Ennesimo attacco contro Lirio Abbate. Definito in un’aula di tribunale “Delirio Abbate“. A puntare il dito contro il giornalista dell’Espresso è l avvocato dell’ex Nar Massimo Carminati accusato (il processo è ancora in corso in primo grado) di essere il capo di Mafia Capitale. Questa volta però Giosuè Naso parla del giornalista davanti ai giudici della corte d’appello di Roma nell’ambito di un altro processo: quello in corso in secondo grado al clan Fasciani.
Naso, a pochi metri dalla procura, non perde occasione durante la sua arringa di parlare anche del procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. “Noi aspettiamo la vostra sentenza con particolare attenzione – afferma Naso – perché vogliamo vedere se voi sarete nelle condizioni di emettere una sentenza politicamente scorretta, a differenza di quello che si attende da voi da una certa parte della giurisdizione di questo tribunale. Senza nascondersi dietro il classico ditino, ma il processo Fasciani fa parte di una certa operazione di politica giudiziaria, nella quale vi è una regia inequivoca e tanto per essere chiari è del nuovo procuratore della repubblica di Roma, Pignatone che è venuto a Roma pensando che Roma fosse una grande Reggio Calabria per applicare metodi investigativi e processuale tipici di città come Reggio. La regia è articolata, complessa, suggestiva.”
Insomma per l’avvocato fa tutto parte di un disegno. Poi il riferimento all’inchiesta di Lirio Abbate che ha anticipato la mappa della grande criminalità romana. “Ricorderete che tre anni e mezzo fa L’Espresso se ne uscì con un servizio richiamato in copertina, un servizio di un certo Lirio Abbate del quale io deformo sistematicamente il nome e lo chiamo Delirio Abbate che si intitolava “I quattro re di Roma” e i quattro re di Roma erano identificati in quattro imputati eccellenti nel senso paraddossale del termine: Carmine Fasciani, Michele Senese, Ferruccio Casamonica e Massimo Carminati. Novembre 2012 quando nessuno dei quattro era tratto a giudizio di un tribunale.”
Naso è un fiume in piena davanti ai giudici. “Lirio Abbate – continua l’avvocato – che casualmente è di Palermo, che casualmente ha lavorato a Palermo quando c’era Pignatone, che frequenta ambienti frequentati dal procuratore Pignatone, sempre casualmente a novembre del 2012 pubblica un articolo nel quale richiama l’esistenza e il dominio criminale su Roma dei quattro re di Roma. Perché non hanno dato a Delirio Abbate il premio Pulitzer, perché uno che prevede con largo anticipo quello che succederà tre anni successivi. Perché succede esattamente quello che viene scritto in quegli articoli.”