
Ciò che impressiona, se ancora ci si può impressionare, è la disponibilità e la facilità con cui si trovano e acquistano armi. I numeri sono allarmanti: tra il primo luglio 2014 e il 30 giugno 2015, i carabinieri del Comando provinciale di Napoli hanno sequestrato 1265 fra armi da fuoco e armi bianche, più di 23mila munizioni e quasi 10mila chilogrammi di esplosivo. Un arsenale da guerra, cui vanno sommati i sequestri delle altre forze di polizia. Armi micidiali, compresi mitra kalashnikov e mitragliette Uzi, che viaggiano a bordo di tir o auto veloci dai paesi dell’Est europeo come la Repubblica Ceca e la Russia.
Proprio a fine gennaio i carabinieri hanno rinvenuto una santabarbara: armi destinate agli uomini dei clan, i Lo Russo di Miano che si contrappongono ai Licciardi della Masseria Cardone ed i gruppi di Fuorigrotta capitanati dal boss emergente Alessandro Giannelli, 38 anni, acciuffato dai carabinieri martedì scorso 9 febbraio. Kalashnikov, fucile a pompa, tre fucili a canne mozze perfettamente efficienti ma anche giubbotti antiproiettile, caschi integrali neri, 600 colpi di vario calibro e passamontagna. Un sequestro non isolato. Dieci giorni fa sempre i militari dell’Arma al Rione Sanità, nel corso di un controllo su di un terrazzo di un’abitazione di un affiliato al clan Esposito, trovano nascosti in uno sgabuzzino un fucile mitragliatore di produzione cinese tipo “kalashnikov” – carico e pronto all’uso – 27 munizioni da guerra, 8 cartucce winchester e 2 giubbotti antiproiettile: praticamente un arsenale per agguati in piena regola. E a pochi giorni dalla festività di Natale in un foro del muro perimetrale della Chiesa Santa Maria di Gerusalemme, ai Decumani, non sono passati inosservati due involucri voluminosi. La polizia vi ha trovato una Beretta calibro 7,65 e un revolver completo di caricatore e quattro cartucce.
“Ma pensa che è nuova, nuova e imballata”, dice compiaciuto uno dei rampolli della famiglia Giuliano
Nell’ordinanza che porterà – il 9 giugno 2015 – dietro le sbarre oltre 60 affiliati alla “paranza dei bimbi” di Forcella emerge dalle intercettazioni ambientale nell’abitazione della famiglia-clan Giuliano una ‘strana’ colonna sonora: È il rumore delle armi. Le cimici captano il sordo suono: lo scarrellamento di una pistola pronta all’uso. “Ma pensa che è nuova, nuova e imballata”, dice compiaciuto uno dei rampolli della famiglia Giuliano, Guglielmo, durante un colloquio intercettato alla fine di gennaio del 2014. Uno degli affiliati chiede se quella pistola è “la special 92”. E un altro giovane Giuliano, Toni, risponde da esperto del settore: “No, no, 92 F S, è la nuova. Fuori serie calibro 9 per 19. Le botte dentro vanno, la teniamo solo noi”. Per un bel pezzo il gruppo discute solo di pistole. Parlano di quella “con tredici botte”, scherzano sulla “357 cromata con il manico di gomma, quello là è secco e lungo… quello di Al Capone”. Di fronte a questo quadro nero, tetro, fosco irrompe la provocazione del parroco di Forcella Don Angelo Berselli che ai funerali di Maikol Giuseppe Russo sbottò così: “Non sono un prete anticamorra. Vi sbagliate, io sono per la camorra. Da queste parti è la sola cosa che funziona”.
Camorra
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Armi per tutti, di tutti i tipi - 5/5
Ciò che impressiona, se ancora ci si può impressionare, è la disponibilità e la facilità con cui si trovano e acquistano armi. I numeri sono allarmanti: tra il primo luglio 2014 e il 30 giugno 2015, i carabinieri del Comando provinciale di Napoli hanno sequestrato 1265 fra armi da fuoco e armi bianche, più di 23mila munizioni e quasi 10mila chilogrammi di esplosivo. Un arsenale da guerra, cui vanno sommati i sequestri delle altre forze di polizia. Armi micidiali, compresi mitra kalashnikov e mitragliette Uzi, che viaggiano a bordo di tir o auto veloci dai paesi dell’Est europeo come la Repubblica Ceca e la Russia.
Proprio a fine gennaio i carabinieri hanno rinvenuto una santabarbara: armi destinate agli uomini dei clan, i Lo Russo di Miano che si contrappongono ai Licciardi della Masseria Cardone ed i gruppi di Fuorigrotta capitanati dal boss emergente Alessandro Giannelli, 38 anni, acciuffato dai carabinieri martedì scorso 9 febbraio. Kalashnikov, fucile a pompa, tre fucili a canne mozze perfettamente efficienti ma anche giubbotti antiproiettile, caschi integrali neri, 600 colpi di vario calibro e passamontagna. Un sequestro non isolato. Dieci giorni fa sempre i militari dell’Arma al Rione Sanità, nel corso di un controllo su di un terrazzo di un’abitazione di un affiliato al clan Esposito, trovano nascosti in uno sgabuzzino un fucile mitragliatore di produzione cinese tipo “kalashnikov” – carico e pronto all’uso – 27 munizioni da guerra, 8 cartucce winchester e 2 giubbotti antiproiettile: praticamente un arsenale per agguati in piena regola. E a pochi giorni dalla festività di Natale in un foro del muro perimetrale della Chiesa Santa Maria di Gerusalemme, ai Decumani, non sono passati inosservati due involucri voluminosi. La polizia vi ha trovato una Beretta calibro 7,65 e un revolver completo di caricatore e quattro cartucce.
Nell’ordinanza che porterà – il 9 giugno 2015 – dietro le sbarre oltre 60 affiliati alla “paranza dei bimbi” di Forcella emerge dalle intercettazioni ambientale nell’abitazione della famiglia-clan Giuliano una ‘strana’ colonna sonora: È il rumore delle armi. Le cimici captano il sordo suono: lo scarrellamento di una pistola pronta all’uso. “Ma pensa che è nuova, nuova e imballata”, dice compiaciuto uno dei rampolli della famiglia Giuliano, Guglielmo, durante un colloquio intercettato alla fine di gennaio del 2014. Uno degli affiliati chiede se quella pistola è “la special 92”. E un altro giovane Giuliano, Toni, risponde da esperto del settore: “No, no, 92 F S, è la nuova. Fuori serie calibro 9 per 19. Le botte dentro vanno, la teniamo solo noi”. Per un bel pezzo il gruppo discute solo di pistole. Parlano di quella “con tredici botte”, scherzano sulla “357 cromata con il manico di gomma, quello là è secco e lungo… quello di Al Capone”. Di fronte a questo quadro nero, tetro, fosco irrompe la provocazione del parroco di Forcella Don Angelo Berselli che ai funerali di Maikol Giuseppe Russo sbottò così: “Non sono un prete anticamorra. Vi sbagliate, io sono per la camorra. Da queste parti è la sola cosa che funziona”.
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