Superato il primo ostacolo, le unioni civili slittano a martedì. Con 195 no, 101 sì e un astenuto, l’Aula del Senato ha respinto con voto palese la richiesta di non passaggio all’esame degli articoli del ddl Cirinnà. Subito dopo la conferenza dei capigruppo ha deciso per lo slittamento del voto a martedì: la decisione dipende dall’esigenza del Pd di continuare la trattativa con la Lega Nord per farle ritirare la maggior parte dei 5.000 emendamenti, dopo il fallimento dell’accordo tentato oggi. Ma si studiano anche le contromosse, in un vero e proprio balletto di procedure, qualora il Carroccio non cedesse alle richieste Dem.
Il Partito Democratico ha votato compatto e le tensioni emerse nell’assemblea dei senatori Dem sulla libertà di coscienza non hanno influito sul voto: tutti i senatori Pd presenti hanno votato contro lo stop. Compatto anche il M5S: nessun pentastellato ha infatti dato via libera all’emendamento Calderoli-Quagliariello che chiedeva il blocco della legge e il ritorno in commissione per almeno sei mesi mentre, stando ai tabulati, solo Enza Rosetta Blundo figura, tra i Cinque Stelle, tra i senatori non in congedo e non votanti. E tra i 195 voti contrari figura anche la gran parte dei gruppo Ala, incluso Denis Verdini, mentre il solo Giuseppe Ruvolo ha votato a favore dello stop.
Sull’altro fronte il gruppo Ap ha votato compatto a favore del non passaggio agli articoli: solo due (Bonaiuti e Margiotta) i centristi che hanno votato contro assieme al Pd mentre in 3, tra gli alfaniani, risultano tra i non votanti. In Fi la sola Anna Maria Bernini ha votato, in dissenso dal suo gruppo, contro la richiesta di non esame del testo mentre sono 4 (Floris, Galimberti, Marin, Matteoli) i senatori azzurri non risultanti in congedo che non hanno partecipato alla votazione. Subito dopo il voto il Pd, attraverso il capogruppo Luigi Zanda, ha chiesto e ottenuto la convocazione della conferenza capigruppo sul calendario dei lavori: le votazioni sul ddl Cirinnà inizieranno martedì 16 febbraio e proseguiranno per tutta la settimana, tranne mercoledì 17 quando è prevista l’informativa del premier Matteo Renzi sul Consiglio europeo. Per giovedì 11, invece, continuerà a partire dalle 9.30 l’illustrazione degli emendamenti.
Si tratta fino a martedì, rimane l’ipotesi “supercanguro” – Ora c’è fino a martedì per trattare con la Lega sui 5.000 emendamenti presentati al testo, altrimenti il Pd è pronto a sfoderare l’arma del “super canguro” Marcucci. I problemi attorno al rischio che la mossa potesse far decadere anche gli emendamenti tesi a evitare rischi di incostituzionalità sarebbero rientrati. Gli uffici legislativi del Pd avrebbero verificato che anche con il “canguro” resterebbero in piedi gli emendamenti Lumia all’art 2 e 3 che evitano l’equiparazione tra unioni civili e matrimonio. Comunque si tratterà fino alla fine con la Lega per il taglio dei loro emendamenti. Anche delle speranze sono poche. “La Lega non ha alcun interesse politico a farlo”, si ragiona nel Pd. Se la trattativa andrà male e alla fine si decidesse per il “canguro”, già giovedì prossimo si potrebbe avere il voto finale sul ddl Cirinnà ma, si osserva tra i dem, “si aprirebbe un problema politico grande come una casa nel Pd” perché decadrebbero gli emendamenti dei cattolici, affido rafforzato compreso.
Grasso dice no al voto segreto. Giovanardi: “Servo sciocco del potere” – Era iniziato con il “no” opposto alle centinaia di richieste di voto segreto da Pietro Grasso il lungo e tortuoso percorso del ddl Cirinnà a Palazzo Madama. L’emendamento Calderoli-Quagliariello è stato respinto così a votazione palese. Intervenuto dopo la decisione di Grasso, Carlo Giovanardi ha prima criticato nel merito tale scelta, per poi attaccare sul piano personale il presidente del Senato: “Ma quando faceva il magistrato faceva cosi? Il compito del presidenza non è di tutelare una maggioranza. Lei fa il servo sciocco della maggioranza e non tutela la minoranza e su una materia così importante. Che il parlamento non si possa esprimere su temi così delicati è una vergogna”. “Senatore Giovanardi – ha replicato Grasso – le sue offese per me sono una medaglia“.
Scontro nel Pd su libertà di coscienza- In giornata nel Pd è andato in scena lo scontro aperto tra il capogruppo Luigi Zanda e i senatori di area cattolica. Per questi ultimi, gli emendamenti da sottoporre al voto di coscienza e quindi senza vincoli di partito devono essere nove e non tre come annunciato in assemblea (due presentati all’articolo 5, quello sulle stepchild adoption, e uno all’articolo 22, quello che contiene norme sulle coppie di fatto) come deciso in assemblea. La proposta arriva dal vice capogruppo Stefano Lepri, primo firmatario dell’emendamento che sostituisce l’adozione del figlio del partner con l’affido. Lepri, riferisce chi era presente all’assemblea del partito, si è detto sorpreso della limitatezza del numero di libertà di voto proposto. I cattodem stanno valutando la possibilità di votare a favore della proposta di stralcio delle stepchild dal ddl Cirinnà: “Stiamo discutendo dell’opportunità di farlo. Nulla di più”, ha detto la dem Rosa Maria Di Giorgi.
Salta il patto Pd-Fi-Lega Nord su taglio emendamenti- In mattinata Pd e Lega Nord si sono incontrati per affrontare il delicato nodo del taglio degli emendamenti e nonostante le promesse dei giorni scorsi non hanno trovato un accordo. Resta quindi sul tavolo l’emendamento-canguro a prima firma Andrea Marcucci (Pd) che, contestato dalle opposizioni, permette di saltare le richieste di modifica simili e accelerare la discussione. Il Carroccio e Forza Italia hanno annunciato che chiederanno inoltre un centinaio di voti segreti. Sarà il presidente del Senato Pietro Grasso a dover decidere se accettare o meno nei singoli casi il voto al buio.
La conta dei voti al Senato – Al Senato la geografia del voto nelle ultime settimane è cambiata più volte. Tra le incognite che potrebbero essere più determinanti c’è il Movimento 5 stelle. Sabato 6 febbraio Beppe Grillo ha annunciato che i suoi si esprimeranno secondo coscienza, poi rettificando che sull’impianto generale della legge voteranno come secondo referendum online di fine ottobre 2014, ovvero a favore. Il cambio di linea ha provocato dure reazioni tra i grillini e quasi all’unanimità hanno ribadito il loro sì. Cinque i voti a rischio: Bertorotta, Puglia e Martelli, a cui aggiungere le assenze per malattia delle senatrici Lezzi e Serra. Area popolare invece (Ncd-Udc), come ripete da settimane, ha confermato il sì al provvedimento generale con un fermo “no” alla parte che riguarda le adozioni.
M5S votano compatti contro lo stop al ddl Cirinnà – Dai tabulati risulta che nessun senatore del M5S ha votato a favore dello stop al disegno di legge Cirinnà, soltanto 3 senatrici non hanno partecipato (di cui 2 in maternità). Anche la senatrice Ornella Bertorotta e il senatore Sergio Puglia che, unici tra i Cinquestelle, si sono pronunciati contro la stepchild adoption, hanno votato contro il ‘non passaggio agli articolì. Astenuto Paolo Naccarato di Gal e contraria allo stop Angela D’Onghia, sempre di Gal. Hanno votato a favore della prosecuzione dell’iter legislativo e in dissenso dal loro gruppo anche i senatori di Area popolare (Ap-Ncd) Salvatore Margiotta e Paolo Bonaiuti. Ha votato per il non passaggio agli articoli, invece, il senatore di Ala Giuseppe Ruvolo
Renzi: “Subito legge”. Orlando: “Senza stepchild legge è monca” – Nelle ore precedenti al voto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella consueta e-news settimanale, spinge sull’approvazione, pur lasciando libertà di coscienza ai suoi sul punto più criticato del provvedimento, le stepchild adoption. Per il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, intervistato da Repubblica, la legge sulle Unioni civili è indispensabile, tuttavia senza la stepchild adoption “ci sarebbe una lacuna normativa difficilmente comprensibile che costringerebbe la magistratura a colmare il vuoto, salvo poi assistere alle giaculatorie di quelli che denunciano un’invasione di campo della magistratura stessa”. Sulle adozioni lascia la parola al Parlamento.