
Che in Italia non esistano ancora le Unioni civili ci rende la vergogna dell’Europa e la solita spaccatura tra cattolici e laici al governo su un disegno di legge ragionevole e ben fondato è un triste déjà vu di anni passati che dura davvero da troppo tempo. Ma il problema della sinistra, o meglio dei laici al governo e anche di quelli all’opposizione come Sel, è di non saper difendere né le famiglie diverse da quelle tradizionali con abbastanza vigore – dovrebbe essere un punto non negoziabile – né le famiglie tradizionali, che vengono con inquietante leggerezza considerate appannaggio della destra cattolica e ad essa letteralmente abbandonate.
Da questo punto di vista i laici progressisti dovrebbero essere capaci di promuovere un “families day” che tutte le famiglie includa, perché le famiglie, appunto, sono tutte uguali, tradizionali e omosessuali, con un figlio o dodici figli. Tutte hanno gli stessi bisogni, tutte chiedono ad uno Stato che non le aiuta, anzi le vessa, di avere politiche familiari degne di questo nome, e dunque asili, sussidi familiari universali (non le magre detrazioni o gli assegni dati a chi ha un reddito da fame), ma soprattutto una capacità di includere nello spazio pubblico e nell’agenda politica il tema famiglia, facendone, com’è giusto che sia, un tema politico, se è vero che i genitori crescono i futuri cittadini senza i quali non si potranno pagare le pensioni del futuro né far andare avanti la società.
Insomma la famiglia in sé è un valore, ma questa semplice constatazione sembra non essere capita né da chi non vuole difendere le unioni civili, né da chi difende solo le unioni civili ma non la famiglia tradizionale. Si potrebbe invece convergere tutti quanti sul sostegno alle famiglie qualunque esse siano parlando un altro linguaggio: quello, appunto, del welfare e dei servizi ad un bene prezioso quale la famiglia è. Invece, proprio come i cattolici si sentono i rappresentanti esclusivi della famiglia tradizionale, sbagliando, così i laici di sinistra si sentono rappresentanti esclusivi della famiglia non tradizionale, portando avanti -peraltro debolmente e spesso in maniera confusa – i diritti delle famiglie omosessuali, ma non quelli delle famiglie tout court.
Certo che è urgente dare riconoscimento alle famiglie omosessuali- è la legge più urgente che questo governo dovrebbe rapidamente approvare – ma è anche urgente anche rendersi conto della situazione di sofferenza in cui vivono sia milioni di famiglie, comunque siano composte (fatica ad arrivare a fine mese, a garantire ai propri figli uno standard di vita adeguato, assenza di welfare e servizi), sia centinaia di migliaia di uomini e donne che magari una famiglia la vorrebbero ma non se la possono permettere, perché un figlio oggi costa troppo, che sia figli di etero o di omosessuali.
In breve converrebbe alla sinistra farsi paladina di tutte le forme di famiglia, tradizionale compresa, mettendo in campo vere politiche familiari – come in Francia, dove la famiglia è un bene pubblico e in quanto tale difeso – che sostengano tutti coloro che hanno deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo mettendo al mondo dei figli. Sarebbe un modo per recuperare consenso, sottrarsi agli inutili steccati ideologici, parlare finalmente un linguaggio universale, compreso da tutti e per tutti. Ma la sinistra sembra ancora incapace di capirlo, finendo per non rappresentare né la piazza del Family Day né quella per i diritti degli omosessuali. Due piazze paradossalmente più vicine di quanto i loro organizzatori non credano.
Elisabetta Ambrosi
Giornalista e scrittrice
Politica - 31 Gennaio 2016
Family Day, la sinistra è incapace di difendere la famiglia
Che in Italia non esistano ancora le Unioni civili ci rende la vergogna dell’Europa e la solita spaccatura tra cattolici e laici al governo su un disegno di legge ragionevole e ben fondato è un triste déjà vu di anni passati che dura davvero da troppo tempo. Ma il problema della sinistra, o meglio dei laici al governo e anche di quelli all’opposizione come Sel, è di non saper difendere né le famiglie diverse da quelle tradizionali con abbastanza vigore – dovrebbe essere un punto non negoziabile – né le famiglie tradizionali, che vengono con inquietante leggerezza considerate appannaggio della destra cattolica e ad essa letteralmente abbandonate.
Da questo punto di vista i laici progressisti dovrebbero essere capaci di promuovere un “families day” che tutte le famiglie includa, perché le famiglie, appunto, sono tutte uguali, tradizionali e omosessuali, con un figlio o dodici figli. Tutte hanno gli stessi bisogni, tutte chiedono ad uno Stato che non le aiuta, anzi le vessa, di avere politiche familiari degne di questo nome, e dunque asili, sussidi familiari universali (non le magre detrazioni o gli assegni dati a chi ha un reddito da fame), ma soprattutto una capacità di includere nello spazio pubblico e nell’agenda politica il tema famiglia, facendone, com’è giusto che sia, un tema politico, se è vero che i genitori crescono i futuri cittadini senza i quali non si potranno pagare le pensioni del futuro né far andare avanti la società.
Insomma la famiglia in sé è un valore, ma questa semplice constatazione sembra non essere capita né da chi non vuole difendere le unioni civili, né da chi difende solo le unioni civili ma non la famiglia tradizionale. Si potrebbe invece convergere tutti quanti sul sostegno alle famiglie qualunque esse siano parlando un altro linguaggio: quello, appunto, del welfare e dei servizi ad un bene prezioso quale la famiglia è. Invece, proprio come i cattolici si sentono i rappresentanti esclusivi della famiglia tradizionale, sbagliando, così i laici di sinistra si sentono rappresentanti esclusivi della famiglia non tradizionale, portando avanti -peraltro debolmente e spesso in maniera confusa – i diritti delle famiglie omosessuali, ma non quelli delle famiglie tout court.
Certo che è urgente dare riconoscimento alle famiglie omosessuali- è la legge più urgente che questo governo dovrebbe rapidamente approvare – ma è anche urgente anche rendersi conto della situazione di sofferenza in cui vivono sia milioni di famiglie, comunque siano composte (fatica ad arrivare a fine mese, a garantire ai propri figli uno standard di vita adeguato, assenza di welfare e servizi), sia centinaia di migliaia di uomini e donne che magari una famiglia la vorrebbero ma non se la possono permettere, perché un figlio oggi costa troppo, che sia figli di etero o di omosessuali.
In breve converrebbe alla sinistra farsi paladina di tutte le forme di famiglia, tradizionale compresa, mettendo in campo vere politiche familiari – come in Francia, dove la famiglia è un bene pubblico e in quanto tale difeso – che sostengano tutti coloro che hanno deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo mettendo al mondo dei figli. Sarebbe un modo per recuperare consenso, sottrarsi agli inutili steccati ideologici, parlare finalmente un linguaggio universale, compreso da tutti e per tutti. Ma la sinistra sembra ancora incapace di capirlo, finendo per non rappresentare né la piazza del Family Day né quella per i diritti degli omosessuali. Due piazze paradossalmente più vicine di quanto i loro organizzatori non credano.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.