Appropriazione indebita aggravata per aver fatto spese personali con i fondi della Lega Nord. Con questa accusa il pm di Milano Paolo Filippini ha richiesto un anno di carcere e una multa di 350 euro, pena sospesa, per Riccardo Rossi, primogenito del fondatore del Carroccio. Secondo l’accusa il figlio del senatùr ha speso per sé circa 158mila euro sottraendoli alle casse del partito.
Da quanto si è saputo, il pm nella sua requisitoria, davanti all’ottava sezione penale del Tribunale, ha citato come riscontri alla sua ipotesi intercettazioni e documenti, tra cui la cartelletta con la scritta “The Family” sequestrata nell’ufficio romano dell’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, imputato con rito ordinario con padre e fratello di Riccardo, Umberto e Renzo “Il Trota” Bossi. Una cartelletta che avrebbe rappresentato “spese particolarmente scomode”. Il pm, oltre alla condanna, ha chiesto al giudice monocratico di concedere a Bossi jr le attenuanti generiche in quanto “il malcostume era così radicato nella gestione del denaro da parte degli amministratori da abbassare la piena consapevolezza del disvalore” dei fatti. Non si tratta del primo episodio del genere che vede coinvolto Riccardo Bossi: oltre a essere stato coinvolto nei guai giudiziari relativi alle spese fatte con i fondi della Lega, Riccardo è stato denunciato nel 2015 da un gioielliere di Varese che lo accusa di non aver saldato i conti.