Il Partito Socialista annuncia di volersi opporre all’investitura a capo del governo di Mariano Rajoy. Da parte sua, Podemos apre al “compromesso storico” e prende l’iniziativa di formare una coalizione di sinistra: “Sì all’intesa con i socialisti se accettano il referendum in Catalogna“. Ma il premier uscente mette in chiaro: “Il Partito Popolare ha vinto e ha il mandato democratico per formare il governo” All’indomani delle elezioni politiche vinte dal Partito Popolare, primo con il 28% ma non in grado di guidare da solo il Paese, prendono il via le trattative per la formazione della maggioranza. Di fronte ai partiti si staglia un panorama politico che, tramontato il tradizionale bipartitismo iberico, gli analisti assimilano a quello italiano.

Accettare la richiesta di un referendum sull’indipendenza della Catalogna o per il Psoe sarà impossibile ricevere un ipotetico appoggio di Podemos per l’investitura del leader Pedro Sanchez a premier. Pablo Iglesias prende l’iniziativa e inizia a pressare i socialisti. Parlando dal suo quartier generale nel Teatro Goya di Madrid, il leader dei viola ha invitato a un “processo di transizione che porti a un compromesso storico“. Conditio sine qua non, la consultazione popolare sull’indipendenza della Catalogna. “Non c’è dubbio che il referendum sia indispensabile per costruire un nuovo progetto storico e un nuovo progetto comune”.

Iglesias, scrive El Mundo, ha intenzione di avviare una serie di colloqui con tutte le forze politiche del Congresso perché sia attuata una riforma della Costituzione in 5 punti: legge elettorale proporzionale, ‘blindarè i diritti sociali, l’indipendenza della giustizia, la fine delle ‘porte girevoli’ fra politica e grandi imprese.

Per sottolineare il potere contrattuale del partito il leader dei post-indignados, che hanno fatto irruzione in parlamento ieri con 69 seggi su 350 diventando la terza forza politica del paese dopo Pp e Psoe, ha messo l’accento sul calo dei socialisti: il Psoe, ha detto Iglesias, ha perso sei milioni di voti rispetto al suo migliore risultato, nel 2008 con José Luis Zapatero, e che il Pp ha registrato il peggiore risultato dal 1989. Iglesias ha anche affermato che Podemos è pronto ad affrontare elezioni anticipate se la situazione politica rimarrà bloccata. “Se si torna a votare, ha affermato, possiamo essere molto ottimisti“.

Negli stessi minuti, i socialisti chiudevano la porta al partito Popolare. Il segretario all’organizzazione, Cesar Luena, pur spiegando che “è Rajoy che deve provare a formare il governo”, ha messo in chiaro che le larghe intese non ci saranno e il Psoe, secondo alle politiche, non appoggerà l’investitura a capo del governo del premier uscente. Il leader socialista, Pedro Sanchez, ha annunciato di volersi ricandidare come segretario generale nel Congresso che si terrà tra febbraio e marzo 2016. La comunicazione è arrivata durante la riunione esecutiva del partito, convocata per analizzare il risultato del voto. A tal proposito, Sanchez ha convocato per sabato prossimo il Comitato federale, l’organo di partito in grado di decidere la politica di eventuali alleanze in vista della formazione del governo. Al momento, i socialisti non hanno ancora sciolto le riserve sulla creazione di una coalizione alternativa al partito popolare.

In serata arriva la presa di posizione di Rajoy: “Il Partito popolare ha vinto, quindi ha il mandato democratico esige che tenti di formare il prossimo governo, che dovrà essere stabile”. “La frammentazione – ha detto ancora il leader del PP – sarebbe molto negativa per gli interessi generali degli spagnoli, non può causare uno stallo perché la Spagna non può permettersi un periodo di incertezza politica”. “Dobbiamo andare avanti – ha aggiunto – con le riforme conseguite con i sacrifici degli spagnoli, quindi favoriremo un dialogo con ampiezza di vedute”.

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