Festival di Sanremo 2017

Sanremo 2016, un direttore d’orchestra giudica i brani: la canzone più contemporanea? Quella della Michielin. Annalisa non convince

Se noi che ne scriviamo abbiamo il privilegio o la punizione di ascoltare i brani prima degli altri, e di assistere alle prove, o almeno ad alcune prove, in realtà c'è qualcuno che sta immerso nel festival fino al collo molto più di noi, da settimane, mesi. I musicisti d'orchestra e i direttori d'orchestra

di Michele Monina

Qui si fa tutti un bel parlare di canzoni. Siamo al Festival della Canzone Italiana, cosa altro dovremmo fare, in effetti. Di Sanremo, vuole la leggenda, parlano tutti, anche quelli che non lo vedono, figuriamoci noi che stiamo qui in carne e ossa. Ma il punto e che, se noi che ne scriviamo abbiamo il privilegio o la punizione di ascoltare i brani prima degli altri, e di assistere alle prove, o almeno a alcune prove, in realtà c’è qualcuno che sta immerso fino al collo molto più di noi, da settimane, mesi.

I musicisti d’orchestra e i direttori d’orchestra. Essendo questi ultimi, spesso, gente che poi si trova a lavorare sui dischi, magari come produttori, abbiamo deciso di incontrarne uno, anche di notevole esperienza. Uno che al Festival c’è stato e ha pure vinto. Ovviamente, siccome il mondo della musica è un covo di serpenti, per citare Masini, ci guarderemo bene dal fare il nome della persona in questione, di qui in avanti Mr X. La chiacchierata, e non potrebbe che essere così, parte dall’atmosfera festivaliera, non molto rilassante.

Poi si passa al sodo. Non canzone per canzone, perché si chiacchiera, non si interroga, e Mr X procede a briglia sciolta. Comincia col dirmi che la canzone che più l’ha colpito positivamente è quella della Michielin, a suo dire la più moderna, contemporanea. Come scrittura e anche come arrangiamento, seppur ravvisa nella versione orchestrale maggiore coerenza che in quella su disco. Canova, del resto, il produttore della Michielin, uno capace, seppur non musicista di talento, lavora su troppe produzioni contemporaneamente e capita spesso che non riesca a dare il meglio su disco mentre, con l’orchestra, ci sono certe sottolineature armoniche decisamente più interessanti.

Altro brano che gli è piaciuto quello di Patty Pravo. Canzone non banale, che ovviamente su disco funziona di più che dal vivo, perché almeno lì Patty si sente. Poi, ovviamente, da vero musicista mi fa notare come la Diva, quando canta le sue canzoni, in cui la melodia era scritta proprio per la sua voce, convinca molto di più, tirando fuori note altrimenti inarrivabili. Questo succede da che, tornando al discorso di prima, c’è questa consuetudine di far decidere ai discografici che brani affidare ai cantanti, ed è decaduta l’usanza che gli autori scrivano direttamente per i cantanti e le cantanti, evitando così di mettere i suddetti in condizione di affrontare prove impossibili, e sottolineando, invece, le caratteristiche timbriche.

Su Elio ha un parere molto negativo. Cioè, loro sono bravi, ma dopo aver avuto l’idea geniale con la Terra dei cachi e aver replicato con La canzone mononota, stavolta sembra un puro esercizio di stile fine a se stesso, roba già sentita e che ha stancato, dice. Chiaro, se uno stava attento notava virtuosismi incredibili, come certe svisate di Faso, capace di infilarsi nelle pause di canto di Elio, ma i tecnicismi fini a loro stessi spesso non portano da nessuna parte. Sulla Iurato e Caccamo il parere coincide col nostro, coppia improbabile messa su non certo per la musica. La Iurato avrebbe pure una bella voce, ma “non l’ha educata”, mentre Caccamo, quest’anno come lo scorso, rimane evanescente.

Da Fragola, che ha una bella voce, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più centrato, perché tornare a Sanremo a distanza di un anno con un brano più debole di quello dell’anno prima non ha senso. Sembra una canzone di Sanremo di qualche anno fa, con un giro davvero scontato. Idem per Noemi, non riguardo il ritornare a Sanremo, ma riguardo l’inconsistenza della canzone. Anche su Ruggeri il parere è negativo. O meglio è positivo sull’artista, ma meno su questa sua versione rockettara, meno adatta a Sanremo e anche meno credibile.

Mr X procede a ruota libera e mena anche più di noi, ci sembra. Non fa prigioniero e capiamo la scelta dell’anonimato. Dolcenera è un talento puro, ma la canzone è pigra, un blues in terze senza trovate originali. Ben orchestrato e ben interpretato, ma niente di nuovo. Le ci vorrebbe un bravo produttore. Rocco Hunt invece gli piace, ha groove e energia. E smentisce anche le mie accuse di paraculismo, Rocco, dice, è proprio così. Un paraculo, aggiungo io. Ultimi colpi su Annalisa, il cui brano non lo convince, nonostante una voce notevole e le ottime capacità interpretative. Su Irene Fornaciari, mai troppo a fuoco, da sempre, e qui con un brano più impegnativo di lei. E ultimo affondo su Neffa, uno con un sesto senso per beccare hit radiofoniche che si presenta qui con questa roba inascoltabile. Ovviamente mancano alcuni nomi all’appello, e non affrettatevi a capire chi siano per cercare di risalire al nome di Mr X, perché uno dei suoi potrebbe anche essere tra i nomi fatti. Per una volta a parlare è qualcuno che sta al di dentro, e mi sembra che i risultati non siano poi così teneri.

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