Ci sono alcune mail dei manager dell’Eni della primavera del 2011 che svelano le verità finora nascoste sull’affare nigeriano da un miliardo e 92 milioni di dollari dell’acquisto del blocco petrolifero Opl 245. L’Eni – come si legge nelle mail – fino a pochi giorni prima dell’accordo con il governo federale della Nigeria del 29 aprile 2011 ha trattato con la Malabu Oil & Gas Ltd del nigeriano Dan Etete, l’uomo che nel 1998, quando era ministro del petrolio, si era auto-assegnato la concessione petrolifera per pochi milioni.
Quelle mail dimostrano ciò che Eni non ha mai ammesso: nell’aprile del 2011 quando firma l’accordo con la Nigeria sa benissimo che solo 207 milioni di dollari vanno al governo per strade, ospedali o scuole. A parte questo piccolo bonus (in cambio del timbro di legalità sull’acquisto) il miliardo e 92 milioni pagato per la concessione petrolifera più promettente della Nigeria (si stima possa contenere più di 9 miliardi di barili, un quindicesimo di tutte le riserve dell’Iraq) vanno al vero venditore: Malabu Oil & Gas dell’ex ministro Etete.
Eni sapeva che il suo bonifico miliardario al governo Nigeriano sarebbe stato seguito da un secondo bonifico a Malabu. Sulla destinazione finale di questa enorme somma sono aperti vari procedimenti. La Southwark Crown Court di Londra, il 15 dicembre, ha respinto la richiesta di Etete di sbloccare 84 milioni di dollari sequestrati su richiesta della Procura di Milano che indaga l’ex numero uno di Eni, Paolo Scaroni e il suo braccio destro che poi ne ha preso il posto, Claudio Descalzi, con altri due ex manager Eni e con Luigi Bisignani e Gianluca di Nardo. I pm Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale sospettano che parte della mediazione promessa da Etete a un altro nigeriano in grado di arrivare tramite la filiera De Nardo-Bisignani-Scaroni al sì dell’Eni, cioè Emeka Obi, sarebbe poi stata destinata ai retro pagamenti per non meglio precisati manager italiani.
La decisione della corte inglese di mantenere il sequestro è dovuta alle carte americane che mostrano “pagamenti per un totale di 523 milioni di dollari, tramite percorsi molto tortuosi giunti a Abubakar Aliyu”. Secondo gli investigatori “le società di Aliyu sarebbero collegate al presidente (ora ex presidente nigeriano, Ndr) Jonathan”. Anche l’agenzia anti-corruzione nigeriana (EFCC) sta indagando e ha ascoltato Etete e Aliyu mentre una commissione del Parlamento nigeriano ha chiesto al governo di annullare la concessione all’Eni.
Al di là del profilo penale ed economico resta una questione politica: Eni nel 2011 sapeva di trattare con un ex ministro che si era impadronito delle risorse del suo popolo e che era stato condannato nel 2007 per riciclaggio in Francia. Le mail interne di Eni sono state pubblicate dal giornalista del Sole 24 Ore Claudio Gatti sul suo sito Gradozeroblog dopo la trasmissione Report di Milena Gabanelli di domenica scorsa. Gatti si è inserito nel dibattito scatenato sul web dalla scelta di Eni di ribattere, durante la trasmissione, ai contenuti del servizio di Luca Chianca “La trattativa” con una serie di tweet.
Mentre i giornali italiani si dedicavano al dito della ‘svolta comunicativa’ dei tweet di Eni, Gatti ha continuato a concentrarsi sulla luna dell’affare miliardario scovando le mail interne a Eni che, a quanto si apprende da fonti investigative, sono confluite nel fascicolo dei pm milanesi. Le mail pubblicate da Gatti e non smentite da Eni dimostrano l’ipocrisia della società petrolifera guidata da Descalzi.
Il 7 marzo 2011 un funzionario di Eni in Nigeria, Enrico Caligaris scrive a Roberto Casula, l’allora presidente di Nae, la società di Eni in loco: “Vi rimetto in allegato la versione (…) dell’Escrow Agreement (cioè l’accordo di garanzia sul pagamento, ndr) … Faccio presente che (…) la bozza allegata non disciplina ancora il pagamento a Fgn (governo federale nigeriano, Ndr) per Malabu in due tranche”.
Allegata alla mail c’è la bozza del contratto di garanzia che dimostra la consapevolezza di Eni sul fatto che il destinatario finale del pagamento fosse Malabu. La parte più interessante della bozza dell’Escrow Agreement (accordo di garanzia) sono i punti C e D. Nel primo si legge che Eni “ha l’obbligo di bonificare sul conto Escrow la cifra di XXX milioni di dollari Usa a favore del Fgn (governo nigeriano, Ndr)” e nel secondo si legge che “la suddetta cifra sarà rilasciata dall’agente Escrow (la banca, Ndr) a favore di Malabu per conto del Fgn”.
L’accordo non è stato firmato in questi termini troppo sfacciati ma la mail dimostra la consapevolezza di Eni sul reale destinatario finale del pagamento. In una mail del 30 marzo 2011 il responsabile delle contrattazioni di Eni, Guido Zappalà scrive: “È previsto che Fgn sia quello che paghi direttamente Malabu (…) Fgn (governo federale della Nigeria, Ndr) pagherà Malabu e il fatto che il denaro arrivi a Fgn da Nae (la controllata nigeriana di ENI, Ndr) è una questione separata”.
I due pagamenti Eni-Fgn e Fgn-Malabu e i due accordi dovevano restare divisi giuridicamente proprio per evitare tutti i problemi che ora Eni sta incontrando. Il 6 aprile 2011, il solito Casula di Nae scrive alla collega Donatella Ranco di Eni una mail con oggetto: “Sintesi incontri 245” in cui si legge: “Al di là di una informativa per Claudio (Descalzi, Ndr) trasmetto un aggiornamento sintetico sugli ultimi incontri con le Autorità Nigeriane”. Nella ‘sintesi degli incontri’ si legge che agli incontri tra Eni e governo dell’11, 24 e 28 febbraio e 14 aprile 2011 erano presenti anche i rappresentanti di Malabu. Il mattino del 28 aprile, cioé il giorno prima dell’accordo il manager Eni Guido Zappala scrive: “sarà presente anche Malabu? ”.
Eni replica al Fatto: “Le negoziazioni con gli advisor finanziari di Malabu non hanno avuto buon fine e si sono interrotte nel novembre 2010. Fu proprio Eni a bloccare la transazione. Le ultime comunicazioni email pubblicate da Claudio Gatti sul suo blog, a prescindere dal fatto che siano veritiere o meno e dalla lettura strumentale che ne viene data dal giornalista, sono riferite al 2011, anno in cui Eni e Shell da una parte e il governo nigeriano dall’altra sottoscrissero gli accordi commerciali relativi all’unica operazione effettivamente realizzata da Eni in merito al blocco Opl 245. Eni e Shell eseguirono il pagamento per una nuova licenza sul blocco su un conto del governo nigeriano. Il governo nigeriano, per rilasciare una nuova licenza per l’Opl 245, doveva necessariamente cancellare la vecchia licenza Opl 245 intestata a Malabu e risolvere l’annoso contenzioso tra governo, Shell e Malabu. È un fatto incontestabile che Eni abbia firmato accordi commerciali solo con Shell e il governo federale nigeriano e che Eni e Shell abbiano eseguito il pagamento per la nuova licenza Opl 245 su un conto intestato al governo nigeriano”.
L’organizzazione non profit Re-Common, che da anni conduce una battaglia sull’Opl 245, ha pubblicato una nota dal titolo: “mail ‘soffiate’ (leaked, Ndr) mostrano come Shell e Eni abbiano operato per nascondere il pagamento alla società dell’ex ministro per l’affare corrotto dell’Opl245”. In Italia i giornali e i siti non lo hanno ripreso preferendo rilanciare i tweet colorati di Eni.
da Il Fatto Quotidiano del 20 dicembre 2015
AGGIORNAMENTO
l’Ing. Roberto Casula è stato assolto con sentenza passata in giudicato nel processo c.d. OLP 245 e la sua posizione è stata archiviata per quel che riguarda il reato di corruzione internazionale per la c.d. vicenda congolese.
Lobby
Eni, i segreti dell’affare in Nigeria svelati da mail interne. Un miliardo per giacimento: pm sospettano tangente
L’azienda fino a poco prima dell’accordo con il governo federale ha trattato con la Malabu Oil & Gas Ltd di Etete, ex ministro del petrolio. Lo scambio di posta dimostra che il colosso sa bene che solo una piccola parte dei soldi vanno al governo per strade, ospedali o scuole. Il resto va al vero venditore: la società dell’ex ministro
Ci sono alcune mail dei manager dell’Eni della primavera del 2011 che svelano le verità finora nascoste sull’affare nigeriano da un miliardo e 92 milioni di dollari dell’acquisto del blocco petrolifero Opl 245. L’Eni – come si legge nelle mail – fino a pochi giorni prima dell’accordo con il governo federale della Nigeria del 29 aprile 2011 ha trattato con la Malabu Oil & Gas Ltd del nigeriano Dan Etete, l’uomo che nel 1998, quando era ministro del petrolio, si era auto-assegnato la concessione petrolifera per pochi milioni.
Quelle mail dimostrano ciò che Eni non ha mai ammesso: nell’aprile del 2011 quando firma l’accordo con la Nigeria sa benissimo che solo 207 milioni di dollari vanno al governo per strade, ospedali o scuole. A parte questo piccolo bonus (in cambio del timbro di legalità sull’acquisto) il miliardo e 92 milioni pagato per la concessione petrolifera più promettente della Nigeria (si stima possa contenere più di 9 miliardi di barili, un quindicesimo di tutte le riserve dell’Iraq) vanno al vero venditore: Malabu Oil & Gas dell’ex ministro Etete.
Eni sapeva che il suo bonifico miliardario al governo Nigeriano sarebbe stato seguito da un secondo bonifico a Malabu. Sulla destinazione finale di questa enorme somma sono aperti vari procedimenti. La Southwark Crown Court di Londra, il 15 dicembre, ha respinto la richiesta di Etete di sbloccare 84 milioni di dollari sequestrati su richiesta della Procura di Milano che indaga l’ex numero uno di Eni, Paolo Scaroni e il suo braccio destro che poi ne ha preso il posto, Claudio Descalzi, con altri due ex manager Eni e con Luigi Bisignani e Gianluca di Nardo. I pm Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale sospettano che parte della mediazione promessa da Etete a un altro nigeriano in grado di arrivare tramite la filiera De Nardo-Bisignani-Scaroni al sì dell’Eni, cioè Emeka Obi, sarebbe poi stata destinata ai retro pagamenti per non meglio precisati manager italiani.
La decisione della corte inglese di mantenere il sequestro è dovuta alle carte americane che mostrano “pagamenti per un totale di 523 milioni di dollari, tramite percorsi molto tortuosi giunti a Abubakar Aliyu”. Secondo gli investigatori “le società di Aliyu sarebbero collegate al presidente (ora ex presidente nigeriano, Ndr) Jonathan”. Anche l’agenzia anti-corruzione nigeriana (EFCC) sta indagando e ha ascoltato Etete e Aliyu mentre una commissione del Parlamento nigeriano ha chiesto al governo di annullare la concessione all’Eni.
Al di là del profilo penale ed economico resta una questione politica: Eni nel 2011 sapeva di trattare con un ex ministro che si era impadronito delle risorse del suo popolo e che era stato condannato nel 2007 per riciclaggio in Francia. Le mail interne di Eni sono state pubblicate dal giornalista del Sole 24 Ore Claudio Gatti sul suo sito Gradozeroblog dopo la trasmissione Report di Milena Gabanelli di domenica scorsa. Gatti si è inserito nel dibattito scatenato sul web dalla scelta di Eni di ribattere, durante la trasmissione, ai contenuti del servizio di Luca Chianca “La trattativa” con una serie di tweet.
Mentre i giornali italiani si dedicavano al dito della ‘svolta comunicativa’ dei tweet di Eni, Gatti ha continuato a concentrarsi sulla luna dell’affare miliardario scovando le mail interne a Eni che, a quanto si apprende da fonti investigative, sono confluite nel fascicolo dei pm milanesi. Le mail pubblicate da Gatti e non smentite da Eni dimostrano l’ipocrisia della società petrolifera guidata da Descalzi.
Il 7 marzo 2011 un funzionario di Eni in Nigeria, Enrico Caligaris scrive a Roberto Casula, l’allora presidente di Nae, la società di Eni in loco: “Vi rimetto in allegato la versione (…) dell’Escrow Agreement (cioè l’accordo di garanzia sul pagamento, ndr) … Faccio presente che (…) la bozza allegata non disciplina ancora il pagamento a Fgn (governo federale nigeriano, Ndr) per Malabu in due tranche”.
Allegata alla mail c’è la bozza del contratto di garanzia che dimostra la consapevolezza di Eni sul fatto che il destinatario finale del pagamento fosse Malabu. La parte più interessante della bozza dell’Escrow Agreement (accordo di garanzia) sono i punti C e D. Nel primo si legge che Eni “ha l’obbligo di bonificare sul conto Escrow la cifra di XXX milioni di dollari Usa a favore del Fgn (governo nigeriano, Ndr)” e nel secondo si legge che “la suddetta cifra sarà rilasciata dall’agente Escrow (la banca, Ndr) a favore di Malabu per conto del Fgn”.
L’accordo non è stato firmato in questi termini troppo sfacciati ma la mail dimostra la consapevolezza di Eni sul reale destinatario finale del pagamento. In una mail del 30 marzo 2011 il responsabile delle contrattazioni di Eni, Guido Zappalà scrive: “È previsto che Fgn sia quello che paghi direttamente Malabu (…) Fgn (governo federale della Nigeria, Ndr) pagherà Malabu e il fatto che il denaro arrivi a Fgn da Nae (la controllata nigeriana di ENI, Ndr) è una questione separata”.
I due pagamenti Eni-Fgn e Fgn-Malabu e i due accordi dovevano restare divisi giuridicamente proprio per evitare tutti i problemi che ora Eni sta incontrando. Il 6 aprile 2011, il solito Casula di Nae scrive alla collega Donatella Ranco di Eni una mail con oggetto: “Sintesi incontri 245” in cui si legge: “Al di là di una informativa per Claudio (Descalzi, Ndr) trasmetto un aggiornamento sintetico sugli ultimi incontri con le Autorità Nigeriane”. Nella ‘sintesi degli incontri’ si legge che agli incontri tra Eni e governo dell’11, 24 e 28 febbraio e 14 aprile 2011 erano presenti anche i rappresentanti di Malabu. Il mattino del 28 aprile, cioé il giorno prima dell’accordo il manager Eni Guido Zappala scrive: “sarà presente anche Malabu? ”.
Eni replica al Fatto: “Le negoziazioni con gli advisor finanziari di Malabu non hanno avuto buon fine e si sono interrotte nel novembre 2010. Fu proprio Eni a bloccare la transazione. Le ultime comunicazioni email pubblicate da Claudio Gatti sul suo blog, a prescindere dal fatto che siano veritiere o meno e dalla lettura strumentale che ne viene data dal giornalista, sono riferite al 2011, anno in cui Eni e Shell da una parte e il governo nigeriano dall’altra sottoscrissero gli accordi commerciali relativi all’unica operazione effettivamente realizzata da Eni in merito al blocco Opl 245. Eni e Shell eseguirono il pagamento per una nuova licenza sul blocco su un conto del governo nigeriano. Il governo nigeriano, per rilasciare una nuova licenza per l’Opl 245, doveva necessariamente cancellare la vecchia licenza Opl 245 intestata a Malabu e risolvere l’annoso contenzioso tra governo, Shell e Malabu. È un fatto incontestabile che Eni abbia firmato accordi commerciali solo con Shell e il governo federale nigeriano e che Eni e Shell abbiano eseguito il pagamento per la nuova licenza Opl 245 su un conto intestato al governo nigeriano”.
L’organizzazione non profit Re-Common, che da anni conduce una battaglia sull’Opl 245, ha pubblicato una nota dal titolo: “mail ‘soffiate’ (leaked, Ndr) mostrano come Shell e Eni abbiano operato per nascondere il pagamento alla società dell’ex ministro per l’affare corrotto dell’Opl245”. In Italia i giornali e i siti non lo hanno ripreso preferendo rilanciare i tweet colorati di Eni.
da Il Fatto Quotidiano del 20 dicembre 2015
AGGIORNAMENTO
l’Ing. Roberto Casula è stato assolto con sentenza passata in giudicato nel processo c.d. OLP 245 e la sua posizione è stata archiviata per quel che riguarda il reato di corruzione internazionale per la c.d. vicenda congolese.
Il potere dei segreti
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(Adnkronos) - La richiesta riguarda tutti le tracce trovate nella villetta di via Pascoli dove avviene il delitto, a partire dalle fascette dei rilievi dattiloscopici e le impronte digitali trovate nell'appartamento e sul dispenser portasapone dove - sancisce la Cassazione - si lava l'assassino. L'intenzione degli inquirenti è anche quella di lavorare sui quattro capelli scuri trovati nel lavandino del bagno al piano terra, così come sull'impronta trovata sulla porta d'ingresso dell'abitazione. Per i carabinieri di Milano sul dispenser (oltre alle due impronte di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio) "vi sono numerose impronte papillari sovrapposte che sarebbero state cancellate se il dispenser fosse stato lavato dal sangue" e nel lavandino la presenza di 4 capelli neri lunghi "attestano ovviamente che il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue. Diversamente, i capelli presenti nel lavabo sarebbero stati portati via dall'acqua".
Una tesi smentita dalla stessa Procura di Pavia nella prima archiviazione, di otto anni fa, contro l'indagato Sempio. Un'ipotesi "priva di fondamento logico dal momento che è processualmente accertato che l'assassino aveva le mani imbrattate di sangue e che si è recato in bagno per lavarsi". Il sangue, liquido e solubile in acqua, "viene lavato molto più facilmente dei capelli che, stante la loro forma e lunghezza rimangono molto più facilmente sul fondo della vasca anche dopo il lavaggio del sangue" e si tratta dei capelli di Chiara "recisi a causa dei colpi inferti e rimasti sulle mani insanguinate dell'assassino; la loro presenza attesta semmai che lo stesso si è effettivamente lavato le mani". È peraltro "verosimile che l'assassino non si sia soffermato per verificare l'effetto del risciacquo, ma si sia allontanato rapidamente dalla scena".
I carabinieri sono intenzionati anche ad approfondire un'impronta digitale trovata sulla maniglia della porta di ingresso (ritenuta allora non utile dal Ris di Parma) su cui "non appare sia stata eseguita alcuna indagine biologica mirata ad accertare se quel contatto possa essere stato lasciato da una mano sporca di sangue (della vittima o di altri) o se fosse altra sostanza". Una tesi "oltre che logicamente fallace, non è di alcuna utilità investigativa" essendo stata osservata tre giorni dopo il delitto e trovandosi accanto alla serratura. Una porta toccata da Stasi e da soccorritori e investigatori. "Le tracce papillari, al pari del Dna, non sono databili. È impossibile sapere se quella traccia sia stata deposta il giorno del delitto o nei giorni precedenti (o addirittura in quelli successivi), basti pensare che in sede di rilievo sono state trovate anche le impronte papillari" di alcuni carabinieri coinvolti nelle indagini e di un falegname intervenuto tempo prima nella villetta per effettuare alcuni lavori. Per queste ragioni, concludeva l'archiviazione, "è evidente la totale irrilevanza investigativa della traccia segnalata".
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - ''Per la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un ponte energetico tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente''. Terna, presentando il piano di sviluppo 2025, conferma gli interventi di interconnessione con l’estero, al fine di ''garantire sicurezza, sostenibilità ed efficienza, tramite la possibilità di mutuo soccorso tra sistemi interconnessi. In aggiunta, queste infrastrutture costituiscono un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo, a fronte della variabilità della produzione rinnovabile''.
Tra i principali progetti pianificati Terna segnala 'Sa.Co.I.3', il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’attuale interconnessione tra Sardegna, Corsica e Toscana, il progetto di interconnessione tra Italia e Tunisia 'Elmed', il raddoppio interconnessione Italia-Grecia, che ''consentirà la gestione in sicurezza dell’intera Zona Sud e favorirà approvvigionamenti efficienti di energia, grazie alla possibilità di abilitare nuove risorse attraverso il coupling del mercato elettrico e di mantenere lo scambio di energia tra i due Paesi anche in presenza di manutenzioni''.
Inoltre, nel piano di sviluppo 2025 sono presenti ulteriori progetti di interconnessione, noti come 'Merchant lines', a cura di altri promotori e/o non titolari di concessioni di trasporto. Il numero di tali iniziative ha subito un’accelerazione negli ultimi anni. Risultano in fase di avvio consultazione 11 richieste per oltre 12 Gw di capacità. Terna segnala che la gestione delle richieste di connessione alla rete in alta tensione, principalmente concentrate al sud e nelle isole, permette di ''avere una visione sistemica delle future evoluzioni degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo, così da realizzare uno sviluppo sinergico delle infrastrutture e garantire la massima efficienza nella realizzazione delle opere di rete''.
Secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 Gw di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 Gw di solare, 110 Gw di eolico on-shore e 86 Gw di eolico off-shore) e 277 Gw per sistemi di accumulo. Questi numeri, che ''superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal documento di descrizione degli scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo'', secondo la società.
In aggiunta, nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per gli utenti di consumo, che prelevano direttamente energia dalla rete di trasmissione nazionale e includono, ad esempio, impianti ad alto consumo energetico. Le richieste di connessione per questi utenti possono riguardare sia l’adeguamento di impianti già operativi sia la connessione di nuovi impianti alla rete. Tale tendenza è attribuibile per larga parte ai centri di elaborazione (data center): al 31 dicembre 2024 le richieste erano pari a circa 30 Gw, dato annuale 24 volte superiore rispetto a quello del 2021. Tali richieste sono principalmente localizzate nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia.
Terna annuncia che ''con lo scopo di favorire una sempre più ampia abilitazione delle rinnovabili e per garantire un’elevata qualità del servizio, in sinergia con i concessionari del servizio di distribuzione, è stato individuato un set di Cabine primarie da potenziare o da connettere alla Rete di trasmissione nazionale''. Il trend di tali richieste di connessione si è ulteriormente ampliato per effetto dei fondi messi a disposizione nell’ambito del Pnrr. Terna ha definito un approccio di gestione delle richieste di connessione basato sulla definizione di 76 'microzone' che ''consentono di modellare in modo efficace un perimetro all’interno del quale studiare soluzioni di connessione e quantificare la capacità rinnovabile addizionale che può essere integrata nella rete''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Dallo sviluppo di infrastrutture abilitanti e innovative alla garanzia di stabilità e sicurezza della rete elettrica, passando per la risoluzione delle congestioni locali. Sono gli obiettivi del piano di sviluppo 2025 presentato da Terna. ''Considerato il complesso e sfidante contesto elettrico'' Terna comunica di aver ''svolto una importante attività di definizione delle priorità di sviluppo. Sono stati privilegiati gli interventi che offrono il massimo valore per il sistema, individuando soluzioni 'capital light' al fine di ridurre i costi e massimizzare l'efficacia degli investimenti necessari alla transizione energetica''.
Gli interventi previsti dal piano, che consentiranno di operare con una visione di lungo termine in considerazione delle esigenze della rete, rispondono alla necessità di ''sviluppare infrastrutture abilitanti e innovative, funzionali al raggiungimento della capacità obiettivo efficiente, per aumentare i limiti di transito tra le sezioni di mercato e massimizzare lo scambio di energia''. Il programma prevede anche di ''risolvere le congestioni locali, garantendo l’esercizio in sicurezza all’interno delle zone di mercato, tramite la pianificazione di interventi intrazonali''.
Terna punta inoltre a ''rispondere in modo efficiente a tutte le richieste di connessione alla rete attraverso la definizione di un nuovo modello, la Programmazione territoriale efficiente''. Infine sarà garantita ''la stabilità e la sicurezza della rete elettrica e l’integrazione dei mercati tramite le interconnessioni con l’estero, che consentono una gestione flessibile e bilanciata delle risorse energetiche, favorendo gli scambi tra le reti nazionali''.
Nell’orizzonte temporale del piano di sviluppo 2025, la maggioranza degli interventi previsti in esercizio entro il 2030 ha ottenuto l’autorizzazione o è già in fase di autorizzazione. Tra questi figurano le principali opere infrastrutturali dell’azienda, come Tyrrhenian Link, il collegamento hvdc sottomarino a 500 kV che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. ''L’opera consentirà una maggiore integrazione tra le diverse zone di mercato e un più efficace utilizzo dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili''. L’opera sarà completata entro il 2028.
Tra le opere principali Terna segnala Adriatic Link: il collegamento hvdc tra Abruzzo e Marche da 1.000 MW di potenza lungo circa 250 km, di cui 210 km sottomarini. L’entrata in esercizio è prevista per il 2029. Entro il 2034 sono poi previsti ulteriori rinforzi infrastrutturali tra cui la Dorsale Adriatica: collegamento in corrente continua tra Foggia e Forlì che garantirà il rafforzamento del corridoio adriatico, permettendo un incremento sostanziale della capacità di scambio.
Terna prevede inoltre la realizzazione di importanti infrastrutture che hanno l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della rete e la capacità intrazonale. Si tratta di interventi che favoriscono lo scambio di energia all’interno della stessa zona di mercato, funzionali all’integrazione delle fonti rinnovabili e alla risoluzione delle congestioni di rete a livello locale. Tra le opere previste, tre collegamenti a 380 kV in Sicilia (Chiaramonte Gulfi-Ciminna, Caracoli-Ciminna e Paternò-Priolo) e uno in Lombardia (Milano-Brescia).
Il Piano di Sviluppo 2025 di Terna si pone l’obiettivo di estrarre maggior valore dagli asset esistenti, tramite interventi di tipo 'capital light', che si basano su strumenti e soluzioni innovative e che si affiancano ai tradizionali interventi infrastrutturali, consentendo di perseguire rilevanti benefici per la rete. L’attività di Terna di pianificazione della futura rete elettrica può contare oggi su iter di approvazione semplificati per le grandi infrastrutture da parte di Arera e Mase. In particolare, l’Autorità, attraverso il meccanismo dell’approvazione per fasi, ha semplificato il processo fornendo strumenti per velocizzare il percorso di progettazione, autorizzazione e realizzazione.
Anche a valle delle recenti semplificazioni normative ''è stato possibile raggiungere una significativa riduzione dei tempip''. La realizzazione delle infrastrutture sarà supportata anche da strumenti che assicurano e garantiscono la sicurezza e la flessibilità del sistema. Su tutti, il Capacity market con cui Terna si approvvigiona di capacità tramite contratti aggiudicati attraverso aste competitive, e il Macse (Meccanismo per l’approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico). La prima asta del Macse sarà svolta da Terna il prossimo 30 settembre.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."