Nelle prossime 24 ore l’Iran esporterà 4 milioni di barili di greggio in Europa. Lo ha annunciato il viceministro del petrolio Rokneddin Javadi sul sito del ministero Shan. Due milioni di barili sono state acquistati dalla francese Total, il resto da compagnie russe e spagnole. Entro l’inizio del nuovo anno persiano, il 20 marzo, poi, le esportazioni di petrolio dell’Iran saliranno a 1,5 milioni di barili al giorno.

“Oggi le nostre esportazioni di petrolio si attestano sugli 1,3 milioni di barili al giorno e alla fine dell’anno (persiano, ndr) saliranno a 1,5 milioni di barili al giorno”, ha dichiarato il vice presidente iraniano, Eshaq Jahangiri. “Nei primi tempi del nuovo anno raggiungeranno i due milioni di barili al giorno: l’Iran deve conservare la sua quota di mercato del petrolio a livello globale”, ha aggiunto.

La notizia dell’aumento dell’export di petrolio è conseguenza dello storico accordo sul programma nucleare della Repubblica islamica, che ha portato alla revoca delle sanzioni internazionali contro Teheran. E la sua attesa ha contribuito al crollo del prezzo del petrolio che ha mandato in tilt le borse nelle scorse settimane.

Eppure secondo il presidente di Kuwait Petroleum International (Q8), Bakheet Al-Rashidi, il prezzo del petrolio entro la metà del 2017 raggiungerà “sperabilmente” quota 50-60 dollari al barile (29,44 dollari venerdì a New York, dopo i 26,15 dollari di giovedì). “L’attuale status quo del mercato globale – ha avvertito – potrebbe essere descritto come una fase correttiva che esige da parte dei produttori di petrolio il ritorno dei prezzi a un livello ragionevole dopo un lungo periodo di surplus delle forniture”.

E intanto il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha ammesso che il petrolio non tornerà più a 100 dollari al barile. Allo stesso tempo il leader sudamericano ha auspicato che i “meccanismi” che il paese sta proponendo ai produttori possano aiutare a recuperare un equilibrio nei prezzi.

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