Furto nella casa dell’ex vicepresidente della Lombardia, Mario Mantovani, agli arresti domiciliari (dopo 40 giorni di carcere) per un’inchiesta per corruzione. I ladri hanno agito nella notte di Capodanno, ma la notizia è stata resa nota solo in questi giorni. Sono scomparsi gioielli e opere d’arte per un valore stimabile in 100mila euro, anche se il settimanale locale Sette Giorni, il primo a dare la notizia, parla addirittura di mezzo milione. Sull’episodio indagano ora i carabinieri della compagnia di Legnano, dove il furto è stato denunciato.

Singolare la dinamica. Secondo le ricostruzioni, i ladri si sarebbero introdotti nella villa di Arconate, meglio nota come ‘il Castello’ per via di una torretta lombarda che svetta nel paesino dell’hinterland milanese, scavalcando il muro di cinta. Poi avrebbero scassinato una porta usando un trapano. Tutto questo incuranti dei sistemi d’allarme: l’antifurto e la videosorveglianza. Ma soprattutto incuranti del fatto che Mantovani e i suoi familiari fossero in casa, nell’ampio salone al pian terreno, dove era in corso una cena per festeggiare il nuovo anno. Eppure nessuno si è accorto di nulla, al punto che i ladri hanno potuto girare indisturbati per i tre piani della villa, “ripulire” l’abitazione e uscire carichi di roba e sfoderando doti da acrobata, scavalcando di nuovo la cinta della proprietà del politico di Forza Italia.

I banditi sapevano cosa cercare e hanno di certo preparato il colpo. Proprio per questo non potevano non sapere che quella fosse l’abitazione di un arrestato, che non può muoversi da casa. Ciononostante hanno corso il rischio. Temerari ma anche fortunati, perché l’antifurto era stato disattivato e anche il sistema di videosorveglianza, da quanto si apprende, non era in funzione. Non era semplice violare il “Castello”. Quando l’edificio di Mantovani fu ristrutturato (con coda di proteste dei vicini di casa) fu completato con una protezione ad alta tecnologia: non vi si accede con una banale chiave, bensì con il riconoscimento digitale della mano. Nella villa, d’altra parte, sono custoditi veri e propri tesori, sia perché Mantovani ama circondarsi da oggetti preziosi e appariscenti sia perché il politico berlusconiano è amante dell’arte e negli anni ha collezionato dipinti di notevole pregio.

E’ decisamente un momento ‘no’ per Mantovani. Il pubblico ministero Giovanni Polizzi, titolare dell’inchiesta Entourage, si appresterebbe in questi giorni a chiedere il rinvio a giudizio per l’ex numero due del Pirellone, che deve rispondere di corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. La Procura sta anche valutando l’opportunità di alcuni sequestri di beni. Fra questi, in ogni caso, non ci saranno i gioielli e le opere d’arte, diventate bottino del maxi-furto di Capodanno.

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