Ai giovani il web e agli anziani la tv. Il mondo dei media sembra diviso in questo modo, con circa la metà della popolazione, in prevalenza anziani, che non usano abitualmente internet o ne fanno un uso limitato alle sole funzioni elementari, che è estranea al circuito moderno della comunicazione. Si tratta di sorta di “divisione generazionale delle conoscenze”, determinata anche dalla naturale difficoltà degli anziani di approcciarsi alle nuove tecnologie.
La televisione è il mezzo di comunicazione ancora più diffuso, circa 46milioni di persone (l’83% della popolazione) la fruiscono nel giorno medio, eppure è considerato un mezzo vecchio, appartenente al passato, mentre il nuovo si chiama Internet. Web e Tv sono giudicati come sistemi contrapposti, il primo sarebbe la fonte delle conoscenze, la seconda quella dell’informazione in gran parte (secondo i critici) manipolata; nella prima si trovano i video di tendenza mentre nella Tv spadroneggiano vecchi e noiosi programmi. Va dato atto che l’offerta nel web è sicuramente più abbondante e migliore, per cui è una grave lacuna che gli anziani abbiano una scarsa dimestichezza con internet (anche se va ricordato, come contraltare, che fra i lettori di libri più assidui vi sono i giovanissimi ma anche gli anziani).
Come si è creata questa frattura generazionale? La televisione ha delle responsabili ben precise.
Nella Tv vige, come già rilevato in altre occasioni, la “dittatura del target”, cioè il fatto che tutti i programmi sono confezionati e programmati non per rivolgersi a tutti, ma a specifici segmenti di pubblico. Il target preferito è proprio quello degli anziani, perché più numeroso, rispetto alle altre fasce d’età, e perché più predisposto a vedere la Tv. Va anche segnalato che, per un “mistero” difficile da comprendere, questi stessi programmi tendono a scivolare sempre più in basso nella qualità (basta accendere la Tv nel pomeriggio per accorgersene), forse per la scarsa considerazione nei confronti delle persone in là con gli anni (in Italia è divenuta quasi una moda dileggiarli, mentre negli Stati Uniti i senior sono ricercati per i vertici delle aziende e gli stessi candidati alle presidenziali non sono tutti giovani).
Invece di stimolare gli anziani alla conoscenza dei nuovi mezzi, sembra quasi che la Tv li impigrisca ancor più! Nel primo grafico è esposta la composizione percentuale della platea televisiva, nel giorno medio, suddivisa per età e quella della popolazione. Ebbene, il 34% dei telespettatori ha un’età superiore ai 65anni, target che rappresenta il 22% dell’intera popolazione; il 51% dei telespettatori ha un’età superiore ai 55anni mentre sono il 35% della popolazione. Il gruppo dei 25-44anni rappresenta il 28% della popolazione e solo il 21% dei telespettatori.
Non tutta la Tv è però uguale. Rai, il complesso delle sue reti, si caratterizza (vedi secondo grafico) per essere la Tv preferita dagli anziani: il 45% dei suoi ascoltatori hanno più di 55anni, il 64% più di 55anni. Su cento telespettatori delle reti Rai, in media solo tre sono quelli compresi fra i 15-24anni e solo sei fra i 25-34anni. Mediaset ha subito anch’essa un processo d’invecchiamento del suo pubblico seppure in misura più contenuta e ciò la rende più competitiva sulla raccolta della pubblicità. Sky si conferma invece la Tv più “giovane”: il 40% del suo pubblico è composto dal gruppo 35-54anni e solo il 16% ha più di 65anni.
Fa stupore che la scelta, elementare, di farsi condizionare dai target, sia portata avanti proprio dalla Rai (il 71% dei telespettatori di Raiuno ha più di 55anni!), quando invece il servizio pubblico dovrebbe, per “obbligo istituzionale”, “parlare” a tutti, vecchi e giovani.