Era atteso da settimane, ora c’è l’annuncio ufficiale. La Commissione Ue ha avviato un’indagine “approfondita” per stabilire se il sostegno dato dallo Stato italiano all’Ilva rispetti le norme sugli aiuti di Stato. Bruxelles “vaglierà in particolare se l’accesso agevolato al finanziamento accordato all’Ilva per ammodernare lo stabilimento di Taranto le dia un vantaggio sui concorrenti”. Data l’urgenza di decontaminare il sito, la Commissione prevede però “garanzie che consentano all’Italia di attuare subito il risanamento ambientale” a Taranto. Nel mirino, dunque, ci sono i circa 2 miliardi concessi in diverse tranche al siderurgico per le attività ordinarie e il rilancio, non quelli finalizzati a mettere in regola il gruppo con le norme sulla protezione dell’ambiente. Tuttavia la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha chiarito che c’è una condizione: che “la spesa sostenuta sia poi rimborsata dall’inquinatore”.
Il provvedimento, secondo il ministro per lo Sviluppo Federica Guidi, è un “atto dovuto” e ci sono “importanti aperture da Bruxelles”. E’ “molto positivo che la Commissione abbia riconosciuto l’importanza che, per far fronte all’emergenza ambientale e alla relativa procedura d’infrazione aperta da anni, siano necessari fondi pubblici”, ha detto Guidi.
Vestager ha spiegato che a fronte della sovraccapacità produttiva che caratterizza l’industria siderurgica Ue “le norme sugli aiuti di Stato consentono solo di promuovere la competitività a lungo termine e l’efficienza delle acciaierie, ma non di sostenere i produttori che versano in difficoltà finanziarie” come invece i governi italiani hanno fatto per anni. La Commissione consente per esempio “di sostenere le attività di ricerca o di alleviare i costi energetici delle imprese siderurgiche, “si occupa di evitare distorsioni nel commercio internazionale applicando provvedimenti antidumping o antisovvenzioni. Si evitano così i danni di una corsa alle sovvenzioni fra gli Stati membri e si scongiura il rischio che l’erogazione incontrollata di aiuti di Stato in un Paese metta ingiustamente a repentaglio migliaia di posti di lavoro in tutta l’Ue”.
Nel caso specifico dell’Ilva, “collaboreremo con l’Italia per superare le nostre attuali preoccupazioni. La migliore garanzia di un futuro sostenibile per la produzione siderurgica nel Tarantino è la cessione delle attività dell’Ilva a un acquirente che le metta in conformità con le norme ambientali e le sfrutti a scopi produttivi”. Come è noto il governo, dopo lo stop della Svizzera al rientro in Italia degli 1,2 miliardi confiscati ai Riva, ha avviato il processo di vendita del gruppo: i privati interessati hanno tempo fino al 10 febbraio per farsi avanti. Intanto il siderurgico è finito nella bufera per un’altra vicenda, la nomina a direttore generale di Marco Pucci, condannato in Cassazione a sei anni e dieci mesi per omicidio colposo per la morte dei sette operai alla ThyssenKrupp di Torino. Nella tarda serata di martedì il manager ha rinunciato all’incarico.