I fondi alle associazioni culturali promessi da Matteo Renzi sono entrati in legge di Stabilità. Ma i milioni sono 100 invece dei 150 dichiarati dal premier nel 2015, quando a pochi giorni dagli attentati di Parigi ha presentato il “pacchetto sicurezza e cultura“. Le risorse arriveranno dal 2 per mille dell’Irpef che i contribuenti potranno destinare alle associazioni, come già avviene per i partiti politici. La scelta è possibile già nella dichiarazione dei redditi di quest’anno. Una buona notizia, a patto che la procedura di attuazione sia costruita con chiarezza e trasparenza. L’esatto contrario di come funziona oggi il 5 per mille alla cultura, l’unico dove non è il contribuente a scegliere il beneficiario ma lo Stato, con criteri surreali e ritardi incredibili: le somme del 2013 non sono state ancora pagate.
I decreti attuativi del 2×1000 sono ancora in alto mare – Al momento è ancora tutto da fare sul 2 per mille. L’articolo della legge di Stabilità parla di un “apposito elenco istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri”, dove “i requisiti e i criteri per l’iscrizione nell’elenco sono stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dei beni culturali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge”, cioè l’1 febbraio 2016. Il ministero dei Beni culturali fa sapere che “il provvedimento non è ancora perfezionato”. Il nodo fondamentale da sciogliere saranno i criteri di ammissibilità al contributo. La norma parla genericamente di “associazioni culturali”, ma occorrono paletti più precisi per evitare che possano accedere al beneficio scatole vuote oppure realtà collegate ai partiti politici, che così farebbero il bis del due per mille già a loro destinato.
“Scelga il contribuente, non lo Stato” – “La cosa più importante è che il contribuente possa scegliere la sua associazione indicando il codice fiscale nel modello Irpef, come per il volontariato”, dice il direttore generale del Fai, Angelo Maramai. “Evitiamo per favore di replicare il meccanismo del 5 per mille alla cultura, dove i beneficiari li sceglie lo Stato con criteri incomprensibili”. La legge di Stabilità sembrerebbe andare in questa direzione, visto che il decreto atteso per febbraio dovrà stabilire i criteri e le modalità per il riparto e la corresponsione delle somme sulla base delle scelte operate dai contribuenti, recita ancora la norma. “Suggerisco di approfittare dell’occasione per sanare le anomalie nel 5 per mille e introdurre la scelta con il codice fiscale anche per la cultura”, conclude Maramai.
Rimane aperta la questione se il 2 per mille andrà a sostituire il 5 per mille. Non sembra che sia così e certo non lo vogliono le associazioni, visto che l’attuale 5 per mille alla cultura interessa poche decine di realtà. La maggior parte, infatti, concorre al beneficio nella veste di organizzazioni di volontariato, perché la procedura è molto più semplice. Per le non profit impegnate nella cultura il 2 per mille sarebbe un’opportunità in più, senza contare che la misura inserita nella manovra potrebbe essere transitoria e non venire confermata nei prossimi anni.