesa, che segna però la “fine di un’era straordinaria” perché non avveniva dal 2006, prima dello scoppio della crisi finanziaria. Parola di Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, che mercoledì ha rialzato i tassi di interesse di 25 punti base portandoli da 0-0,25% a 0,25-0,5%. “Questa misura segna la fine un periodo straordinario di sette anni di tassi vicini allo zero per sostenere la ripresa economica dopo la recessione“, ha spiegato l’economista. La decisione testimonia insomma come secondo la banca centrale statunitense gli Usa siano definitivamente fuori dal tunnel e in fase di ripresa, pur se ancora non “completa”. E sia dunque tempo di chiudere l’epoca del “denaro gratis” o quasi, anche se il rialzo sarà graduale e i tassi sono destinati comunque a rimanere su livelli storicamente molto bassi.
L’aumento è dettato da condizioni migliori nel mercato del lavoro e, come ha spiegato Yellen, dalla fiducia nel fatto che “non ci sarà una nuova recessione” perché l’economia a stelle e strisce, nonostante i “rischi globali”, è più forte. Inoltre c’è “ragionevole fiducia nel fatto che l’inflazione salirà nel medio termine verso l’obiettivo del 2%”. Alla luce di tutto questo il comitato monetario della banca centrale Usa (Fomc) ha votato all’unanimità a favore di una svolta che i mercati davano ormai per scontata. L’importanza del primo aumento dei tassi “non va esagerata”, ha sottolineato comunque Yellen, garantendo: “Vogliamo muoverci in modo prudente, in maniera graduale”.
In sette anni iniettata nel sistema liquidità per 2.500 miliardi – La Fed ha annunciato il rialzo nello stesso giorno del 2008 in cui l’allora presidente Ben Bernanke aveva portato i tassi ai minimi storici, in una forchetta fra lo 0 e lo 0,25%. L’ultima volta che i tassi erano saliti era stato nel giugno 2006, quando alla guida della banca centrale Usa c’era Bernanke, considerato l’architetto del salvataggio dell’economia americana con misure “non convenzionali” ora replicate anche dalla Bce: dai tre programmi di quantitative easing al taglio dei tassi nel dicembre 2008 fra lo zero e lo 0,25%. Per stimolare l’economia in difficoltà, la Fed ha finora iniettato sul mercato 2.500 miliardi di dollari e il rialzo, secondo il Wall Street Journal, potrebbe creare distorsioni nel cercare di ritirare la liquidità immessa. Un aumento dei tassi da parte della Fed fa infatti salire i tassi sui mutui, sui prestiti per l’acquisto delle auto e i costi del finanziamento del deficit americano.
Yellen: “Non potevamo rimandare: rischi0 surriscaldamento economia” – “La politica monetaria resta accomodante dopo questo aumento. Ci attendiamo che le condizioni economiche evolvano in modo da garantire solo aumenti graduali dei tassi”, si legge nella nota diffusa al termine della due giorni del Fomc. “I tassi rimarranno probabilmente sotto i livelli che sono attesi nel lungo termine. L’andamento dipenderà dall’outlook economico”. Nonostante un’inflazione “ancora bassa” la Fed ha deciso il rialzo del tasso federale perché “serve tempo perché gli interventi di politica monetaria possano incidere sui risultati economici futuri”. Yellen ha anche precisato che “se il comitato avesse rimandato troppo a lungo l’avvio di una normalizzazione della sua politica avremmo probabilmente dovuto operare prima o poi una stretta abbastanza in fretta per evitare un surriscaldamento dell’economia” che “avrebbe aumentato il rischio di riportare l’economia Usa in recessione“.
I prezzi del petrolio non preoccupano: “Devono solo stabilizzarsi” – I rischi globali, in particolare quelli dai Paesi emergenti e dalla Cina, che avevano spinto la Fed a rinviare l’aumento dei tassi “persistono”, ma l’economia degli Stati Uniti “si è considerevolmente rafforzata” da poter resistere a eventuali contraccolpi”, ha risposto Yellen ai giornalisti nella conferenza stampa. Secondo il numero uno della banca centrale i rischi “sono bilanciati”. “Sono stata sorpresa dall’ulteriore movimento al ribasso dei prezzi del petrolio” ma per avere un effetto positivo sull’inflazione, con un rialzo verso l’obiettivo del 2%, “tutto quello che devono fare è stabilizzarsi: penso ci sia un limite al di sotto del quale i prezzi del petrolio difficilmente scenderanno. Non sono preoccupata per una nuova recessione. Sono fiduciosa sui fondamentali dell’economia americana”.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".