La pioggia offuscò la luce del sole e disturbò le trasmissioni della televisione via cavo (…) In crisi d’astinenza da televisione, e in particolare da telenovelas sudamericane e coreane doppiate in malese, alcuni si voltarono verso il loro coniuge e dissero: “Jom, sayang” e fecero un bambino per noia. Nove mesi dopo le piogge, la cicogna portò molti bei fagottini al reparto maternità locale. Sui registri dell’anagrafe apparvero bambini chiamati Siti Bianca, Nor Gabriella e Gustavo Lim in onore dei personaggi preferiti dalle loro madri nelle telenovelas che avevano perso.
Una storia fresca e divertente quella raccontata da Shih-Li Kow (considerata, a ragione, uno dei nuovi talenti della letteratura malese) in La somma delle nostre follie (traduzione di Monica Martignoni, pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia). Il romanzo racconta il bizzarro legame che improvvisamente lega una ragazzina scampata a un terribile incidente mentre si stava recando a casa dei futuri tutori dall’orfanotrofio dove viveva, con Mami Beevi, un’anziana eccentrica che dopo un’alluvione devastante si è trasferita nell’enorme casa appartenuta alla sua famiglia per farne una struttura turistica.
Intorno a questo improbabile duo ruotano gli altri personaggi: l’ex direttore di supermercato che ha abbandonato il caos della megalopoli Kuala Lumpur per gestire una fabbrichetta di litchi in scatola, un ladiboy che si improvvisa donna di servizio e paladino di tutti i transessuali della zona, un vicecommissario di polizia alle prese con la convivenza, a volte difficile, tra induisti, musulmani e comunità cinese, un vasaio artigiano pescatore, un pesciolino che dopo la stagione delle piogge è diventato immenso tanto da divorare i turisti poco attenti, una religiosa attraente e truccata quasi fosse la reincarnazione di qualche Go-go-Girl non troppo pentita.
La storia, dissacrante e irresistibile, si svolge a Lubok Sayong, città immaginaria della penisola del Perak, affondata in una valle con due fiumi a circondarla, un’infelice configurazione geografica dato che la collusione tra le anse dei corsi d’acqua fanno sì che il centro abitato sia sempre allagato.
La somma delle nostre follie è un romanzo contemporaneo, capace di raccontare con ironia e sagacia uno spaccato dell’attuale Malesia, paese attraversato da controsensi, tradizione e modernità, dove più culture si sono mischiate nel corso degli anni, creando un’amalgama autentica, colorata e divertente, non priva di aspetti grotteschi e paradossali.
L’indomani il vicecommissario ricevette un messaggio alla stazione di polizia. Erano delle scuse anonime stampate in modo chiaro nero su bianco. La lettera diceva che la testa della mucca era una protesta contro un caso recente di corruzione che coinvolgeva un progetto multimilionario relativo a un allevamento di bovini. La testa sanguinante della mucca era per il quartier generale del partito, non per la stazione di polizia, ma il fattorino si era confuso. La lettera auspicava che il vicecommissario Sevaraja inoltrasse la testa e il messaggio alla sede cittadina del partito. L’autore della missiva si profondeva in scuse e precisava che non c’era stata nessuna intenzione di offesa razziale.