In attesa dei decreti che dovranno dettagliare i criteri con cui saranno riconosciuti i risarcimenti, intorno al dramma dei risparmiatori che hanno perso tutto in seguito al decreto salva banche continua il balletto di indiscrezioni e smentite. Sabato mattina Repubblica ha infatti scritto che la nuova Banca Etruria avrebbe anticipato gli indennizzi a 683 persone “molto esposte” senza attendere il varo dei decreti che faranno partire l’arbitrato con cui si valuterà chi ha diritto al rimborso a carico del fondo di solidarietà da 100 milioni. Già in mattinata è arrivata però la frenata: fonti del ministero dell’Economia hanno fatto sapere che si tratta di una “ipotesi infondata finché non sono chiari i criteri per i risarcimenti” e fino ad allora “non può essere ipotizzato alcun intervento“. Questo mentre le associazioni dei consumatori contestavano l’ipotesi degli anticipi definendoli “piccoli espedienti sia per arginare le proteste itineranti dei risparmiatori, che il 4 gennaio 2016 saranno a Jesi, sotto la sede di Banca Marche, che evitare la fuga massiccia dei depositi“. Peraltro, il rimborso anticipato avrebbe escluso gli obbligazionisti degli altri tre istituti.
Secondo il quotidiano di Largo Fochetti, la soluzione “ponte” sarebbe stata studiata dall’istituto aretino proprio con il ministero dell’Economia, oltre che con Bankitalia, per “attenuare la tensione” intorno all’istituto di cui è stato vicepresidente il padre del ministro delle Riforme di Maria Elena Boschi. E tamponare la fuga dei correntisti, dopo che i risparmiatori organizzati nel comitato Vittime del salva banche hanno invitato tutti i clienti di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti a trasferire i propri soldi in altri istituti. L’idea sarebbe stata quella di restituire subito il denaro perso da quanti hanno investito meno di 100mila euro concentrando oltre il 50% del loro patrimonio nelle obbligazioni subordinate azzerate quando l’Etruria è stata sciolta. Insomma, i “casi limite” citati il 30 dicembre dal presidente delle nuove banche Roberto Nicastro: “Questa fascia si trova in una situazione critica e sarà la prima a poter beneficiare del fondo di solidarietà”, aveva detto il manager. Lo stesso che pochi giorni prima aveva sostenuto che i nuovi istituti non rispondono delle truffe messe in atto dalle vecchie Etruria, Marche, Cariferrara e Carichieti.
Dopo la smentita ufficiale, resta comunque immutato il caos giuridico che fa da sfondo alla questione risarcimenti: l‘Anac di Raffaele Cantone è stata chiamata a occuparsi degli arbitrati, ma non ha competenze ad hoc e probabilmente saranno chiamati a far parte della camera arbitrale anche rappresentati di Consob e Bankitalia, responsabili della mancata vigilanza e di aver autorizzato l’emissione dei bond rischiosi. Non si sa poi quando arriveranno gli attesi decreti con i criteri attuativi per l’assegnazione degli indennizzi (la legge di Stabilità dà 90 giorni di tempo l’approvazione) e resta da vedere se sarà davvero varata la commissione di inchiesta sul sistema bancario annunciata dal premier Matteo Renzi.
Il tutto mentre sulla vecchia gestione dell’istituto aretino sono in corso più inchieste e stando a indiscrezioni riportate da La Stampa se ne profila anche una per bancarotta fraudolenta: elementi che spianano la strada alle azioni legali degli obbligazionisti truffati anche nei confronti delle new bank. Un quadro che ovviamente impensierisce la lobby bancaria. Non per niente l’Abi il 31 dicembre ha comprato una pagina di pubblicità sui principali quotidiani per pubblicare una lettera aperta in cui ammette le “dolorose ripercussioni anche su una parte minoritaria degli investitori” ma rivendica che “lo stesso mondo bancario, da solo, con senso di responsabilità ha sostenuto, con un esborso di oltre due miliardi di euro, la rinascita delle quattro banche, il risparmio dei depositanti e migliaia di posti di lavoro”.
Adusbef e Federconsumatori nel frattempo ribadiscono che “le proteste di piazza ed i ricorsi giudiziari non si fermeranno fino a quando non ci saranno rimborsi integrali per tutti i derubati da Bankitalia e dallo Stato”. Saranno poi depositate nei prossimi giorni eccezioni di costituzionalità del bail in entrato in vigore dal 1 gennaio, definito “un esproprio criminale del risparmio, ideato dalla cleptocrazia europea, da troika e Bce per addossare crac e dissesti bancari provocati dai banchieri e dall’omessa vigilanza delle banche centrali, ad azionisti, obbligazionisti, depositanti per palese ed evidente contrasto con la Costituzione, in particolare con il pilastro fondante dell’art.47 che tutela e salvaguardia il risparmio”.