“Non possiamo dimenticare che tante giornate sono state segnate da violenza, da morte, da sofferenze indicibili di tanti innocenti, di profughi costretti a lasciare la loro patria, di uomini, donne e bambini senza dimora stabile, cibo e sostentamento”. È un bilancio negativo quello che Papa Francesco ha fatto nel tradizionale Te Deum di fine anno nella Basilica Vaticana. Durante il 2015 Bergoglio ha più volte rivolto un appello a tutte le parrocchie e i santuari d’Europa ad accogliere almeno una famiglia di profughi, come ha fatto il Vaticano. Il 2015, infatti, si chiude con le cifre drammatiche pubblicate dalla Fondazione Migrantes con 3700 profughi che hanno trovato la morte in mare di cui almeno 730 bambini.
Per Francesco “ripercorrere i giorni dell’anno trascorso può avvenire o come un ricordo di fatti e avvenimenti che riportano a momenti di gioia e di dolore, oppure cercando di comprendere se abbiamo percepito la presenza di Dio che tutto rinnova e sostiene con il suo aiuto. Siamo interpellati a verificare se le vicende del mondo si sono realizzate secondo la volontà di Dio, oppure se abbiamo dato ascolto prevalentemente ai progetti degli uomini, spesso carichi di interessi privati, di insaziabile sete di potere e di violenza gratuita“. Eppure, davanti a una scenario così negativo, Bergoglio ha sottolineato i “grandi gesti di bontà, di amore e di solidarietà che hanno riempito le giornate di quest’anno, anche se non sono diventate notizie dei telegiornali. Questi segni di amore non possono e non devono essere oscurati dalla prepotenza del male. Il bene vince sempre, anche se in qualche momento può apparire più debole e nascosto”.
Il Papa non ha omesso nemmeno di sottolineare che anche “la nostra città di Roma non è estranea a questa condizione del mondo intero. Vorrei che giungesse a tutti i suoi abitanti – è stato l’appello di Bergoglio – l’invito sincero per andare oltre le difficoltà del momento presente. L’impegno per recuperare i valori fondamentali di servizio, onestà e solidarietà permetta di superare le gravi incertezze che hanno dominato la scena di quest’anno, e che sono sintomi di scarso senso di dedizione al bene comune. Non manchi mai l’apporto positivo della testimonianza cristiana per consentire a Roma, secondo la sua storia, e con la materna intercessione di Maria Salus Populi Romani, di essere interprete privilegiata di fede, di accoglienza, di fraternità e di pace”.