Unione Europea

Anche sa la parola si spreca sulla stampa, l’accordo raggiunto tra Margrethe Vestager, commissario Ue alla concorrenza e il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, ha poco a che fare con una qualche forma di Bad Bank.
Con questo termine, si fa tipicamente riferimento alla creazione di una nuova struttura che si faccia carico di tutti i crediti difficilmente recuperabili. Quindi, si parte da una banca con una grande quota di crediti difficilmente esigibili (o altri asset illiquidi e dal recupero incerto) e si separa la parte buona “good bank” da quella che erediterà tutti gli asset di incerta valutazione. Questa operazione ha un costo che deve essere assorbito azzerando tutto o parte del capitale dell’istituto di partenza, e spesso integrando con contributi da parte dello Stato o di altre banche intervenute in soccorso.
In italia si è parlato a lungo di una qualche ipotesi di conferimento dei crediti cattivi delle principali a una qualche nuova entità (bad bank di sistema) ventilando a volte la possibilità di un intervento dello Stato. Questo tipo di intervento non sarebbe stato tuttavia compatibile con la normativa sugli aiuti statali.
Come è andata a finire? La Ue ha confermato che il meccanismo chiamato GACS proposto dal governo italiano, nella misura in cui viene strutturato a prezzi di mercato non costituisce aiuto di Stato, e dunque può essere posto in essere.

Cosa sono i GACS? L’acronimo sta per Garanzia sulle cartolarizzazione delle sofferenze e si tratta di una sorta di assicurazione sui crediti per cui lo Stato incassa un premio anticipato e si impegna a coprire eventuali future mancanze nel recupero di un credito. Trattandosi in teoria di operazione a condizioni di mercato lo stato dovrebbe, non solo non perderci, ma addirittura guadagnare da questo tipo di sistema.
Perché lo Stato dovrebbe mettersi a fare l’assicuratore a condizioni di mercato? Teoricamente questo dovrebbe avvenire solo quando nessun operatore privato è disposto a prendere un certo tipo di posizione e il governo ritiene di pubblica utilità che quella posizione venga presa. Qui gli operatori privati ci sarebbero e, forse, la misura può essere letta con valenza più politica col significato che non ci saranno appunto interventi di Stato (se non quelli avrebbe comunque potuto realizzare il mercato).

Come riassumere questa intricata vicenda piena di tecnicismi complicati?
Proviamoci per punti.
1-Le banche italiane hanno una grande quantità di crediti cattivi (difficili da recuperare) cresciuta molto negli ultimi anni;
2-questo fatto desta preoccupazione perché non sapendo quale sarà il reale recupero su questi crediti c’è il dubbio che possano compromettere seriamente il bilancio delle banche;
3-tutte le autorità di vigilanza e di governo vogliono che questo fardello si alleggerisca e che le banche riducano i crediti cattivi;
4-questo vuol dire cederli o fare accantonamenti prudenziali ed entrambe le soluzioni hanno un costo per le banche difficile da sopportare;
5-il governo coi i GACS offre un aiutino che consente alle banche di cedere più agevolmente (e a prezzo più alto) i crediti meno cattivi.

Che c’entra la cartolarizzazione? Si tratta di uno strumento tecnico che verosimilmente potrebbe consentire alle banche di “spalmare” nel tempo il costo del risanamento di bilancio.

Ok, ma noi cittadini comuni cosa dovrebbe interessare di questa faccenda?
Il messaggio più importante è che non verranno utilizzati soldi dei contribuenti per sussidiare la pulizia di bilancio del sistema bancario e possiamo quindi tirare un sospiro di sollievo.
Sul lato tecnico- politico si suggerisce agli istituti di montare meccanismi di cartolarizzazione per dilazionare nel tempo il peso del risanamento.

Se e quando questo risanamento sarà avvenuto davvero, possiamo attenderci che il sistema bancario si trovi in condizioni migliori per assolvere il suo ruolo istituzionale nei confronti della collettività.

@massimofamularo

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