Portarono via mobili e suppellettili, ma anche i piatti doccia, i lavandini, i wc, le vasche, i caminetti, i termosifoni. Quando l’ex ministro Giancarlo Galan e la moglie Sandra Persegato lasciarono Villa Rodella, non organizzarono un trasloco, ma secondo la Procura una specie di saccheggio. Entrambi sono accusati di aver sottratto, danneggiato e disperso quanto si trovava all’interno della lussuosa casa cinquecentesca di Cinto Euganeo, in provincia di Padova, ma il dato nuovo – racconta il Gazzettino – è che la Persegato si è presa tutta la responsabilità, scagionando così l’ex presidente della Regione Veneto.
Villa Rodella era stata sequestrata dopo la sentenza di patteggiamento a 2 anni e 10 mesi per corruzione per il processo sul Mose nei confronti del deputato di Forza Italia. Nello stesso dispositivo il giudice ha deciso la confisca di beni per oltre due milioni e mezzo di euro.. Galan, che dagli arresti domiciliari per mesi ha presieduto la commissione Cultura della Camera, è ancora parlamentare, ma per lui è cominciato l’iter per la decadenza in giunta per le immunità di Montecitorio, come prevede la legge Severino.
Sia Galan sia la Persegato nei giorni scorsi sono stati interrogati dal procuratore capo di Rovigo Carmelo Ruberto. E la moglie dell’ex ministro si è presa tutte le colpe: è stata lei a organizzare la partenza, lui aveva altri problemi da risolvere. Una mossa, probabilmente, per alleviare la posizione di Galan, che già ha scontato diversi mesi agli arresti domiciliari (proprio a Villa Rodella) e ha già una prima sentenza – definitiva da settembre – con cui dover fare i conti. Ma la decisione di portare via caminetti, termosifoni, wc e vasche, secondo i magistrati, ha alterato il valore della residenza. Diverso il parere degli avvocati, Niccolò Ghedini per Galan e Mauro Zandolin per la Persegato, secondo i quali i beni erano accessori.