Il raggio di sole è durato poco più di un battito di ciglia e sui mercati finanziari la tempesta è tornata a infuriare a più non posso, complice il nuovo crollo del prezzo del petrolio con il Wti che ha aggiornato i minimi dal 2003 a 26,14 dollari al barile, mentre il Brent oscilla intorno ai 30 dollari. “Lo scetticismo sui mercati si sta trasformando in vero e proprio pessimismo e torna a prevalere il risk off dopo la pausa di ieri – sottolinea Vincenzo Longo, market analyst di Ig – I conti delle grandi banche europee non convincono gli operatori e non fanno che alimentare i dubbi sul comparto”. “E’ difficile rimanere ottimisti quando ogni giorno un’ondata ti spazza via di più”, commenta invece parlando all’agenzia Bloomberg Patrick Spencer, vice presidente della londinese Robert W. Baird & Co. “C’è un forte sentimento negativo, gli spread sul credito si sono ridotti, ci sono preoccupazioni su Deutsche Bank e i suoi bond convertibili, cosa che peggiora la situazione. C’è molto capitale in giro ma anche molta paura. Qui parliamo di emozioni umane“.
Il rapporto Citigroup: “Economia globale in una spirale della morte” – Secondo un rapporto diffuso nei giorni scorsi da Citigroup i mercati sono intrappolati in una “spirale della morte” innescata da quattro fenomeni correlati: il dollaro forte, i prezzi delle materie prime troppo bassi, il rallentamento della crescita dei Paesi emergenti e l’indebolimento dei flussi di capitali e merci. “Questo porterà ad un ‘Oilmageddon‘: una significativa e sincronizzata recessione globale e un mercato orso (fortemente ribassista, ndr)”, scrive l’analista Jonathan Stubbs. “Sembra ragionevole assumere che un altro anno di movimenti estremi del dollaro (verso l’altro) e delle materie prime (verso il basso) continuerà a spingere questo ciclo negativo rendendo molto difficile per la politica contrastare la disinflazione e fermare i rischi al ribasso – si legge ancora nel report – Ed è probabile che i profitti delle aziende e i mercati azionari soffriranno ancora di più in questo scenario di Oilmageddon”.
Scenario che ha convinto il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, ad annunciare durante la sua testimonianza semestrale davanti alla commissione Finanza della Camera Usa che l’approccio di politica monetaria della banca centrale statunitense, dopo la lieve stretta di dicembre, sarà “accomodante”. E giovedì Yellen ha precisato che l’ipotesi di “tassi negativi non è da escludere”: “La stiamo guardano per essere pronti” in caso fosse necessario. Nonostante questo, però, alcuni analisti rimangono convinti che nel 2016 ci sarà un ulteriore rialzo dei tassi. “A nostro avviso – afferma David Basola, responsabile per l’Italia di Mirabaud AM – considerando il movimento al ribasso del tasso di disoccupazione e l’aumento della crescita dei salari, le implicazioni per la politica monetaria supportano un approccio da falco. Sebbene un rialzo dei tassi d’interesse a marzo sia improbabile, continuiamo a credere che un aumento verrà annunciato nel corso della riunione del Fomc (il braccio operativo della Fed, ndr) del 15 giugno”. Spinge verso quella direzione l’andamento del mercato del lavoro Usa, con le richieste di sussidi calate la scorsa settimana di 16mila unità a quota 269mila. Il dato è migliore delle attese degli analisti, che ne prevedevano 280mila.
Eurozona a rischio deflazione – Ben più fosche le prospettive dell’Eurozona: l’inflazione dell’area potrebbe scendere sotto lo zero nella prima metà del 2016 prima di tornare a crescere nella seconda metà dell’anno, ha detto Ewald Nowotny, governatore della banca centrale austriaca e membro del consiglio direttivo della Bce. “E’ importante guardare a medio termine”, ha spiegato, quando gli effetti delle politiche intraprese dalla Bce saranno più evidenti. “Non voglio parlare del rischio deflazione – ha proseguito – ma in alcuni mesi si potrebbe scendere sotto lo zero”. Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, entrando alla riunione con gli altri ministri delle Finanze a Bruxelles, ha tentato di rassicurare: “Oggi parleremo della situazione economica, potremmo fare alcune considerazioni sui mercati che sono molto volatili, ma non sono sicuro ci siano motivi strutturali, siamo in una posizione molto migliore rispetto a sei anni fa”.
Banche a picco in tutta Europa – E così le vendite hanno avuto la meglio su tutti i mercati del Vecchio Continente, con Madrid giù del 4,53%, Parigi a -4,03%, Francoforte a -2,93 per cento e Londra a -2,39 per cento. Ma la maglia nera dei listini europei va ancora una volta a Milano, che ha chiuso a -5,63 per cento. A trascinare Piazza Affari nel baratro è ancora una volta il settore bancario. Ubi, dopo i conti 2015, è stata sospesa più volte per eccesso di ribasso e una volta riammessa alle contrattazioni è affondata di oltre il 16 per cento per archiviare la seduta a -12,11 per cento. Seguono Mps a -9,88%, Bper a -9,59%, Carige a -7,52 per cento. Sono crollate anche Unicredit, a -7,03%, Intesa, a -6,84, e Mediobanca a -5,27 per cento. Il comparto è del resto nel mirino in tutta Europa: a Parigi Société Générale ha archiviato la seduta a -12,57% dopo i conti del quarto trimestre che si sono chiusi con utili inferiori alle attese, mentre a Francoforte Deutsche Bank ha ceduto il 4,75% e a Zurigo Credit Suisse l’8,4 per cento. Profondo rosso anche per Wall Street, che ha recuperato terreno solo in chiusura in scia alle indiscrezioni su una possibile cooperazione dell’Opec su un taglio alla produzione di petrolio.
I Paesi periferici pagano la fuga in porti sicuri. Portogallo nel mirino – Per quanto riguarda il debito sovrano, la tensione è tornata a farsi sentire sullo spread. Non tanto per un aumento degli interessi pagati dai titoli di Stato italiani, quando per la discesa dei prezzi degli omologhi tedeschi. E così il differenziale di rendimento tra Roma e Berlino è tornato a superare i 150 punti per chiudere a 152. I tassi di interesse dei Btp sono saliti di poco, all’1,71% dall’1,63% della chiusura di martedì, ma il gap si è allargato perché continuano a calare i rendimenti del Bund che ora pagano lo 0,17% dallo 0,24% della vigilia. Tra gli altri Paesi periferici continua a preoccupare la Grecia: il rendimento dei decennali di Atene è tornato ai livelli dello scorso agosto, sopra i 1000 punti. Ma in questi giorni nel mirino c’è anche l’utlima grana dell’area euro, il Portogallo, il cui governo socialista ha dovuto correggere in corsa la bozza di legge finanziaria presentata alla Commissione, in forte ritardo, solo a fine gennaio. Il rendimento dei titoli di Stato portoghesi a 10 anni ha superato il 4 per cento per la prima volta da agosto 2014. Il Paese, uscito dal piano di salvataggio della troika nel 2014, non ha ancora riconquistato l’investment grade, e i mercati si chiedono se l’esecutivo Costa sarà in grado di portare avanti le riforme necessarie per portare il rapporto deficit/Pil al 2,2% dal 4,2% dell’anno precedente come concordato con la Commissione. La fuga dal rischio si manifesta anche con il rialzo delle quotazioni dell’oro, che ha superato i 1.200 dollari l’oncia per la prima volta dal maggio dello scorso anno.
Per Hong Kong il peggiore inizio d’anno dal 1994 – In negativo anche le borse asiatiche, pur a ranghi ridotti. Chiuse Tokyo, Shanghai, Shenzhen per festività, Hong Kong è affondata a -4 per cento. Per l’Hang Seng è l’inizio d’anno peggiore dal 1994. “Non si può evitare un calo, perché tutto è crollato tanto in questo periodo e le stesse preoccupazioni sono ancora lì: il prezzo del petrolio, la recessione globale”, ha spiegato a Bloomberg Steven Leung della banca d’affari Uob Kay Hian.
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Borsa, il petrolio crolla a 26 dollari e i mercati europei tornano in rosso. Milano a picco: -5,63%
Piazza Affari trascinata giù ancora una volta dai titoli bancari, in forte perdita in tutta Europa: a Parigi Société Générale ha archiviato la seduta a -12,57%, a Francoforte Deutsche Bank ha ceduto il 4,75% e Credit Suisse l'8,4%. Lo spread tra i titoli di Stato italiani a dieci anni e gli omologhi tedeschi è salito a 153 punti per effetto dell'ulteriore calo dei rendimenti dei Bund, rifugio su cui gli investitori puntano nelle fasi di incertezza. Citigroup: "Economia globale in una spirale della morte"
Il raggio di sole è durato poco più di un battito di ciglia e sui mercati finanziari la tempesta è tornata a infuriare a più non posso, complice il nuovo crollo del prezzo del petrolio con il Wti che ha aggiornato i minimi dal 2003 a 26,14 dollari al barile, mentre il Brent oscilla intorno ai 30 dollari. “Lo scetticismo sui mercati si sta trasformando in vero e proprio pessimismo e torna a prevalere il risk off dopo la pausa di ieri – sottolinea Vincenzo Longo, market analyst di Ig – I conti delle grandi banche europee non convincono gli operatori e non fanno che alimentare i dubbi sul comparto”. “E’ difficile rimanere ottimisti quando ogni giorno un’ondata ti spazza via di più”, commenta invece parlando all’agenzia Bloomberg Patrick Spencer, vice presidente della londinese Robert W. Baird & Co. “C’è un forte sentimento negativo, gli spread sul credito si sono ridotti, ci sono preoccupazioni su Deutsche Bank e i suoi bond convertibili, cosa che peggiora la situazione. C’è molto capitale in giro ma anche molta paura. Qui parliamo di emozioni umane“.
Il rapporto Citigroup: “Economia globale in una spirale della morte” – Secondo un rapporto diffuso nei giorni scorsi da Citigroup i mercati sono intrappolati in una “spirale della morte” innescata da quattro fenomeni correlati: il dollaro forte, i prezzi delle materie prime troppo bassi, il rallentamento della crescita dei Paesi emergenti e l’indebolimento dei flussi di capitali e merci. “Questo porterà ad un ‘Oilmageddon‘: una significativa e sincronizzata recessione globale e un mercato orso (fortemente ribassista, ndr)”, scrive l’analista Jonathan Stubbs. “Sembra ragionevole assumere che un altro anno di movimenti estremi del dollaro (verso l’altro) e delle materie prime (verso il basso) continuerà a spingere questo ciclo negativo rendendo molto difficile per la politica contrastare la disinflazione e fermare i rischi al ribasso – si legge ancora nel report – Ed è probabile che i profitti delle aziende e i mercati azionari soffriranno ancora di più in questo scenario di Oilmageddon”.
Scenario che ha convinto il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, ad annunciare durante la sua testimonianza semestrale davanti alla commissione Finanza della Camera Usa che l’approccio di politica monetaria della banca centrale statunitense, dopo la lieve stretta di dicembre, sarà “accomodante”. E giovedì Yellen ha precisato che l’ipotesi di “tassi negativi non è da escludere”: “La stiamo guardano per essere pronti” in caso fosse necessario. Nonostante questo, però, alcuni analisti rimangono convinti che nel 2016 ci sarà un ulteriore rialzo dei tassi. “A nostro avviso – afferma David Basola, responsabile per l’Italia di Mirabaud AM – considerando il movimento al ribasso del tasso di disoccupazione e l’aumento della crescita dei salari, le implicazioni per la politica monetaria supportano un approccio da falco. Sebbene un rialzo dei tassi d’interesse a marzo sia improbabile, continuiamo a credere che un aumento verrà annunciato nel corso della riunione del Fomc (il braccio operativo della Fed, ndr) del 15 giugno”. Spinge verso quella direzione l’andamento del mercato del lavoro Usa, con le richieste di sussidi calate la scorsa settimana di 16mila unità a quota 269mila. Il dato è migliore delle attese degli analisti, che ne prevedevano 280mila.
Eurozona a rischio deflazione – Ben più fosche le prospettive dell’Eurozona: l’inflazione dell’area potrebbe scendere sotto lo zero nella prima metà del 2016 prima di tornare a crescere nella seconda metà dell’anno, ha detto Ewald Nowotny, governatore della banca centrale austriaca e membro del consiglio direttivo della Bce. “E’ importante guardare a medio termine”, ha spiegato, quando gli effetti delle politiche intraprese dalla Bce saranno più evidenti. “Non voglio parlare del rischio deflazione – ha proseguito – ma in alcuni mesi si potrebbe scendere sotto lo zero”. Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, entrando alla riunione con gli altri ministri delle Finanze a Bruxelles, ha tentato di rassicurare: “Oggi parleremo della situazione economica, potremmo fare alcune considerazioni sui mercati che sono molto volatili, ma non sono sicuro ci siano motivi strutturali, siamo in una posizione molto migliore rispetto a sei anni fa”.
Banche a picco in tutta Europa – E così le vendite hanno avuto la meglio su tutti i mercati del Vecchio Continente, con Madrid giù del 4,53%, Parigi a -4,03%, Francoforte a -2,93 per cento e Londra a -2,39 per cento. Ma la maglia nera dei listini europei va ancora una volta a Milano, che ha chiuso a -5,63 per cento. A trascinare Piazza Affari nel baratro è ancora una volta il settore bancario. Ubi, dopo i conti 2015, è stata sospesa più volte per eccesso di ribasso e una volta riammessa alle contrattazioni è affondata di oltre il 16 per cento per archiviare la seduta a -12,11 per cento. Seguono Mps a -9,88%, Bper a -9,59%, Carige a -7,52 per cento. Sono crollate anche Unicredit, a -7,03%, Intesa, a -6,84, e Mediobanca a -5,27 per cento. Il comparto è del resto nel mirino in tutta Europa: a Parigi Société Générale ha archiviato la seduta a -12,57% dopo i conti del quarto trimestre che si sono chiusi con utili inferiori alle attese, mentre a Francoforte Deutsche Bank ha ceduto il 4,75% e a Zurigo Credit Suisse l’8,4 per cento. Profondo rosso anche per Wall Street, che ha recuperato terreno solo in chiusura in scia alle indiscrezioni su una possibile cooperazione dell’Opec su un taglio alla produzione di petrolio.
I Paesi periferici pagano la fuga in porti sicuri. Portogallo nel mirino – Per quanto riguarda il debito sovrano, la tensione è tornata a farsi sentire sullo spread. Non tanto per un aumento degli interessi pagati dai titoli di Stato italiani, quando per la discesa dei prezzi degli omologhi tedeschi. E così il differenziale di rendimento tra Roma e Berlino è tornato a superare i 150 punti per chiudere a 152. I tassi di interesse dei Btp sono saliti di poco, all’1,71% dall’1,63% della chiusura di martedì, ma il gap si è allargato perché continuano a calare i rendimenti del Bund che ora pagano lo 0,17% dallo 0,24% della vigilia. Tra gli altri Paesi periferici continua a preoccupare la Grecia: il rendimento dei decennali di Atene è tornato ai livelli dello scorso agosto, sopra i 1000 punti. Ma in questi giorni nel mirino c’è anche l’utlima grana dell’area euro, il Portogallo, il cui governo socialista ha dovuto correggere in corsa la bozza di legge finanziaria presentata alla Commissione, in forte ritardo, solo a fine gennaio. Il rendimento dei titoli di Stato portoghesi a 10 anni ha superato il 4 per cento per la prima volta da agosto 2014. Il Paese, uscito dal piano di salvataggio della troika nel 2014, non ha ancora riconquistato l’investment grade, e i mercati si chiedono se l’esecutivo Costa sarà in grado di portare avanti le riforme necessarie per portare il rapporto deficit/Pil al 2,2% dal 4,2% dell’anno precedente come concordato con la Commissione. La fuga dal rischio si manifesta anche con il rialzo delle quotazioni dell’oro, che ha superato i 1.200 dollari l’oncia per la prima volta dal maggio dello scorso anno.
Per Hong Kong il peggiore inizio d’anno dal 1994 – In negativo anche le borse asiatiche, pur a ranghi ridotti. Chiuse Tokyo, Shanghai, Shenzhen per festività, Hong Kong è affondata a -4 per cento. Per l’Hang Seng è l’inizio d’anno peggiore dal 1994. “Non si può evitare un calo, perché tutto è crollato tanto in questo periodo e le stesse preoccupazioni sono ancora lì: il prezzo del petrolio, la recessione globale”, ha spiegato a Bloomberg Steven Leung della banca d’affari Uob Kay Hian.
MORTE DEI PASCHI
di Elio Lannutti e Franco Fracassi 12€ AcquistaArticolo Precedente
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Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".