Sean Penn e Kate Del Castillo hanno condotto gli investigatori fino a “El Chapo”. I due attori, secondo la stampa locale, erano pedinati da settembre dai servizi di sicurezza del Messico nell’ambito delle indagini per catturare il superboss Joaquin “El Chapo” Guzman. I media messicani hanno pubblicato immagini riprese clandestinamente dalle forze dell’ordine che ritraggono l’attrice messicana parlare con gli avvocati del narcotrafficante e foto risalenti a ottobre dell’attore e regista americano all’arrivo all’aeroporto di Guadalajara diretto a incontrare il capo del cartello di Sinaloa.
Grazie alle fotografie, i servizi segreti messicani ricostruiscono il percorso compiuto da Penn fino al nascondiglio dell’allora super latitante, il cosiddetto “Triangolo Dorato” zona fra Sinaloa, Chihuahua e Durango, viaggio descritto come “un’avventura” dallo statunitense vincitore per due volte dell’Oscar come miglior attore. Proprio queste informazioni hanno permesso alle forze dell’ordine messicane di rintracciare El Chapo nell’ottobre 2015, senza però riuscire ad prenderlo subito. Guzman, infatti, riuscì a sfuggire ad un tentativo di cattura nei dintorni di Pueblo Nuevo, rifugiandosi sulle montagne della Sierra Madre. L’arresto del re del narcotraffico, detto anche “il piccoletto”, è poi arrivato l’8 gennaio, dopo che era già stato imprigionato nel 2001 e nel febbraio 2014. In entrambi i casi poi era riuscito a evadere. Il presidente messicano Enrique Pena Nieto al momento della cattura del Chapo ha annunciato su Twitter: “Missione compiuta. Lo abbiamo preso”.
IL RE DEI NARCOS VOLEVA SCRIVERE LE SUE MEMORIE – Guzman voleva che si realizzasse un film autobiografico e per questo ha incontrato e si è fatto intervistare da Sean Penn. Non solo. Ma voleva anche personalmente scrivere la storia della propria vita. A rivelarlo è il giornalista del New Yorker, Patrick Radden Keefe, che in un articolo pubblicato sul sito della rivista, racconta che nel 2014 un avvocato di “El Chapo” gli offrì di collaborare con il leader del cartello di Sinaloa alla stesura del libro. Keefe, che in precedenza aveva scritto articoli su Guzman, alla fine declinò l’offerta. “L’accordo sarebbe stato illegale – ha spiegato il giornalista – e aiutandolo a scrivere le sue memorie, sarei andato incontro a misure giudiziarie da parte del dipartimento del Tesoro Usa che aveva varato sanzioni contro Guzman e la sua organizzazione criminale”.
DON WINSLOW: “EL CHAPO NON FINIRA’ NEGLI USA” – L’autore del libro Il cartello, intervistato dal Corriere della Sera, ritiene che El Chapo non verrà estradato negli Stati Uniti – al momento è incarcerato nella stessa prigione da dove era scappato – per essere recluso in un supercarcere perché conosce troppi segreti, “sa dove sono sepolti i cadaveri, può fare i nomi che metterebbero in imbarazzo tutta Città del Messico. Nel suo ultimo testo pubblicato in Italia, lo scrittore americano aveva raccontato la storia di un boss del narcotraffico che, intenzionato a celebrare il proprio successo, decide di ingaggiare uno sceneggiatore per girare un film sulla propria vita. “Volevo raccontare l’era dal 2001 al presente. E per farlo, ho dovuto seguire le azioni del Cartello di Sinaloa. Alla fine – ha precisato lo scrittore – è solo un romanzo”.