Ci risiamo. Sull’Italia incombe una nuova procedura di infrazione che potrebbe essere avviata a brevissimo dalla Commissione europea. Questa volta, nel mirino, la gestione dei rifiuti nucleari finita nelle secche a causa della decisione del governo di congelare la partita per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione del deposito nazionale. La mappa infatti, una volta svelata, potrebbe provocare una rivolta di popolo già annunciata e assai difficile da gestire in termini di consenso elettorale. E’ attesa dallo scorso aprile. E per ora resta sotto chiave nonostante l’inesorabile passare del tempo scandisca il ritmo degli impegni mancati. La lista delle inadempienze, infatti, non si limita a questa. La Commissione europea attende inutilmente da agosto il programma nazionale di gestione del combustibile nucleare irraggiato e dei rifiuti radioattivi. Il programma doveva essere definito già entro la fine del 2014 per poi essere adottato, dopo una serie di passaggi, attraverso un decreto del Presidente del consiglio. Ma i mesi sono passati e nulla, o quasi, è accaduto. Sempre nel timore di non scoprire le carte su questo dossier delicatissimo.
FUORI PROGRAMMA Il nuovo che avanza. Già a marzo del 2015 il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi (nella foto) aveva anticipato che la tempistica per la trasmissione degli atti in Europa non sarebbe stata rispettata e che si sarebbe proceduto a inviare una semplice bozza del programma nazionale sul nucleare, un piano del tutto informale. Privo della necessaria valutazione ambientale strategica e comunque sguarnito dell’elemento più significativo rispetto all’intenzione di fare sul serio: l’indicazione del sito dove costruire il deposito nazionale. Indicazioni di massima, insomma (l’inventario del materiale nucleare, una tempistisca sui passaggi più importanti previsti dal programma ed eventualmente i costi previsti) destinate a non accontentare le richieste dell’Europa. Ma, a quanto pare, non è stato inviato neppure questo. E dunque gli uffici europei, dopo aver ripetutamente sollecitato l’invio della documentazione, hanno dato un ultimatum: il 13 gennaio, oggi.
BOTTA E RISPOSTA “Per questo governo i temi ambientali sono evidentemente secondari”, dice l’europarlamentare del M5S, Rosa D’Amato che da mesi denuncia l’impasse con una serie di interrogazioni a cui a breve se ne aggiungerà un’altra, sulla conformita alle norme Ue dei costi per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi degli impianti italiani “dal momento che ricadono sui cittadini attraverso le bollette elettriche”. La risposta che ha intanto ricevuto non lascia spazio all’immaginazione. Dalla direzione generale Energia di Bruxelles è arrivata la conferma che “l’Italia non ha ancora presentato il suo programma, tant’è che la Commissione, secondo quanto ci ha comunicato nella lettera, ha dovuto sollecitare, da ultimo l’11 dicembre, le autorità italiane chiedendo chiarimenti sui tempi di attuazione”, dice D’Amato. Un ulteriore mese di tempo che finisce oggi. “In caso di mancata risposta, si legge nella lettera, la Commissione prenderà azioni appropriate nel rispetto della legge comunitaria”.
ISPETTORATO FANTASMA Più che una ipotesi si tratta di una prospettiva inevitabile. Il programma che andava definito già entro il 31 dicembre 2014 dovrà essere adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente, sentiti il Ministro della salute, la Conferenza unificata. E l’autorità di regolamentazione, l’Isin e cioè l’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, istituito nel 2014, ma tuttora non operativo per la mancata designazione dei suoi organi costitutivi. O meglio. Una nomina, l’unica, è stata fatta, quella per l’incarico del direttore generale nella persona di Antonio Agostini. La vicenda, anche questa surreale, è così descritta in una recente relazione della commissione parlamentare d’inchiesta sulle Ecomafie: nonostante la nomina risalga a novembre del 2014 (13 mesi fa) “non è mai stata perfezionata, verosimilmente per le forti riserve che la designazione aveva da più parti suscitato riguardo alla rispondenza della persona indicata ai requisiti che la legge stabilisce in modo puntuale”.
PASTICCIO ISTITUZIONALE Queste forti riserve però – come ricorda la stessa relazione – si erano manifestate solo dopo che un’inchiesta de ilfattoquotidiano.it aveva rivelato l’opacità di alcune erogazione di fondi comunitari alla ricerca quando Agostini era direttore generale del Miur. Il clamore dell’inchiesta giornalistica su quella vicenda, finita nel frattempo sotto la lente di ingrandimento della magistratura, ha fatto fiutare il pericolo al governo. Che ha tentato di evitare il peggio fermando tutto. Ma su quella nomina pesa giuridicamente l’avvenuta ratifica del Parlamento: di qui l’enorme e inestricato pasticcio istituzionale.
FIGURACCIA FINALE Al parere favorevole alla scelta da parte delle commissioni competenti di Camera e Senato avrebbe dovuto far seguito la delibera del Consiglio dei ministri e il successivo decreto di investitura da parte del presidente della Repubblica. Ma da allora l’iter non ha fatto progressi: né il governo ha deciso di perfezionare la nomina né ha avuto la forza di revocarla. Si è inizialmente sperato su un passo indietro di Agostini che togliesse tutti dall’imbarazzo. Ma non c’è stato. Visibilissimi invece gli effetti, anche grotteschi di questa vicenda. Il ministro dello Sviluppo economico, nel corso della sua audizione a Palazzo San Macuto del 31 marzo 2015, aveva riacceso la speranza che si fosse trovata una soluzione onorevole per tutti: “L’iter della delibera è nella fase finale”. Ma siamo a gennaio 2016. E nulla ancora è accaduto.
Aggiornato il 10 agosto 2017 senza alcuna richiesta dell’interessato– I procedimenti penali e gli accertamenti contabili nei confronti di Antonio Agostini citati in questo articolo nel 2017 hanno dato esito ad archiviazioni e proscioglimenti: il Gup di Roma lo ha prosciolto, nell’ambito del procedimento N.56860/14 RGNR con sentenza 23/5/2017, mentre il Gip di Roma ha, altresì, archiviato, su richiesta della Procura, il procedimento penale RGNR5756/15. Si è concluso con l’archiviazione anche il procedimento contabile instaurato dinanzi alla Corte dei Conti del Lazio con decisione comunicata il 21/2/2017.
Governo
Nucleare, Italia a rischio infrazione: la Commissione europea aspetta ancora il programma per la gestione dei rifiuti
Scade l'ultimatum per la consegna del documento. Che il governo si era impegnato a definire già entro la fine del 2014. Invece tutto è in alto mare. Per la mancata individuazione del Deposito nazionale delle scorie radioattive. E per l'incredibile vicenda dell’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. Varato due anni fa. Ma ancora non operativo per la mancata designazione dei suoi organi dirigenti
Ci risiamo. Sull’Italia incombe una nuova procedura di infrazione che potrebbe essere avviata a brevissimo dalla Commissione europea. Questa volta, nel mirino, la gestione dei rifiuti nucleari finita nelle secche a causa della decisione del governo di congelare la partita per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione del deposito nazionale. La mappa infatti, una volta svelata, potrebbe provocare una rivolta di popolo già annunciata e assai difficile da gestire in termini di consenso elettorale. E’ attesa dallo scorso aprile. E per ora resta sotto chiave nonostante l’inesorabile passare del tempo scandisca il ritmo degli impegni mancati. La lista delle inadempienze, infatti, non si limita a questa. La Commissione europea attende inutilmente da agosto il programma nazionale di gestione del combustibile nucleare irraggiato e dei rifiuti radioattivi. Il programma doveva essere definito già entro la fine del 2014 per poi essere adottato, dopo una serie di passaggi, attraverso un decreto del Presidente del consiglio. Ma i mesi sono passati e nulla, o quasi, è accaduto. Sempre nel timore di non scoprire le carte su questo dossier delicatissimo.
FUORI PROGRAMMA Il nuovo che avanza. Già a marzo del 2015 il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi (nella foto) aveva anticipato che la tempistica per la trasmissione degli atti in Europa non sarebbe stata rispettata e che si sarebbe proceduto a inviare una semplice bozza del programma nazionale sul nucleare, un piano del tutto informale. Privo della necessaria valutazione ambientale strategica e comunque sguarnito dell’elemento più significativo rispetto all’intenzione di fare sul serio: l’indicazione del sito dove costruire il deposito nazionale. Indicazioni di massima, insomma (l’inventario del materiale nucleare, una tempistisca sui passaggi più importanti previsti dal programma ed eventualmente i costi previsti) destinate a non accontentare le richieste dell’Europa. Ma, a quanto pare, non è stato inviato neppure questo. E dunque gli uffici europei, dopo aver ripetutamente sollecitato l’invio della documentazione, hanno dato un ultimatum: il 13 gennaio, oggi.
BOTTA E RISPOSTA “Per questo governo i temi ambientali sono evidentemente secondari”, dice l’europarlamentare del M5S, Rosa D’Amato che da mesi denuncia l’impasse con una serie di interrogazioni a cui a breve se ne aggiungerà un’altra, sulla conformita alle norme Ue dei costi per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi degli impianti italiani “dal momento che ricadono sui cittadini attraverso le bollette elettriche”. La risposta che ha intanto ricevuto non lascia spazio all’immaginazione. Dalla direzione generale Energia di Bruxelles è arrivata la conferma che “l’Italia non ha ancora presentato il suo programma, tant’è che la Commissione, secondo quanto ci ha comunicato nella lettera, ha dovuto sollecitare, da ultimo l’11 dicembre, le autorità italiane chiedendo chiarimenti sui tempi di attuazione”, dice D’Amato. Un ulteriore mese di tempo che finisce oggi. “In caso di mancata risposta, si legge nella lettera, la Commissione prenderà azioni appropriate nel rispetto della legge comunitaria”.
ISPETTORATO FANTASMA Più che una ipotesi si tratta di una prospettiva inevitabile. Il programma che andava definito già entro il 31 dicembre 2014 dovrà essere adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente, sentiti il Ministro della salute, la Conferenza unificata. E l’autorità di regolamentazione, l’Isin e cioè l’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, istituito nel 2014, ma tuttora non operativo per la mancata designazione dei suoi organi costitutivi. O meglio. Una nomina, l’unica, è stata fatta, quella per l’incarico del direttore generale nella persona di Antonio Agostini. La vicenda, anche questa surreale, è così descritta in una recente relazione della commissione parlamentare d’inchiesta sulle Ecomafie: nonostante la nomina risalga a novembre del 2014 (13 mesi fa) “non è mai stata perfezionata, verosimilmente per le forti riserve che la designazione aveva da più parti suscitato riguardo alla rispondenza della persona indicata ai requisiti che la legge stabilisce in modo puntuale”.
PASTICCIO ISTITUZIONALE Queste forti riserve però – come ricorda la stessa relazione – si erano manifestate solo dopo che un’inchiesta de ilfattoquotidiano.it aveva rivelato l’opacità di alcune erogazione di fondi comunitari alla ricerca quando Agostini era direttore generale del Miur. Il clamore dell’inchiesta giornalistica su quella vicenda, finita nel frattempo sotto la lente di ingrandimento della magistratura, ha fatto fiutare il pericolo al governo. Che ha tentato di evitare il peggio fermando tutto. Ma su quella nomina pesa giuridicamente l’avvenuta ratifica del Parlamento: di qui l’enorme e inestricato pasticcio istituzionale.
FIGURACCIA FINALE Al parere favorevole alla scelta da parte delle commissioni competenti di Camera e Senato avrebbe dovuto far seguito la delibera del Consiglio dei ministri e il successivo decreto di investitura da parte del presidente della Repubblica. Ma da allora l’iter non ha fatto progressi: né il governo ha deciso di perfezionare la nomina né ha avuto la forza di revocarla. Si è inizialmente sperato su un passo indietro di Agostini che togliesse tutti dall’imbarazzo. Ma non c’è stato. Visibilissimi invece gli effetti, anche grotteschi di questa vicenda. Il ministro dello Sviluppo economico, nel corso della sua audizione a Palazzo San Macuto del 31 marzo 2015, aveva riacceso la speranza che si fosse trovata una soluzione onorevole per tutti: “L’iter della delibera è nella fase finale”. Ma siamo a gennaio 2016. E nulla ancora è accaduto.
Aggiornato il 10 agosto 2017 senza alcuna richiesta dell’interessato– I procedimenti penali e gli accertamenti contabili nei confronti di Antonio Agostini citati in questo articolo nel 2017 hanno dato esito ad archiviazioni e proscioglimenti: il Gup di Roma lo ha prosciolto, nell’ambito del procedimento N.56860/14 RGNR con sentenza 23/5/2017, mentre il Gip di Roma ha, altresì, archiviato, su richiesta della Procura, il procedimento penale RGNR5756/15. Si è concluso con l’archiviazione anche il procedimento contabile instaurato dinanzi alla Corte dei Conti del Lazio con decisione comunicata il 21/2/2017.
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Palermo, 19 feb. (Adnkronos) - I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, unitamente a personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Gruppo Operativo Regionale Antifrode - Gora), hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Termini Imerese (su richiesta della Procura termitana), con cui è stato disposto il sequestro preventivo di 10 complessi aziendali, nonché di beni e di disponibilità finanziarie per oltre 15 milioni di euro nei confronti di 13 soggetti (anche per equivalente). Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo in co-delega con il citato Ufficio dell’A.D.M., hanno consentito di ricostruire l’operatività di un’associazione per delinquere attiva nelle province di Palermo, Agrigento e Catania e dedita alla commissione di illeciti tributari, con particolare riferimento alla commercializzazione di prodotti energetici sottoposti ad aliquota agevolata (c.d. “gasolio agricolo”).
Secondo la ricostruzione compiuta, la frode avrebbe permesso di sottrarre al pagamento delle imposte oltre 11 milioni di litri di prodotto petrolifero e sarebbe stata perpetrata attraverso l’utilizzo strumentale di operatori economici del settore e la predisposizione di documentazione mendace. Più nel dettaglio, diversi depositi commerciali riconducibili ai vertici del sodalizio criminale avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti e predisposto DAS fittizi al fine di documentare cartolarmente la vendita di carburante a “società di comodo” o aziende del tutto ignare di quanto avveniva, mentre lo stesso, in realtà, veniva ceduto “in nero” a soggetti terzi non aventi titolo a riceverlo. Il che consentiva a questi ultimi di praticare prezzi fortemente concorrenziali a discapito degli altri operatori del settore.
Il descritto sistema di frode - come accertato all’esito di indagini tecniche, servizi di riscontro su strada e mirate attività ispettive - avrebbe garantito un significativo abbattimento dell’I.V.A. e delle Accise dovute, oltre che delle imposte dirette, generando un’evasione d’imposta, e un conseguente danno alle casse dello Stato, pari a 15.231.376,80 euro. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici, irregolarità nella loro circolazione e illeciti di natura tributaria.
Abu Dhabi, 19 feb. (Adnkronos) - Il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato negli Emirati Arabi Uniti, ultima tappa del suo primo tour in Medio Oriente, dopo i colloqui di ieri con i funzionari russi a Riad. Rubio incontrerà ad Abu Dhabi il presidente degli Emirati Mohammed bin Zayed Al Nahyan e il ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed Al Nahyan.
La visita di Rubio negli Emirati Arabi Uniti precede il vertice di venerdì in Arabia Saudita dei sei Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo, nonché di Egitto e Giordania, per rispondere al piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per la Gaza del dopoguerra.
L'amministrazione Trump, che respinge qualsiasi ruolo futuro di Hamas nel devastato territorio palestinese, ha invitato i paesi arabi, fermamente contrari a qualsiasi spostamento dei palestinesi da Gaza, a proporre alternative al piano del presidente degli Stati Uniti.
Kiev, 19 feb. (Adnkronos) - Il massiccio attacco notturno con droni russi contro la città e l'oblast meridionale di Odessa ha ferito almeno quattro persone, tra cui un bambino. Lo ha riferito il governatore Oleh Kiper, secondo cui nell'attacco sono rimasti danneggiati una clinica pediatrica, un asilo, grattacieli e alcune automobili.
Tel Aviv, 19 feb. (Adnkronos) - I caccia israeliani hanno colpito depositi di armi appartenenti all'ex regime siriano di Bashar Assad a Sasa, nella Siria meridionale. Lo ha reso noto l'esercito israeliano in una nota.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprisse un processo, Jair Bolsonaro rischierebbe una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".
Roma, 19 feb. - (Adnkronos) - Un incendio è divampato tra martedì e mercoledì poco, dopo le 4 di mattina, in un appartamento all'ultimo piano di un palazzo sulla circonvallazione Gianicolense. Una donna di 89 anni è morta nel rogo. Sul posto i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme e la polizia.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprirà un processo, Jair Bolsonaro rischierà una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".