Con il via libera ufficiale da parte della KBA, l’Autorità Federale per i Trasporti tedesca, è cominciata in Germania (e quindi in Europa) la colossale campagna di richiamo del gruppo Volkswagen legata al dieselgate. Nella nota ufficiale, il colosso di Wolfsburg parla di “implementazione delle misure sui motori diesel”. La KBA si è concessa qualche giorno più del previsto prima di accordare l’autorizzazione per gli interventi sui veicoli malgrado le soluzioni tecniche specifiche per i motori EA189 fossero già state avallate.
Il pick-up Amarok è il primo modello a tornare nelle officine, perché i primi propulsori da “sanare” sono quelli TDI da 2.0 litri. Poi toccherà a VW Passat e quindi ai veicoli con unità da 1.4 e 1.6 litri. Simbolicamente, il ministro federale dei Trasporti, il bavarese Alexander Dobrindt, ed il numero uno di Volkswagen, Herbert Diess, pure lui bavarese (insieme nella foto in alto), hanno presenziato a Berlino presso l’officina di un concessionario all’aggiornamento del software del motore 2.0 TDI di un Amarok.
“L’inizio della campagna rappresenta per noi un grosso passo avanti”, ha dichiarato Diess, travolto dallo scandalo pochi mesi dopo il suo insediamento (arrivava da BMW). La Volkswagen ha ufficializzato che sull’Amarok l’aggiornamento del software non ha avuto effetti su consumi, prestazioni, CO2 o emissioni acustiche. Nella nota del costruttore si legge che anche la KBA “ha confermato che questo obiettivo è stato pienamente raggiunto”.
L’Adac, l’Automobil Club di Germania, ha tuttavia chiesto la “fattiva collaborazione” dei suoi milioni di affiliati per sottoporre a test i veicoli oggetto del richiamo prima e dopo “l’implementazione”. Ha predisposto un apposito questionario online (i modelli devono rispondere a determinati parametri per essere credibili) attraverso il quale gli automobilisti si possono rendere disponibili alla verifica ottenendo anche una vettura sostitutiva.
A differenza dell’Italia, dove in gennaio il marchio Volkswagen ha guadagnato oltre il 20% (con poco meno di 11.990 auto quasi duemila unità vendute in più rispetto allo stesso mese del 2015), in Germania il brand ha ceduto sensibilmente terreno. Dopo Smart (-22%) e Tesla (-31,6%, ma con sole 39 immatricolazioni), la Volkswagen è stato il costruttore che ha subìto la flessione più importante: -8,8% (più di Jeep, -8,7%, e più di Alfa Romeo, -8%) a fronte di una crescita del mercato del 3,3%. In gennaio ha contabilizzato 47.147 immatricolazioni con una quota del 21,6%. Nel gennaio del 2015 la penetrazione era del 24,5% (51.692) e il marchio cresceva più della media, +8,9% contro +2,6%.
Il gruppo, grazie in particolare ad Audi, ha compensato la perdita di Volkswagen: la quota era del 41,6% un anno fa e adesso è salita al 42,1%. Resta da capire a quale prezzo, perché ad esempio sulle versioni AllStar la garanzia è stata prolungata a 5 anni, un’estensione che in genere costa 1.000 euro per la Golf e più di 2.000 per Sharan. Non solo. Secondo il portale meinauto.de Volkswagen è diventata particolarmente aggressiva negli sconti, che raggiungono il 37% per Beetle, ma che sono importanti anche per Golf (fino al 30,5% per la versione cabrio). Le riduzioni di Skoda (primo marchio estero in Germania) oscillano tra il 15 ed il 31%, quelle di Audi hanno una forbice tra l’8 ed il 30%, mentre per la concorrente Mercedes-Benz (volumi a +0,7% in gennaio) si sono mantenute tra il 7 ed il 17%.