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Renzi sembra interessato alla comunicazione della sua immagine di politico di rottura, di innovatore determinato a un rivoluzione pacifica che prevede, oltre alla rottamazione di politici datati e di consociativismi vari, la cancellazione degli stereotipi e delle male abitudini radicate. Pertanto ci si aspetterebbe che si distinguesse dai suoi predecessori, rottamando concetti e modi di dire abusati.
Invece, nella sua comunicazione di fine anno, è scivolato sulle “pensioni d’oro” continuando a usare un termine che non solo è logoro, ma offensivo e malvagio nei confronti di alcuni, per il carico di stereotipi tendenziosi che si porta dietro; il peggio è che è colpevolmente generico.
Infatti, tra i pensionati accomunati dal termine “d’oro” si trovano i beneficiati dai vitalizi politici (deputati, senatori, amministratori locali), i dipendenti che hanno beneficiato di promozioni alla scadenza o di molti contributi figurativi, i sindacalisti distaccati dal lavoro, i dipendenti premiati da agevolazioni dei loro fondi speciali o dal generoso retributivo e molti altri; in ultimo, però, si trovano anche ex dipendenti, generalmente privati, che hanno versato masse molto importanti di contributi previdenziali e che, in ragione del calcolo retributivo regressivo e del fatto che l’Inps impediva loro di accedere al calcolo contributivo, hanno avuto pensioni più basse del dovuto. Un politico aspirante statista avrebbe il dovere di chiarire questo e di smetterla di accomunare in un’allocuzione ridicola chi ha grassi benefici dal sistema con chi già ne è penalizzato e che dalla definizione tendenziosa è offeso oltre che irriso.
Già: irriso perché ci sono casi documentati di pensionati ai quali l’Inps ha negato l’accesso al calcolo contributivo che li avrebbe teoricamente tenuti fuori da misure di riduzione mirate ai beneficiati dal calcolo retributivo; con quest’ultimo percepiscono una pensione inferiore a quanto sarebbe dovuta e ciononostante vengono additati come parassiti e, in quanto “retributivi” e “d’oro” sono esposti a interventi che Renzi non ha escluso per il 2016.
Infatti, precisando che le pensioni da 3.000 € lordi/mese non sono d’oro, non è andato oltre nella articolazione del pensiero circa un eventuale intervento nel 2016, che ha dichiarato “da farsi in piena trasparenza”.
A questo proposito ha anche lodato l’attività del presidente dell’Inps Tito Boeri che sta facendo un lavoro, appunto, “di trasparenza”; tale lavoro è però in parte opaco, almeno nella comunicazione pubblica; manca per esempio totalmente un’analisi che distingua tra i pensionati così detti d’oro, chi ha un beneficio dal sistema retributivo da chi ne è già penalizzato, con conseguente proposta di azioni diversificate.
Eppure Boeri, da articolista de LaVoce.info, aveva esordito non male, indicando nella congruenza assegno pensionistico-contributi il fattore dirimente per intervenire o meno sui singoli trattamenti; una volta approdato all’Inps ha probabilmente verificato che circa 15.000.000 di pensionati ricevono assegni retributivi benevoli (che con il ricalcolo contributivo dovrebbero essere ridotti) e che, in punta di logica previdenziale, di equità e di numeri, sarebbero da aumentare le pensioni di circa 500.000 pensionati “d’oro”. Misura decisamente indigesta al popolo del web, ai populisti alla Meloni, alla sinistra più radicale e probabilmente anche ad alcuni politici di mono-cultura oratoriale.
Questa ostilità, unita anche alla indisponibilità di dati certi sui contributi storici di tutti i pensionati, sembra aver fatto cambiare idea a Boeri, che si è spostato su calcoli attuariali basati sull’età di pensionamento comparata con quella di vecchiaia in auge nell’anno del ritiro; calcoli semplici da fare ma con nessuna certezza di equità; anzi, con la certezza documentata di parecchi furti legalizzati a carico di alcuni pensionati che il metodo Boeri 2.0 penalizzerebbe pesantemente.
Che questo tipo di calcolo aprirebbe le porte a ingiustizie intollerabili hanno bene evidenziato sul Corriere della Sera del 4 Gennaio Benetti e Maré i quali si domandano “perché debbano essere penalizzate solo le pensioni sopra una certa soglia e salvate le pensioni baby del pubblico impiego e quasi tutte le pensioni di anzianità maturate prima dei 55 anni” e se sia “costituzionale un ricalcolo delle pensioni secondo criteri diversi dal momento in cui si è andati in pensione, senza invece considerare l’età a cui si è cominciato a lavorare”, notando infine che “tutte le pensioni di magistrati, docenti universitari e dirigenti del pubblico impiego, che vanno in pensione a tarda età si salverebbero dal ricalcolo”
Per assurdo si avrebbero casi di persone che avessero iniziato a lavorare a 18-20 anni e con una carriera precoce che ha generato molti contributi, le quali verrebbero penalizzate quando la loro pensione dovrebbe essere, a rigore di previdenza, incrementata, mentre persone andate in pensione a 65 anni ma con rapporto pensione/contributi già assai vantaggioso (inizio del lavoro in età avanzata, pochi contributi versati) continuerebbero a percepire indisturbate il loro assegno. Situazioni costituzionalmente eccepibili e inique.
Tra i pensionati già penalizzati dal calcolo retributivo generoso per molti rientrano, insieme ad altri, il 12% circa degli ex dirigenti di azienda, come ha certificato la stessa Inps nell’ambito dello studio “porte aperte” voluto proprio da Boeri; a questi sono dovuti non già appellativi gratuiti, bensì rispetto e gratitudine per aver essi contribuito durante la loro vita lavorativa e la pensione con aliquote fiscali massime e per avere già partecipato in modo solidale con i loro contributi al sistema retributivo che li penalizzava dal punto di vista previdenziale.
Una forma minima di rispetto sarebbe consentire a tutti loro e agli altri nelle medesime condizioni l’opzione di accedere al calcolo contributivo che l’Inps ha loro negato e lasciarli poi immuni da blocchi della perequazione, contributi di solidarietà e altre forme di interventi. Purtroppo nel programma di Boeri non si trova accenno a questa logica ed equa possibilità, lasciando temere che si potrebbe procedere a un esproprio che, per tornare all’affermazione di Renzi, di trasparente non avrebbe proprio niente.
Né chi vorrebbe tagliare questi assegni può appellarsi alla solidarietà necessaria in un momento di emergenza, dato che questa solidarietà estorta sarebbe mirata solo ad alcuni pensionati abbienti, come se il sostegno ai 55enni non fosse compito di tutti i contribuenti. Un’operazione del genere dovrebbe far riflettere i giovani in quanto anche le loro future pensioni, sebbene interamente contributive, potrebbero essere oggetto un domani di tagli completamente arbitrari, dato che verrebbe certificato oggi come la corrispondenza tra pensione e contributi versati (e addirittura un assegno inferiore ai contributi) non metta al riparo, nella mente di legislatori di oggi o di domani, da vessazioni.
Per un premier che predica fiducia sarebbe una mossa contraddittoria; sarà bene pertanto che ponderi a lungo, prima di procedere con qualsiasi intervento; altrimenti resterebbe solo l’opzione della disobbedienza civile come forma di resistenza a interventi irrazionali e, nei confronti di alcuni, anche malvagi.
Michele Carugi
Ingegnere
Lavoro & Precari - 6 Gennaio 2016
Pensioni d’oro: senza analisi e dettagli solo populismo e vessazioni
Renzi sembra interessato alla comunicazione della sua immagine di politico di rottura, di innovatore determinato a un rivoluzione pacifica che prevede, oltre alla rottamazione di politici datati e di consociativismi vari, la cancellazione degli stereotipi e delle male abitudini radicate. Pertanto ci si aspetterebbe che si distinguesse dai suoi predecessori, rottamando concetti e modi di dire abusati.
Invece, nella sua comunicazione di fine anno, è scivolato sulle “pensioni d’oro” continuando a usare un termine che non solo è logoro, ma offensivo e malvagio nei confronti di alcuni, per il carico di stereotipi tendenziosi che si porta dietro; il peggio è che è colpevolmente generico.
Infatti, tra i pensionati accomunati dal termine “d’oro” si trovano i beneficiati dai vitalizi politici (deputati, senatori, amministratori locali), i dipendenti che hanno beneficiato di promozioni alla scadenza o di molti contributi figurativi, i sindacalisti distaccati dal lavoro, i dipendenti premiati da agevolazioni dei loro fondi speciali o dal generoso retributivo e molti altri; in ultimo, però, si trovano anche ex dipendenti, generalmente privati, che hanno versato masse molto importanti di contributi previdenziali e che, in ragione del calcolo retributivo regressivo e del fatto che l’Inps impediva loro di accedere al calcolo contributivo, hanno avuto pensioni più basse del dovuto. Un politico aspirante statista avrebbe il dovere di chiarire questo e di smetterla di accomunare in un’allocuzione ridicola chi ha grassi benefici dal sistema con chi già ne è penalizzato e che dalla definizione tendenziosa è offeso oltre che irriso.
Già: irriso perché ci sono casi documentati di pensionati ai quali l’Inps ha negato l’accesso al calcolo contributivo che li avrebbe teoricamente tenuti fuori da misure di riduzione mirate ai beneficiati dal calcolo retributivo; con quest’ultimo percepiscono una pensione inferiore a quanto sarebbe dovuta e ciononostante vengono additati come parassiti e, in quanto “retributivi” e “d’oro” sono esposti a interventi che Renzi non ha escluso per il 2016.
Infatti, precisando che le pensioni da 3.000 € lordi/mese non sono d’oro, non è andato oltre nella articolazione del pensiero circa un eventuale intervento nel 2016, che ha dichiarato “da farsi in piena trasparenza”.
A questo proposito ha anche lodato l’attività del presidente dell’Inps Tito Boeri che sta facendo un lavoro, appunto, “di trasparenza”; tale lavoro è però in parte opaco, almeno nella comunicazione pubblica; manca per esempio totalmente un’analisi che distingua tra i pensionati così detti d’oro, chi ha un beneficio dal sistema retributivo da chi ne è già penalizzato, con conseguente proposta di azioni diversificate.
Eppure Boeri, da articolista de LaVoce.info, aveva esordito non male, indicando nella congruenza assegno pensionistico-contributi il fattore dirimente per intervenire o meno sui singoli trattamenti; una volta approdato all’Inps ha probabilmente verificato che circa 15.000.000 di pensionati ricevono assegni retributivi benevoli (che con il ricalcolo contributivo dovrebbero essere ridotti) e che, in punta di logica previdenziale, di equità e di numeri, sarebbero da aumentare le pensioni di circa 500.000 pensionati “d’oro”. Misura decisamente indigesta al popolo del web, ai populisti alla Meloni, alla sinistra più radicale e probabilmente anche ad alcuni politici di mono-cultura oratoriale.
Questa ostilità, unita anche alla indisponibilità di dati certi sui contributi storici di tutti i pensionati, sembra aver fatto cambiare idea a Boeri, che si è spostato su calcoli attuariali basati sull’età di pensionamento comparata con quella di vecchiaia in auge nell’anno del ritiro; calcoli semplici da fare ma con nessuna certezza di equità; anzi, con la certezza documentata di parecchi furti legalizzati a carico di alcuni pensionati che il metodo Boeri 2.0 penalizzerebbe pesantemente.
Che questo tipo di calcolo aprirebbe le porte a ingiustizie intollerabili hanno bene evidenziato sul Corriere della Sera del 4 Gennaio Benetti e Maré i quali si domandano “perché debbano essere penalizzate solo le pensioni sopra una certa soglia e salvate le pensioni baby del pubblico impiego e quasi tutte le pensioni di anzianità maturate prima dei 55 anni” e se sia “costituzionale un ricalcolo delle pensioni secondo criteri diversi dal momento in cui si è andati in pensione, senza invece considerare l’età a cui si è cominciato a lavorare”, notando infine che “tutte le pensioni di magistrati, docenti universitari e dirigenti del pubblico impiego, che vanno in pensione a tarda età si salverebbero dal ricalcolo”
Per assurdo si avrebbero casi di persone che avessero iniziato a lavorare a 18-20 anni e con una carriera precoce che ha generato molti contributi, le quali verrebbero penalizzate quando la loro pensione dovrebbe essere, a rigore di previdenza, incrementata, mentre persone andate in pensione a 65 anni ma con rapporto pensione/contributi già assai vantaggioso (inizio del lavoro in età avanzata, pochi contributi versati) continuerebbero a percepire indisturbate il loro assegno. Situazioni costituzionalmente eccepibili e inique.
Tra i pensionati già penalizzati dal calcolo retributivo generoso per molti rientrano, insieme ad altri, il 12% circa degli ex dirigenti di azienda, come ha certificato la stessa Inps nell’ambito dello studio “porte aperte” voluto proprio da Boeri; a questi sono dovuti non già appellativi gratuiti, bensì rispetto e gratitudine per aver essi contribuito durante la loro vita lavorativa e la pensione con aliquote fiscali massime e per avere già partecipato in modo solidale con i loro contributi al sistema retributivo che li penalizzava dal punto di vista previdenziale.
Una forma minima di rispetto sarebbe consentire a tutti loro e agli altri nelle medesime condizioni l’opzione di accedere al calcolo contributivo che l’Inps ha loro negato e lasciarli poi immuni da blocchi della perequazione, contributi di solidarietà e altre forme di interventi. Purtroppo nel programma di Boeri non si trova accenno a questa logica ed equa possibilità, lasciando temere che si potrebbe procedere a un esproprio che, per tornare all’affermazione di Renzi, di trasparente non avrebbe proprio niente.
Né chi vorrebbe tagliare questi assegni può appellarsi alla solidarietà necessaria in un momento di emergenza, dato che questa solidarietà estorta sarebbe mirata solo ad alcuni pensionati abbienti, come se il sostegno ai 55enni non fosse compito di tutti i contribuenti. Un’operazione del genere dovrebbe far riflettere i giovani in quanto anche le loro future pensioni, sebbene interamente contributive, potrebbero essere oggetto un domani di tagli completamente arbitrari, dato che verrebbe certificato oggi come la corrispondenza tra pensione e contributi versati (e addirittura un assegno inferiore ai contributi) non metta al riparo, nella mente di legislatori di oggi o di domani, da vessazioni.
Per un premier che predica fiducia sarebbe una mossa contraddittoria; sarà bene pertanto che ponderi a lungo, prima di procedere con qualsiasi intervento; altrimenti resterebbe solo l’opzione della disobbedienza civile come forma di resistenza a interventi irrazionali e, nei confronti di alcuni, anche malvagi.
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Roma, 2 mar. (Adnkronos) - La capitale si prepara ad accogliere il ‘Resp Festival’, un evento innovativo che promette di trasformare Ariccia in un epicentro di suoni, luci e performance artistiche. Organizzato dal gruppo 06, il Festival si terrà presso il nuovo mega club ‘Factory46’, una struttura di 2.000 mq, (in Via Quarto Negroni 46, Ariccia), dotata di impianto audio all’avanguardia, giardino e zona food. L’evento si svolgerà dal 15 marzo per cinque sabati consecutivi, offrendo un’esperienza sensoriale unica, e rappresentando un nuovo capitolo nella scena della musica elettronica di Roma, portando con sé una ventata di innovazione e sperimentazione.
Il Resp Festival vanta un cartellone con 20 Dj internazionali e italiani, che si esibiranno ogni sabato dalle 23:00 alle 5:00, in un mix di performance dal vivo, spettacoli laser e led wall mozzafiato. Il primo sabato, 15 marzo, vedrà la partecipazione della star internazionale Pablo Say dalla Spagna, insieme alla talentuosa Debora Savasto e Katoff dall’Inghilterra. Tra gli altri protagonisti ci saranno Manuel Le Saux e Sygma, DJ e producer resident del festival. I tanti artisti porteranno sul palco una varietà di stili e influenze, creando un’esperienza sonora unica e coinvolgente.
“Siamo incredibilmente entusiasti di presentare il Resp Festival. Questo evento rappresenta un’opportunità unica per esplorare nuove frontiere della musica elettronica e delle arti visive. Miriamo a creare un’esperienza dinamica e coinvolgente per tutti i partecipanti. Abbiamo lavorato duramente per portare artisti di fama internazionale e talenti emergenti, creando un programma che celebra la diversità e l’innovazione. Non vediamo l’ora di condividere questa avventura con il nostro pubblico e di vedere come il Festival contribuirà a far crescere la scena culturale romana e non solo”, ha spiegato Sergio Serafini, organizzatore del Resp Festival e fondatore del gruppo 06.
Dopo l’inaugurazione del 15 marzo, si prosegue sabato 22 marzo con un evento misterioso e imperdibile, ‘Top Secret’. Poi sabato 29 marzo, si terrà una serata dedicata alle donne DJ, con la partecipazione di Alessandra Roncone, Las Mellizas, Francesca Fagiani, Kalhea e Consuelo. Sabato 5 aprile, sarà ‘La notte House of Vibe’ con il leggendario Joe T. Vannelli e Kristine.
Mentre sabato 12 aprile ci sarà il gran finale con la crew dell’Insomnia Discoacropoli d’Italia di Pisa, guidata dal fondatore Antonio Velasquez e DJ come Gabry Fasano, Alessandro Tognetti, Antonio Marki, Sandro Vibot e Riccardo Brush. Il Resp Festival non è solo un evento musicale, ma anche un’occasione per esplorare nuove forme di espressione artistica e per abbattere le barriere, connettendo presente e futuro, radici e prospettive. Inoltre il Festival si propone come un punto di incontro per artisti e pubblico, promuovendo la condivisione, il movimento e l’ascolto.
Il festival è accessibile con un unico biglietto Full Pass da € 69,90 per tutte le cinque serate, acquistabile online su Xceed. Non manca anche l’aspetto della solidarietà e della cultura. In collaborazione con Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo), il Festival avrà anche una componente solidale, con l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere il valore del dono del midollo osseo. Ogni serata vedrà anche la presentazione di libri da parte di giovani scrittori emergenti. Inoltre il festival sarà molto attento anche alla sicurezza e garantirà un’esperienza senza preoccupazioni, grazie ai servizi navetta gratuiti per raggiungere la location in totale tranquillità.
Milano, 2 mar. (Adnkronos) - Altra sconfitta per il Milan di Conceicao con una diretta concorrente per l'Europa. Dopo il ko con il Bologna nel recupero, i rossoneri escono sconfitti da San Siro anche con la Lazio, per 2-1 in una gara folle, decisa al 98' da un calcio di rigore realizzato da Pedro, dopo che Chukwueze aveva riportato in parità la sfida pareggiando il gol di Zaccagni, con i rossoneri in dieci uomini per l'espulsione di Pavlovic. I rossoneri scivolano così in nona posizione, superati anche dalla Roma, mentre la Lazio sale a 50 punti e si riprende la quarta posizione, ai anni della Juventus impegnata domani con il Verona, e si avvicina all'Atalanta terza a 55 punti.
Conceiçao per la sfida interna, con la Curva che è entrata a gara iniziata per protesta, conferma nove undicesimi della formazione scesa in campo dal 1' contro il Bologna. Inserisce Gabbia al posto di Thiaw al centro della difesa e Pulisic per Joao Felix nel tridente offensivo con Leao e Reijnders alle spalle di Gimenez. In mezzo al campo Musah e Fofana, sugli esterni Jimenez a destra con Theo Hernandez a sinistra. Baroni, invece, deve rinunciare a Castellanos e Romagnoli e in difesa schiera Gila con Gigot davanti a Provedel. Sugli esterni Marusic e Nuno Tavares, con Rovella e Guendouzi a centrocampo, mentre in avanti Tchaouna, con Dia, Isaksen e Zaccagni a supporto.
La Lazio parte subito forte e al 3' Rovella serve Dia che scatta sul filo del fuorigioco ma viene fermato da intervento prodigioso di Maignan. Un minuto dopo sul cross di Nuno Tavares dalla sinistra, svetta Dia di testa ma non inquadra la porta. Poi al 6' tocca a Nuno Tavares a rendersi pericoloso ma Pavlovic sbroglia. Al 12' Isaksen fa partire un violento sinistro dalla distanza, ma la palla sfiora il palo alla sinistra di Maignan. Il Milan reagisce nel momento in cui i tifosi rossoneri fanno il proprio ingresso in curva Sud ma non basta. Al 19' Leao viene pescato al limite dell'area laziale e imbuca per Reijnders, bravo nel centrare la porta in caduta ma non abbastanza da impensierire Provedel. La Lazio riprende ad offendere e al 28' passa: Tchaouna tocca per Marusic che impegna Maignan con il destro in diagonale, sulla respinta arriva Zaccagni che insacca in spaccata con il sinistro per l'1-0. Dopo la rete ospite, Conceiçao si gioca subito la carta Joao Felix per provare a dare la scossa decisiva, ma nel finale Zaccagni va vicinissimo al raddoppio con un destro al volo, fuori di un soffio.
A inizio ripresa il tecnico rossonero fa uscire Jiménez per mettere dentro Walker, ma la Lazio continua a rendersi pericolosa. Al 50' ennesima ripartenza con Nuno Tavares che serve Gigot al centro dell'area ma il difensore biancoceleste calcia debolmente e Maignan blocca. Al 51' Pulisic serve Joao Felix che sii gira e calcia di prima intenzione ma manda di poco sopra la traversa. La gara è aperta e la Lazio al 54' sfiora il bis con Zaccagni: Guendouzi serve il compagno che rientra sul destro e calcia a giro ma manda la palla fuori di pochissimo. Al 55' ancora Joao Felix protagonista, poi la palla arriva a Pulisic che non trova la porta da pochi passi.
Il Milan rischia, si sbilancia e la squadra di Baroni affonda ancora al 58' con Gila che in girata di sinistro spedisce il pallone sopra la traversa. La partita si complica ulteriormente per il Milan al 67': recupero di Guendouzi al limite della propria area e palla per Isaksen che scappa via a Pavlovic che lo stende e per l'arbitro Manganiello è rosso diretto per il giocatore serbo. Milan in dieci e sotto di un gol. Al 71' punizione tagliata di Nuno Tavares dalla sinistra, Maignan non ci arriva e Theo Hernandez rischia l'autorete, poi la difesa rossonera spazza via.
il Milan con le poche energie rimaste prova a raggiungere il pari che arriva un po' a sorpresa all'84' con Chukwueze che di testa trova l'angolino sul cross morbido di Leao sul secondo palo per l'1-1. I rososneri provano anche a vincerla ma la Lazio non ci sta e all'86' Dia serve Isaksen che controlla al limite e calcia in porta col destro, ma Maignan non si fa sorprendere e blocca. Finale concitato che si decide al 98' grazie a Pedro che realizza su calcio di rigore il gol vittoria del 2-1 dopo l'on field Review con Manganiello che assegna il penalty per il fallo di Maignan su Isaksen. Pedro glaciale spiazza il francese e stende il Milan, alla terza sconfitta consecutiva e in piena crisi con Conceicao sempre più in bilico.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Il vertice di Londra di oggi ha dimostrato che la posizione assunta da Giorgia Meloni in questi giorni è ampiamente condivisa, da Starmer a Tusk a molti altri leader. Quando Giorgia Meloni dice che le due sponde dell’Atlantico non devono dividersi, questo è proprio uno dei messaggi forti che arrivano da Londra". Lo ha detto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia- Ecr Carlo Fidanza, capo delegazione del partito a Bruxelles, intervenendo in studio a '4 di sera' su Rete 4.
"E’ importante la posizione espressa dal premier italiano per cui vanno tenuti uniti gli USA e l’Europa. Da 75 anni la Nato garantisce la sicurezza dell’Europa, quindi prima di ragionare di soluzioni anche un po’ avventuristiche fuori dalla cornice Nato, occorre fare ogni sforzo possibile, tenendo gli Usa dentro al tavolo della trattativa sull’Ucraina -ha aggiunto-. Senza la deterrenza militare della Nato, e quindi senza la presenza degli Usa, è impensabile dare reali garanzie di sicurezza all’Ucraina. Una sicurezza che l’Europa da sola non è in grado di garantire e che serve anche per evitare che la Russia faccia ciò che ha fatto con l’Ucraina con altri Stati europei”.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - Appello per una giovane 26enne di origini siriane scomparsa da Latina ieri. Ayah Krdi, si legge su post dell'associazione Penelope Lazio (associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse Odv), "si è allontanata da casa per recarsi alla casa di riposo Sasn Francesco di Latina. Era a piedi, con il cellulare. Potrebbe trovarsi presso stazioni di autobus o metro".
L'appello continua dando una descrizione della giovane: "è alta 1,64 mt, corporatura media, indossa un velo nero come copricapo, una giacca di colore nero e grigio, jeans, scarpe da ginnastica bianche ed ha una borsa nera. Potrebbe avere bisogno di aiuto", chiude l'appello dell'associazione pubblicando anche una foto della giovane.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - L'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino ha chiesto di poter accedere al regime di semilibertà. Nel 2017 era stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il naufragio della nave da crociera avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012 davanti all'isola del Giglio provocando 32 vittime e centinaia di feriti. Schettino ha maturato il termine che gli consente di accedere alle misure alternative al carcere avendo già scontato la metà della pena. L'udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Roma si terrà martedì 4 marzo.
Schettino, recluso nel carcere romano di Rebibbia, beneficia attualmente di 45 giorni all'anno di permessi ottenuti grazie alla buona condotta mantenuta nel carcere romano. L'ex comandante della Costa Concordia tre anni fa aveva ottenuto la possibilità di lavorare in carcere e gli era stato affidato il compito di contribuire alla digitalizzazione dei documenti giudiziari della strage di Ustica e della strage di via Fani a Roma con il sequestro e l'omicidio dello statista democristiano Aldo Moro.
Una delle persone sopravvissute al naufragio, Vanessa Brolli, 27 anni, che era in vacanza sulla Costa Concordia con i fratelli, i genitori e altri parenti per festeggiare i 50 anni di matrimonio dei nonni, ha dichiarato una volta appreso la notizia: "Dispiace sapere che potrebbe tornare a casa. Schettino deve pagare per le sue colpe. A prescindere dalla decisione dei giudici siamo certi che Schettino vivrà il resto dei suoi giorni con addosso il peso di questa tragedia. Questa è la più grande pena per lui. Anche se dovesse uscire dal carcere, dovrà convivere con questa colpa per tutta la vita".
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Ursula Von der Leyen dice che è 'urgente riarmare l’Europa', Macron parla di 'invio di truppe' in Ucraina. Per la Lega invece è urgente lavorare per la Pace. L’Occidente intero ha il dovere di evitare a tutti i costi il rischio di una Terza Guerra Mondiale, bene fa il governo italiano a cercare di tenerlo unito e il presidente Trump, con responsabilità e pragmatismo, a spingere tutti in questa direzione". Lo scrive la Lega in un post sui social.
Roma, 2 mar. (Adnkronos) - "We stand with Ukraine! Continuiamo a sostenere con forza e decisione, a livello nazionale ed europeo, la resistenza del popolo ucraino. Continuiamo a lavorare per una pace giusta, sicura e duratura. Continuiamo a difendere la libertà, i diritti, la democrazia”. Lo ha scritto su X Piero De Luca, deputato e capogruppo Pd in commissione Politiche europee, che ha partecipato alla manifestazione a sostengo dell’Ucraina che si è tenuta a Roma.