Dopo l’accordo sulla Consulta, la repentina presa di distanza. “La legge di Stabilità alle 2.58 di stanotte e i 5 Stelle non erano in Aula perché purtroppo fanno un’opposizione che regge fino a che sono accese le telecamere. Forse è la famosa febbre del sabato sera, si sono ammalati tutto insieme”. In diretta a L’Arena, contenitore domenicale di RaiUno, Matteo Renzi infligge una bacchettata al Movimento 5 Stelle, dopo l’intesa raggiunta in settimana per eleggere i tre giudici che mancavano alla Corte Costituzionale. Quando abbiamo fatto “una bella cosa come l’abolizione della tassa sulla casa, speravo che M5s e Forza Italia potessero votarla…invece trovo tanta rabbia e voglia di mettere paletti – ha detto ancora il capo del governo – mi piacerebbe che in nome dell’Italia si potessero trovare delle intese” su alcuni provvedimenti.
L’accordo sulla Consulta sembra tuttavia destinato a restare un episodio. Almeno stando alle parole di Debora Serracchiani: “Direi proprio che il nostro accordo” con il Movimento 5 Stelle “non durerà nel tempo. Basta vedere i problemi che hanno avuto loro con la propria base, in rivolta semplicemente per aver fatto un servizio al Paese”, ha detto il vicesegretario Pd, a L’intervista su SkyTg24. Il voto per eleggere tre giudici della Consulta “è la prova che noi vogliamo governare nell’interesse del Paese, mentre loro continuano a fare opposizione e una volta tanto hanno capito che bisognava fare gli interessi del Paese”.
I deputati del M5S rivendicano tuttavia il proprio apporto alla legge: “Dieci milioni per i giubbotti antiproiettili e 15 milioni alla polizia postale per formazione e rinnovo della strumentazione per poter così far fronte in maniera adeguata alle nuove emergenze legate al terrorismo internazionale – si legge in una nota – grazie ai due emendamenti del MoVimento 5 Stelle passati questa notte, saranno date più risorse per la sicurezza dei cittadini”. “Inoltre – sottolineano i deputati M5S – già in commissione è passata una nostra norma che consente un maggiore utilizzo di poliziotti nei servizi di controllo del territorio, attingendo dal personale impiegato in mansioni amministrative e come ‘autisti‘ di politici, in conformità all’ordinamento vigente, per una gestione efficiente ed efficace delle risorse organiche”.
A livello nazionale a tenere banco è però ancora lo scandalo di Banca Etruria che continua a riempire le pagine dei quotidiani. Le polemiche non si sono placate neanche dopo l’intervento di Maria Elena Boschi in Parlamento, così il premier sfrutta la ribalta mediatica della prima rete della Rai per ribadire la posizione dell’esecutivo: “Il conflitto d’interessi dove sta, se il padre della Boschi è stato sanzionato e se questo governo ha commissariato e mandato a casa il papà della Boschi? – è la domanda retorica posta da Renzi – noi abbiamo risolto un problema senza guardare in faccia a nessuno e guardando negli occhi tutti. Il Parlamento dice che, giustamente, non c’è stato alcun conflitto di interesse. Noi abbiamo denunciato il problema e ci siamo preoccupati degli italiani. Se ci sono state delle truffe chi ha colpe pagherà comunque si chiami. Vedremo”.
Ora “il sistema delle banche italiano va ripensato” – ha proseguito il premier – la prossima mossa che faremo sarà unificare sempre più le banche del credito cooperativo, che sono anche belle ma devono essere più solide. E poi ci sono troppe poltrone”, aggiunge. “E’ il momento di voltare pagina: meno banche, meno banche di Paese. Io sto proteggendo i cittadini non servirà a nessuno cercare un facile capro espiatorio”.
Intanto sul caso di Banca Etruria il premier ha dovuto dare spiegazioni anche all’estero: “L’altro giorno un collega olandese mi ha detto ‘però le banche italiane…’ Io ho risposto guarda che la nostra miglior banca sul mercato è più avanti, e di molto, della miglior banca tedesca e l’ho ricordato alla Merkel. Il fatto è che noi siamo bravi a… martellarci i piedi. Per molti giornalisti l’erba del vicino è sempre più verde ma non è così. Se qualcuno dovrà pagare pagherà, ma Italia cambia non se ci aiuta la Merkel ma se gli italiani tornano ad aver fiducia nel Paese”.
“Il 2015 si chiude meglio del 2014, ma non sono ancora soddisfatto – ha ricordato Renzi – segnali di ripresa ci sono ma ci vuole tempo. L’Italia è come se fosse guarita ma ancora non sta bene. Nel 2016 tutti i segnali dicono che andremo ancora meglio: faremo più dell’1,5% sul Pil, ma l’importante è che ci credano gli italiani, è tutto nelle nostre mani”.