“Non ho mai ammesso la colpevolezza che ho sempre respinto fermamente”. Lo ha affermato, in sede di dichiarazioni spontanee davanti al Gup Andrea Odoardo Comez, l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni nell’udienza preliminare sullo scandalo Mose in cui è indagato per finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa, l’avvocato che sconfisse Renato Brunetta alle elezioni comunali del 2010 aveva ricevuto 550 mila euro per la sua campagna elettorale messi a disposizione del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), concessionario gestore dei lavori relativi al Mose, all’epoca dei fatti guidato da Giovanni Mazzacurati. Fu proprio quest’ultimo ad accusare l’ex sindaco.
“Il patteggiamento poi fallito – ha continuato Orsoni – L’ho affrontato perché era necessario tornare a guidare la città per le emergenze tra cui quella del bilancio”. La richiesta di patteggiamento fu respinta dal giudice per l’udienza preliminare, Massimo Vicinanza, perché la multa di 16mila euro era stata ritenuta incongrua rispetto alla gravità dei fatti. “Poi nello sviluppo dei fatti e di fronte di una sorta di tradimento della politica – ha aggiunto – ho deciso, invece di pensare alla comunità, di preoccuparmi di me stesso”.
Infine ha definito non credibili le affermazioni di Mazzacurati: “Quando il 4 giugno 2014 – il giorno in cui Orsoni è stato arrestato – ho letto alcune delle carte che mi riguardavano con le dichiarazioni di Mazzacurati, a caldo, ho pensato addirittura a una vendetta personale per gli atti che da sindaco ho fatto, come la restituzione alla città dell’Arsenale, in aperto contrasto con il Cvn”.