Due concessionari Fiat Chrysler, parte del gruppo Napleton di Chicago, hanno citato in tribunale FCA accusando l’azienda di aver offerto ingenti somme di denaro ai venditori che accettavano di contabilizzare fra i veicoli venduti anche una parte di quelli invenduti. È la singolare vicenda riportata da Larry P. Vellequette su Automotive News, sito americano specializzato nell’industria dell’auto. Il fine di FCA sarebbe stato quello di gonfiare i risultati dei report mensili sulle vendite del mercato americano, dove il gruppo italo-americano ha archiviato 69 mesi consecutivi di crescita anno su anno da quando s’è salvata dalla bancarotta. Nessun altro costruttore ha mai raggiunto un simile record negli States.

Secondo Automotive News, i venditori erano pagati per dichiarare vendite fasulle l’ultimo giorno del mese e per cancellarle il primo giorno lavorativo successivo, “prima che la garanzia di fabbrica fosse attivata”. Secondo la denuncia, i responsabili di FCA erano a conoscenza delle dichiarazioni falsate e premiavano i manager locali per il raggiungimento degli obiettivi di vendita pur sapendo che l’avevano fatto tramite dichiarazioni fittizie.

Un esempio concreto di come, secondo il gruppo Napleton, FCA agiva: uno dei manager del gruppo offrì a Edward Napleton, proprietario della concessionaria, 20.000 dollari “per riportare falsamente le vendite di 40 nuovi veicoli” alla fine di un mese. I soldi sarebbero stati nascosti in contabilità come un credito sulla pubblicità. Napleton rifiutò, e così venne a sapere che nei mesi precedenti uno dei suoi dipendenti aveva accettato di contabilizzare 16 veicoli invenduti come venduti. Un altro concessionario Chrysler Jeep Dodge Ram in diretta compezione con Napleton, secondo l’accusa, avrebbe riportato la vendita fittizia di 85 veicoli ricevendo dalla Casa madre “decine di migliaia di dollari come pagamento per la complicità”-

Edward Napleton – che con la sua famiglia controlla più di 50 concessionari di varie marche in Illinois, Florida, Pennsylvania e Missouri e vende più di 20.000 auto l’anno – sostiene che FCA avrebbe di fatto creato un doppio listino con il suo aggressivo piano “Volume Growth Program”, che premia ogni mese i concessionari che raggiungono determinati livelli di vendita e “punisce” chi non li raggiunge alzando gli obiettivi per il mese successivo. Inoltre, FCA premierebbe le concessionarie che riportano vendite fasulle concedendogli un numero più alto dei modelli più richiesti dal mercato, e dunque i più facili da vendere.

La diffusione della notizia, unita ai dati di vendita di automobili Russia nel 2015 (-46%) hanno trascinato il marchio al ribasso in Borsa. Attorno all’una il titolo Fca, riammesso agli scambi di Piazza Affari dopo il terzo congelamento dall’apertura, cedeva il 9,83% a 6,7 euro, poco sopra il minimo di 6,63 euro raggiunto nella mattinata.

In serata, la Casa ha diffuso una nota stampa nella quale afferma che, “sebbene l’atto di citazione non sia ancora stato notificato a FCA US, la società è convinta del fatto che la causa sia infondata e sia stata promossa dal legale interno del concessionario proprio nel momento in cui FCA US discuteva con il gruppo del concessionario della necessità che quest’ultimo rispettasse i propri impegni in base a taluni dei contratti di concessione. La società ha piena fiducia nella integrità dei suoi processi di business e dei suoi rapporti con la rete e intende difendere vigorosamente il caso”.

Notizia aggiornata alle 21.10 con la risposta di FCA.

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