“L’Italia è nelle condizioni di dire basta con le opere incompiute e con le cose lasciate a metà”. Ha esordito così il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la cerimonia di consegna di sei domus appena restaurate a Pompei. “Se smette di piangersi addosso” l’Italia “è nelle condizioni di poter tornare a essere un paese leader, forte, faro, quello che il mondo si aspetta che sia” ha sottolineato il capo del Governo. Accanto al premier anche il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, oltre al soprintendente Massimo Osanna e al direttore del Grande Progetto Pompei Giovanni Nistri, che oggi lascia l’incarico di direttore del Progetto grande Pompei al collega Luigi Curatoli, nominato ieri dal governo. E coglie l’occasione per un bilancio: a fronte di 105 milioni stanziati dall’Ue in cofinanziamento con lo Stato, cui vanno aggiunti altri 34 milioni reimpiegati, sono state bandite 51 opere per 127 milioni.
Insomma, sintetizza Renzi parlando nella cornice della Basilica degli scavi: “Ci sono ancora denari da spendere e vanno spesi bene. Ma non un cantiere ha avuto un aumento di spesa e quest’anno ci sono stati 3,2 milioni di visitatori a Pompei, il 20% in più rispetto all’anno prima”. Quello degli Scavi è stato “un lavoro silenzioso lontano dai riflettori” i cui risultati “stanno arrivando” ha commentato invece Franceschini, sottolineando che “quanto avvenuto nell’ultimo anno e mezzo dimostra che quando in Italia sappiamo lavorare come una squadra vinciamo anche le sfide più difficili”. “Oggi il turista qui non trova rovine, ma un sito moderno che si sta riqualificando sempre di più” ha concluso il ministro.
Al termine della visita agli edifici Renzi ha lanciato una nuova proposta: “Per Pompei ci dobbiamo dare una data nuova. Scegliamo il 24 agosto, il giorno dell’eruzione” ha annunciato, aggiungendo che entro “il 24 agosto del 2017 dovremo terminare la fase straordinaria” quella dei tempi perduti “e iniziare la fase due, che proseguirà gli scavi” mettendo fine “alla stagione in cui Pompei era in ritardo”.
Le domus restaurate che sono tornate a splendere in tutta la loro antica bellezza sono la “tintoria” Fullonica di Stephanus, le terme del Criptoportico, la Casa di Paquius Proculus, del Sacerdos Amandus, di Fabius Amandius, e la casa dell’Efebo, ricca dimora di mercanti che si distingue per il lusso e il fasto delle decorazioni delle pareti e dei pavimenti.
Assente al battesimo il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che nei giorni precedenti l’inaugurazione si era lamentato per essere stato escluso dall’evento: “Non ho avuto alcuna comunicazione ufficiale istituzionale come prevede il protocollo, della presenza del premier” aveva dichiarato, aggiungendo “per ora non sono stato invitato“.
Al termine dell’inaugurazione non sono mancate le polemiche per le parole del presidente del Consiglio: “Anche sotto le feste natalizie il premier non ci priva di dosi omeopatiche della sua infantile ed ormai stanca retorica” ha commentato la senatrice e vicepresidente di Forza Italia, Anna Maria Bernini, sottolineando che “gli italiani hanno ben capito che di Renzi non ci si può fidare, nonostante i suoi sforzi quotidiani per cercare di intestarsi l’operato di altri”. Per la politica “questa è purtroppo la realtà, al di là degli stanchi e ripetitivi proclami giornalieri. Una frana totale, che fa molto più rumore e danno di qualsiasi crollo di Pompei”. Dallo stesso tono l’intervento di Renato Brunetta che su Twitter denuncia la ristrutturazione dei beni culturali italiani con fondi non statali: “Pompei con i soldi dell’Ue grazie al Governo Berlusconi“, così come “il Colosseo con i soldi di Della Valle. Costo zero per Stato”. Anche la Variante di valico, scrive sul social network, “è roba di altri”.