Il liceo francese di Chateaubriand si allarga nel parco Strohl-Fern, un’area vincolata nel cuore di Villa Borghese. Con la benedizione del commissario straordinario di Roma, Francesco Paolo Tronca, che “ha annunciato il 31 dicembre 2015 la delibera del progetto Casone”, come riferiscono fonti ufficiali del liceo francese. Si tratta di una semplice ristrutturazione? Non proprio. Nei piani della scuola guidata da Joël Lust c’è infatti molto di più: “La ristrutturazione del casone (struttura che affaccia sul Gianicolo, ndr) è da anni in attesa della “dichiarazione di pubblica utilità“, esclusivamente perché i lavori ipotizzati dalla direzione del liceo “prevedono un aumento della superficie totale del Casone di circa 600 metri quadrati”, si legge in una lettera dell’associazione degli allievi di Chateaubriand, Upel, alla direttrice dell’Agenzia pubblica per le scuole francesi all’estero, Hélène Farnaud-Defremont.
Peccato però che un eventuale ampliamento della struttura contrasterebbe con leggi nazionali a tutela del parco dei musei. Inoltre il progetto si scontrerebbe anche con le ultime volontà del letterato e pittore Alfred Wilhelm Strohl-Fern che, nel 1926, lasciò la proprietà allo Stato francese perché la destinasse a “opere francesi di utilità pubblica, a condizione che ne venissero conservati l’aspetto paesistico e le antiche alberature”.
Sulla questione lo Chateaubriand, che ha già effettuato la gara d’appalto per i prefabbricati che ospiteranno temporaneamente gli allievi, fa sapere che è tutto in regola: “Si prevede il rilascio del permesso di costruire del Casone nelle prossime settimane”, spiegano dalla scuola. Il liceo ha già “ottenuto tutte le autorizzazioni (soprintendenza, vigili e asl) per installare i prefabbricati all’interno del parco di Villa Strohl-Fern”. Tutto tace invece da Parigi. Anche perché la proprietà della villa è recentemente passata dalla scuola alla rete Aefe alla quale Chateaubriand dovrà ora pagare un affitto. La scuola romana, in utile, è insomma diventata per Parigi una mucca da mungere.
Per l’Aefe l’ampliamento del plesso capitolino è infatti un affare non da poco dal momento che si potrà allargare il numero di allievi e incrementare i guadagni che andranno a compensare in parte i tagli fatti da Françoise Hollande al sistema educativo all’estero. Per non parlare del fatto che i lavori saranno all’80% a carico delle famiglie degli allievi che attualmente frequentano la scuola. Per Parigi, però, l’eventuale ampliamento della scuola nel parco Strohl-Fern sarebbe il coronamento di un sogno di vecchia data: i francesi ci hanno già provato nel 1984 con l’obiettivo di edificare 51mila metri cubi ampliando i padiglioni scolastici che vennero costruiti nel ’63 con l’impegno di “poterli rimuovere in qualsiasi momento e senza compenso”.
Fu così che ebbe inizio un tira e molla fra i due Stati, ancora in pieno divenire. Nel ’71 l’Italia fu a un soffio dall’arrivare a una soluzione proponendo uno spostamento della scuola all’Acqua Acetosa, ma l’operazione fallì. Nel 1990 poi la legge 396 stabilì che la scuola avrebbe dovuto lasciare il parco. Questa volta fu l’ex sindaco Walter Veltroni a intervenire per tutelare gli interessi della scuola francese in cui hanno studiato generazioni di politici, industriali e intellettuali romani. A nulla valse che, per venire incontro ai cugini d’Oltralpe, lo Stato italiano avesse anche acquistato un terreno a Val Cannuta pagandolo nel 1992 ben 11 miliardi di vecchie lire. Mediatore Giulio Andreotti, l’Italia fece persino la variante al piano regolatore e il progetto esecutivo della nuova struttura francese, mai realizzata.
Nel ’99 poi, in un’interrogazione parlamentare, Athos De Luca (allora nei Verdi, oggi nel Pd) chiese conto al ministro degli Esteri dei tempi dello spostamento della scuola per procedere finalmente alla “realizzazione di un progetto predisposto dalla Soprintendenza archeologica e finanziato coi fondi della legge n. 651 del 1996, per riunire in un unico complesso Villa Poniatowski e Villa Giulia, entrambe a ridosso di Villa Borghese e del Borghetto Flaminio”. Nel Duemila toccò alla senatrice Tana De Zulueta. Ma non ci fu nulla da fare: il liceo è rimasto dov’è. E anzi, nel 2005, dopo cinquant’anni, è stata per la prima volta riconosciuta la sua presenza nel parco monumentale in una convenzione fra il Comune di Roma, lo Stato francese e quello italiano.
E ora c’è anche il rischio che i lavori condizionino il delicato equilibrio di un parco fatto di piante ultra secolari che hanno ispirato artisti come Arturo Martini, Giorgio De Chirico, Carlo Socrate, Virgilio Guidi e Carlo Levi? “Hanno appena tagliato sette pini”, si rammarica la figlia del pittore Francesco Trombadori, Donatella, presidente dell’associazione Amici di Villa Strohl-Fern. “Uno era malato, gli altri no. Sono ormai solo nei quadri degli artisti che li hanno immortalati. Sono stati ripiantati dei pini, ma senza rispettare la disposizione originale. Sarebbe questo il modo di preservare un parco vincolato?”. Per non parlare dello spirito mecenate di Strohl-Fern che rischia di svanire assieme alla bellezza del paesaggio.