Joyello

Lo avevamo già incontrato due anni fa e siccome Joyello Triolo “ci piace”,  lo abbiamo cercato ancora per parlare nuovamente di musica e non solo. Sentite che cosa ci ha detto.

Caro Joyello, in questa chiacchierata lo sguardo è rivolto verso la musica del 2015, ma prima vorrei tu provassi a presentarci il tuo blog… 

Ciao a te. Su FardRock vorrei dire delle cose altisonanti e invece mi toccherà dire quello che, probabilmente, risponderebbe chiunque si sia ritrovato ad aprire un blog. Successe nel 2004 e devo dire che all’inizio non sapevo proprio cosa ne sarebbe uscito, tant’è che i primi tempi non era nemmeno un blog tematico. Scrivevo a ruota libera, così come oggi si fa sui social network, che all’epoca non erano ancora diffusi.

Ma le cose si sono evolute in fretta…

Man mano che mi accorgevo di un incremento negli accessi, ho provato a dargli un assetto “editoriale”, occupandomi solo di musica basando l’ossatura sulle recensioni dei dischi che ascoltavo e aggiungendo, di tanto in tanto, notizie di carattere più generale (ma sempre orientate al campo della musica) e qualche rubrica come “Fard Rock Classic” (con schede simili a quelle delle recensioni ma dedicate ad album storici) e curiosità su strumenti arcaici o strani, film musicali, libri tematici eccetera.

Ai giorni nostri come procede? 

Il periodo attuale registra in generale una lieve flessione di pubblico legata ai blog, personalmente mantengo uno zoccolo duro di affezionati che mi fanno continuare a pubblicare un post al giorno, weekend e festivi esclusi, come una vera azienda.

Il tuo è un lavoro filologicamente emozionante…

Forse sarebbe più corretto dire “emotivo” perché sono libero e autonomo, senza regole imposte da qualcun altro. Ovviamente è facile uscire dai binari e ogni tanto mi succede ma posso cavarmela con un’alzata di spalle e pensare che l’atteggiamento umorale sia quello più appagante. Chi capita su Fard Rock sa che se un giorno parlo di Rita Pavone e quello successivo di Aphex Twin non ho a che fare coi capricci di un direttore editoriale, ma solo con le mie passioni.

In pillole ricordiamo ai lettori chi è Joyello Triolo…

Difficile dirlo. Per me, intendo. Potrebbe sembrare autocelebrativo.

Ma è così infatti, l’intento è quello di celebrarti…

Ah, avevo capito che dovevamo celebrare la musica del 2015! A saperlo mi sarei preparato su di me. È difficile ricordare tutto perché ho una certa età e non trovo nulla su di me in Wikipedia. A memoria: ho cominciato con la radio alla fine degli anni ’70 per poi provare un po’ di tutto nei famigerati ’80: dj in discoteca, direttore di una radio locale, redattore sulla carta stampata, organizzatore di concerti, membro di varie band e agitatore.

Tutto qui?… Dai che scherzo!

Dagli anni ’90 ho cominciato a togliere un po’ di cose, via via che l’età avanzava, e oggi scrivo sul blog, ho pubblicato un paio di libri, suono con Peluqueria Hernandez e continuo a lavorare in solitaria con la musica elettronica.

Musicalmente parlando che cosa ti va di rivendicare?

Direi, magari ripentendomi, proprio il fatto di non avere pregiudizi musicali. Se una canzone mi piace, non mi vergogno solo perché è di Gigi D’Alessio.

Potremmo cominciare ad introdurci nel reale motivo di questa chiacchierata, che ne dici? La musica nel 2015.

E’ stata una buona annata. Ho ascoltato molta musica e di tutti i generi. Ho consumato tanto i brani pop da classifica di Ed Sheeran quanto l’ultima impegnativa operazione (una suite di otto ore!) di Max Richter. Sono rare le annate in cui mi appassiono a cose tanto “policromatiche”.

Partiamo da lontano, comincerei con i “9 singoli 9” a tuo parere imprescindibili dell’anno.

La parola “singoli” mi inibisce perché implica una uscita discografica in questo formato e… non sono preparato. Ti dirò le nove canzoni che ho sentito di più quest’anno.  

Lato A

Cavalry Captain • The Decemberists)
Restless • New Order
There Are Too Many of us • Blur
Ghosh • Jamie XX

Lato B

Musica Elementare • Scisma

Majorette • Beach House

Go • The Chemical Brothers
Courage • Villagers
Morning • Four Tet

Dove sta andando la musica? Quali sono a tuo imprescindibile giudizio le linee guida in grado di orientare presente e futuro?

La musica (pop) è in un momento tragico. Le vacche grasse degli anni ’80 sono prima dimagrite e poi morte ma, a quanto pare, la discografia maggiore non riesce a rassegnarsi e raschia il fondo del barile anziché cercare nelle nuove forme di produzione e diffusione. Per il futuro occorrerà imparare che i supporti fisici, così come li conosciamo, prima o poi spariranno.

Quali i dischi italiani che ti hanno più colpito. 

Indie: “Mr.Newman” degli Scisma, più di tutti. Vuoi per la sorpresa della reunion, vuoi perché è proprio bello. Poi mi son piaciuti i dischi di Lilith, di Mezzala, Basile, Don Turbolento, Mingle e Bonetti. Mainstream: certamente “Endkadenz” dei Verdena e, involontariamente, il bel singolo di Max Gazzè. Grande promozione: da settembre è impossibile non sentirla passivamente almeno un paio di volte al giorno.

A sentimento i Blur hanno fatto un gran disco.

Sì! Io che ai tempi ero “Oasista”, quest’anno non ho comprato il disco di Gallagher e invece ho acquistato “The Magic Whip”. L’ho trovato stupendo, un lavoro “di studio” più che da gruppo rock, e la mia anima “engineer” me lo ha fatto amare.

Adesso però ci devi dire qual è il tuo album dell’anno? Parlacene.

Certamente “What a Terrible World, What a Beautiful World” di The Decemberists. È uscito a gennaio e molti se ne sono dimenticati in fase di classifiche di fine anno. Io l’ho amato subito, forse per l’effetto nostalgico che mi fa. È il disco di una band vecchio stampo e mi ricorda molta della musica che ascoltavo in gioventù e, come si sa, in quest’ambito la nostalgia fa brutti scherzi. Questo ha scatenato la voglia di riascoltarlo spesso, dall’inizio alla fine. Un effetto che i dischi ultimamente mi fanno sempre meno.

 E ora dimmi… a tuo parere il più brutto disco dell’anno.

Eh no! Non mi freghi! Io non dico mai questo è bello e questo è brutto! Se vuoi, però ti dico qual è il disco che, nonostante il furor di popolo, a me è piaciuto meno:“Currents” dei Time Impala.

Eddai…. troppo facile dire i più belli, nessuno propone mai la classifica dei lavori più infelici, vogliamo provarci noi? Riusciamo ad individuare – non dico 9 – ma almeno tre dischi orrendi del 2015.

Vale il discorso di prima: Ti dico i tre che mi hanno maggiormente deluso quest’anno, senza la presunzione di dire che sono brutti ma… son dischi sui quali riponevo molte speranze e invece…

È già qualcosa …

Fondamentalmente, nel profondo intimo, penso che siano dei dischi proprio orrendi, ma non lo ammetterò mai nemmeno sotto tortura. I titoli:

Deja Vu • Giorgio Moroder

Drones • Muse

What The World Needs Now • P.I.L.

Mixiamo! Non credi che le riviste decretino “the next big thing” con troppa facilità? 

La ragione non la conosco ma so che non è una tendenza molto recente, succede da anni. E il guaio è che, magari per seguire la flotta (io per primo), sfuggono pubblicazioni fondamentali. Mi è capitato di sfogliare un vecchio numero della rivista Rockstar (dicembre 1985) nella quale, in mezzo a recensioni entusiastiche per dischi di band di cui ci si ricorda a malapena il nome, ne spiccava una in cui veniva beatamente massacrata una pietra miliare come Rain Dogs di Tom Waits.

Compri ancora giornali in edicola? Se si, quali? Vorrei anche ci indicassi eventualmente quelli da non perdere (italiani e non).

No. Ho sottoscritto abbonamenti fino a un paio di anni fa ma ora compro solo occasionalmente, quando mi manca qualcosa da leggere in treno. Scelgo a caso, sull’onda del momento: RARO, Musica Jazz, Blow Up, Mojo…

La facciamo completa, a questo punto. Indicaci cortesemente i siti di musica più interessanti in circolazione. 

Ahimè sono un abitudinario. Principalmente ho appuntamenti fissi come quello con la pagina FIMI e le classifiche di vendita italiane e, per informarmi, generalmente finisco cliccare sempre sulle stesse pagine: Pitchfork, Onda Rock, Nerdsattack e poi … i blog di qualche amico… Chissà quante magnifiche pagine si nascondono dietro al web che ancora mi sono ignote!

Mica abbiamo finito! Che cosa ne pensi delle operazioni amarcord? 

Ce ne sono di vario genere, mediamente non mi interessano. In generale mi sembrano modi furbetti per vendere a 30 euro un disco che ne vale 5. Con poche eccezioni.

Va da sé trovare la ristampa dell’anno…

In base a ciò che ho detto sopra, ecco l’eccezione: “A Love Supreme: The Complete Masters” di John Coltrane. L’ho ascoltato su Spotify pensando di trovare la solita ristampa piena di extra inutili… E invece è perfetto. È stato in repeat per giorni!

Joy? Quali sono i tuoi “9 dischi 9” dell’anno? Per l’occasione anziché le nove canzoni, vorrei tu ci salutassi con altrettante recensioni. (Anche perché nove pezzi li trovate più in alto)

Presi paro-paro dal blog

9 recensioni 9 … di Joyello Triolo

What a Terrible World, What a Beautiful World • The Decemberits

In Colour • Jamie XX

Music Complete • New Order

Depression Cherry / Thank Your Lucky Stars • Beach House

Darling Arithmetic • Villagers

Morning/Evening • Four Tet

The Magic Whip • Blur

Garden of Delete • Oneohtrux Point never

Art Angels • Grimes

Buone Feste e grazie per aver partecipato.

Grazie a te. E buon anno!

 

 

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