Gli effetti “irragionevoli” della prescrizione. Il reato di immigrazione clandestina “inutile e dannoso“. La lotta al jihadismo che deve essere condotta nel rispetto delle regole. E leggi varate sull’onda dell’emergenza. Sono questi i principali temi toccati dal primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio nella sua relazione per l’apertura dell’anno giudiziario, che si è tenuto nell’Aula magna della Suprema Corte alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. “Vorrei davvero che la cerimonia per l’apertura dell’anno giudiziario non fosse considerata un semplice rito, solenne nella forma ma ripetitivo e perciò inutile nella sostanza, bensì riuscisse a segnare uno spazio di riflessione e di dialogo e a trasmettere alla comunità nazionale un messaggio di speranza, fiducia e impegno per una più feconda stagione della Giustizia”, ha esordito Canzio ringraziando Mattarella per aver “onorato l’Assemblea generale della Corte di Cassazione con la sua presenza”, oltre agli ospiti e agli amici intervenuti insieme a “tutte le donne e gli uomini che lavorano per la Magistratura e per la Corte”.
“Depotenziare la prescrizione”
Il primo presidente è entrato poi nel vivo della relazione partendo dalla prescrizione, che, così come è stata modificata, “irragionevolmente continua a proiettare la sua efficacia pure nel corso del processo, dopo l’avvenuto esercizio dell’azione penale o addirittura dopo che è stata pronunciata la sentenza di condanna di primo grado, mentre sarebbe logico, almeno in questo caso, che il Legislatore ne prevedesse il depotenziamento”.
“Reato clandestinità dannoso”
Critiche anche al reato di immigrazione clandestina: “La risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigoroso provvedimento di espulsione, darebbe risultati concreti”.
“No a norme ispirate da logiche di emergenza”
“Sarebbe auspicabile, pur nella mutevolezza degli aspetti economico-sociali da cui è contraddistinta la modernità, che il Legislatore evitasse d’intervenire sul tessuto normativo con modifiche troppo frequenti, spesso ispirate a logiche emergenziali poco attente ai profili sistematici dell’ordinamento, rendendo così difficile il formarsi di orientamenti giurisprudenziali di lungo periodo e, per ciò stesso, più stabili e affidabili”, ha auspicato.
“Lotta al terrorismo nel rispetto della Costituzione”
Poi Canzio ha affrontato il tema della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Da condurre “nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato”. “Diversamente tradiremmo la memoria” dei magistrati “caduti in difesa dei più alti valori democratici”, come Emilio Alessandrini, il giudice che condusse le indagini sulla strage di Piazza Fontana e sul terrorismo di destra e sinistra “colpito a morte da un gruppo di fuoco di Prima linea”. Oltre al “sacrificio” di Alessandrini, il primo presidente ha ricordato quello di Guido Galli, Mario Amato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme ai “tanti magistrati vittime del terrorismo e della mafia”. Non sono stati degli “eroi (come mai avrebbero voluto definirsi), ma un modello di riferimento al quale ogni magistrato dovrebbe ispirarsi per il messaggio di speranza, fiducia, forza della ragione e della democrazia contro la violenza e le farneticazioni di coloro nei quali si annida il ‘cuore di tenebrà, traendo dal loro fulgido esempio un monito per la legittimazione, la credibilità, l’autorevolezza della giurisdizione”.
“Progetto di riforme è incoraggiante”
“Il progetto riformatore” messo in campo dal governo e dal Parlamento nel settore penale “sta dando risultati incoraggianti negli uffici di merito”, mediante le riforme degli istituti della contumacia, della messa alla prova, della particolare tenuità del fatto, e le misure alternative di deflazione al carcere e “più in generale, del sistema sanzionatorio, in una logica prevalente di prevenzione e di depenalizzazione”, ha poi sottolineato il primo presidente.
“Cassazione versa in crisi di funzionamento”
Rilevando, però, che questi effetti positivi non si registrano in Cassazione dove i ricorsi penali di nuova iscrizione (53.539) superano quelli smaltiti (51.702) nonostante il maggior lavoro dei consiglieri (487 sentenze pro capite contro le 477 del 2014). La pendenza penale ammonta a 35.980 cause e la durata media è di sette mesi e nove giorni (al di sotto della soglia europea). “Irrisorio” il numero delle prescrizioni (677 pari all’1,7% delle definizioni). Altissimo il tasso di inammissibilità (64,2%). La Cassazione versa “in uno stato di profonda e visibile crisi di funzionamento e di identità“, i dati di fine anno “segnano l’insuccesso di una strategia mirata alla deflazione delle pendenze e del pesante arretrato mediante il mero aumento della produttività, fino al limite dell’esaurimento delle energie dei magistrati e del personale”. Ormai è a rischio “la qualità della giurisdizione di legittimità”, sommersa da una mole di ricorsi (105mila le cause civili pendenti da oltre tre anni, quelle tributarie sono il 32,7% quelle di lavoro il 14,3%) che ha “proporzioni mostruose” rispetto a quelle, molto esigue, di altre Corti. Se continua così, ha avvertito Canzio, la Cassazione scivolerà sempre più nel “modesto ruolo di Corte di revisione o di terza istanza“, abdicando a quello di ‘Corte del precedente’. “Si impone l’urgente e coraggioso avvio di un percorso di autoriforma, mediante l’adozione, anche sperimentale, di misure organizzative interne, radicali e inedite”.
Orlando: “Nuovi diritti per società che cambia”
Nel corso della cerimonia è intervenuto anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “L’attività del giudice, quella di applicare la legge al caso concreto, non può sottrarsi al cambiamento. Il riconoscimento di nuovi diritti è appunto questo: l’applicazione di principi fondamentali ad una società che è cambiata. La presunta supplenza” della giustizia “si determina quando la politica non sa fare altrettanto”.