Mariano Rajoy è uscito dal Palazzo della Zarzuela a mani vuote. Alla fine del secondo giro di consultazioni, l’offerta di formare il nuovo governo Re Felipe VI l’ha fatta a Pedro Sanchez, leader dei socialisti del Psoe, giunto alle spalle il Partito Popolare del premier uscente alle elezioni politiche del 20 dicembre, che hanno dato vita a un Parlamento frammentato, in cui è necessaria una coalizione per arrivare a una maggioranza di governo. Sanchez ha chiesto da tre settimane ad un mese per le consultazioni.
Ma l’impresa si annuncia quasi proibitiva. I numeri dicono che per formare il governo i socialisti dovranno allearsi con Podemos. La prospettiva non piace a una parte del partito socialista, con la fronda guidata da Susana Diaz, ex governatore dell’Andalusia, contraria all’alleanza con il partito di Pablo Iglesias. “Non vedo una coalizione di governo con Podemos”, ha messo in chiaro lunedì Diaz. Perchè? Perché contraria a qualsiasi ipotesi di indipendenza della Catalogna, cui invece Iglesias si è detto a favore.
Da giorni si parla di una soluzione di compromesso in grado di conciliare le posizioni. Soluzione annunciata dallo stesso Sanchez nella conferenza stampa seguita al suo incontro con re Felipe: “Proverò a formare il governo con le forze del cambiamento. Stiamo pensando ad una riforma della costituzione in senso federalista“. Ma i rapporti non sono sereni nemmeno con Podemos. Se Sanchez considera l’ipotesi, Iglesias non vuole sentire parlare di alleanze con Ciudadanos. Nei giorni scorsi il leader aveva chiesto per il suo partito in un governo di coalizione sei ministri e la carica di vicepremier per sé stesso.
La Spagna è uscita dalla tornata elettorale con un Parlamento frammentato e il voto di dicembre ha chiuso definitivamente la porta alle certezze del bipartitismo, la classica alternanza fra popolari e socialisti, che ha governato il Paese dalla fine della dittatura franchista: il Pp ha ottenuto 123 seggi su 350, il Psoe 90, Podemos e i suoi alleati 69, Ciudadanos 40, gli indipendentisti catalani 17, quelli baschi 2, come Izquierda Unida (Iu), e 6 i nazionalisti baschi del Pnv, possibili alleati di Sanchez.