“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza!”. Questa la frase che campeggia sui profili social di Fabio Rizzi, una citazione del ventiseiesimo canto dell’inferno dantesco, ottava bolgia dell’ottavo cerchio, dove sono rinchiusi i consiglieri di frode, condottieri e politici che hanno agito abusando di ingegno e astuzia. Roba da manuale di psicanalisi o, almeno, da fattucchiere di una certa esperienza. Ma chi è Fabio Rizzi? È davvero un personaggio da Divina Commedia?
I vezzi – In provincia di Varese, terra di Lega e leghisti, quando si evoca il suo nome prima ancora della riforma sanitaria, viene in mente il gigantesco e arrogante Hummer giallo con cui lo si vedeva girare per le strade, affrontando parcheggi improbabili alle feste del Carroccio. Il macchinone non passava certo inosservato e gli è costato più di qualche critica. Come quella volta, nel giugno del 2009, quando si è presentato con il gigantesco fuoristrada americano fresco di concessionario ad un presidio di lavoratori della Usag di Gemonio che protestavano contro l’ipotesi di tagli all’organico. Si può immaginare l’accoglienza.
Ma quello dei macchinoni non è il suo unico vezzo. La foto del suo profilo Twitter lo ritrae nell’abitacolo di una macchina con un pappagallo sulle spalle. Si tratta di Gianni, di tanto in tanto oggetto di post fotografici su twitter e, occasionalmente, compagno di scorribande.
L’amministratore – Classe 1966, la sua vicenda politica inizia nei primi anni ’90, quando fresco di laurea in medicina si iscrive alla Lega Nord e, da militante, entra nel consiglio direttivo della sezione locale del partito. Siamo a Besozzo, a pochi passi da Gemonio, residenza del leader maximo e per anni fulcro del leghismo. Nel 1997 viene eletto per la Lega nel consiglio comunale del suo paese. Nello stesso anno e per tutto il mandato gli viene conferita una delega che lo accompagnerà per tutto il resto della sua carriera politica: quella alla Sanità. Rieletto alle amministrative del 2002 ricopre anche la carica di vicesindaco. Nel 2005 è primo dei non eletti nella lista del Carroccio alle Regionali. Nel 2007 viene eletto sindaco del comune di Besozzo, sempre con una lista monocolore. Di quella sua esperienza rimangono agli atti una ostinata avversione alle celebrazioni del 25 aprile e un accertamento della Corte dei Conti datato 4 marzo 2013, nel quale si evidenzia la “non attendibilità dei dati finanziari riportati nel rendiconto del 2011”, ovvero l’ultimo della gestione Rizzi, quando, per farla breve, un buco di bilancio venne fatto passare per un avanzo.
Da segnalare una querela, poi finita in nulla, che Rizzi presentò ai danni di Angelo Binda, allora capogruppo di opposizione che in consiglio comunale ebbe l’ardire di accusarlo di aver favorito sempre i soliti costruttori e i soliti professionisti “amici degli amici”. La reazione di Rizzi fu iraconda e annunciò “chiusura totale e definitiva” al dialogo con la minoranza. Curioso notare come solo pochi anni più tardi, lui stesso si appelli alla stessa immagine per scagliarsi contro la sanità di marca formigoniana, colpevole – a suo dire – di aver distribuito “favori agi amici degli amici”.
Il politico – Di pari passo con la carriera amministrativa, la figura di Rizzi cresce anche all’interno del partito. Nel 2003 viene nominato responsabile della Sanità Provinciale per la Lega Nord e nel 2006 viene eletto segretario provinciale, spodestando la vecchia guardia del partito a favore della nuova generazione. Rimarrà in carica fino al 2008. È in quell’anno che incappa in un dei più inaspettati colpi di fortuna della sua vicenda personale. Le elezioni politiche sono un successo per la Lega Nord. Nella circoscrizione Lombardia vengono eletti ben 11 senatori, un dato molto al di sopra delle aspettative. Rizzi è il decimo in lista, diventa così senatore della Repubblica. Una vera sorpresa, tanto che i cronisti locali raccontano di una telefonata surreale dopo la notte dello spoglio elettorale: “Pronto, complimenti Senatore!”, “Ma vai a cagare, va!”. Nonostante nemmeno lui fosse pronto a crederci, quel giorno iniziò la sua avventura a Palazzo Madama. In quella sede ha preso parte, tra le altre, alla commissione Igiene e Sanità e alla commissione d’Inchiesta sul Servizio sanitario nazionale. Uno dei primi atti che ha firmato da senatore, assieme all’allora capogruppo Federico Bricolo e alla pasionaria Rosi Mauro, è stato l’ordine del giorno che ha introdotto la possibilità, per i medici, di denunciare i cittadini non in regola con il permesso di soggiorno, sollevando un coro di polemiche bipartisan.
Nel 2009, forte della sua passione per la Sardegna, fonda la prima sezione leghista sull’isola. Si accaparra così il ruolo di Commissario dei leghisti sardi. Nel partito però arrivano gli anni della frattura tra bossiani e maroniani, lui si destreggia alla meglio in questa situazione, cercando di mantenere un certo equilibrio. Bossiano – ma non troppo – con gli amici del cerchio magico che frequenta in Senato. Maroniano – ma non troppo – tra le mura domestiche, dove in vista del Congresso che darà la stura a Maroni per la cacciata di Bossi, cerca di costruire una alternativa moderata all’interno dell’opposizione maroniana. Di fatto resta a galla, tant’è che lasciata Roma, nel 2013 viene eletto in consiglio regionale, proprio al traino di Maroni, dove arriva con il sogno di fare l’assessore (alla Sanità), ma dovrà accontentarsi di ricopre il ruolo di presidente della commissione Sanità e Politiche Sociali. In questa veste coordina l’estensione della riforma della sanità regionale.
L’anestesista – Sul fronte professionale la sua carriera comincia da tirocinante all’ospedale multinazionale di Varese. Nel 1992 è medico anestesista e rianimatore al 118 dell’ospedale Sant’Anna di Como, prima come assistente, poi come corresponsabile e, infine, come dirigente medico. Nel 2000 passa all’Ospedale civile di Sondrio e nel 2001 all’Istituto clinico Mater Domini di Castellanza, dove resta sino al 2008. In quell’anno diviene responsabile dell’Unità Operativa di anestesia e rianimazione degli Istituti clinici “Iseni” di Lonate Pozzolo, lo stesso dove opera anche il braccio destro di Rizzi, l’odontoiatra Mario Valentino Longo, figura chiave dell’inchiesta “Smile” della procura di Monza.
Si tratta di un centro medico di lusso a due passi da Malpensa di proprietà di Fabrizio Iseni. Un nome non secondario nelle vicende del recente passato leghista. Già console onorario della Costa d’Avorio, Iseni è passato alle cronache per il rapporto che lo legava a doppio mandato a Renzo Bossi e alla Lega di papà Umberto. E’ stato lui, con la sua clinica extralusso, a finanziare i vezzi sportivi del fu Trota: dal giro di Padania alla nazionale di calcio padana, tanto da guadagnarsi il ruolo di “badante” del giovane figlio del Senatur.
Sarà un caso, ma nel gennaio del 2011, in occasione dell’inaugurazione della sede della Lega di Lonate Pozzolo, il console onorario della Costa d’Avorio annuncia l’avvio di un’iniziativa di “odontoiatria sociale” per garantire le cure dentistiche alle persone bisognose. Un “progetto – diceva all’epoca Iseni – portato avanti con Renzo Bossi e i senatori Fabio Rizzi e Rosi Mauro” e, ancora: “faremo in modo che gli anziani con reddito Isee sotto gli 8mila euro possano avere prestazioni odontoiatriche a prezzi popolari o coperte dal servizio sanitario”.
Di lì a poco le cose per il vecchio capo e la sua corte dei miracoli si mettono male e il sodalizio tra i due si interrompe. Ma ecco che nel 2012 Iseni ricompare, come per magia, in un video del fattoquotidiano.it (a partire dal secondo 42) mentre alle spalle di Rizzi assiste senza scomporsi ad un’intervista sul tema degli scandali leghisti. Nel giugno dello scorso anno, infine, Iseni è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Busto Arsizio per un presunto giro di false fatturazioni che vede coinvolti anche alcuni imprenditori del territorio, accusati invece di corruzione internazionale.
Rizzi, nel pieno del dibattito politico sulla fecondazione assistita, ha avuto anche all’attivo una collaborazione con una clinica privata fuori dai confini nazionali, un centro specializzato nell’inseminazione in vitro, il ProCrea di Lugano, che per un periodo lo ha visto tra i propri collaboratori.
Salvini – Con Matteo Salvini non è mai stato amore. Il nuovo segretario suscita una naturale diffidenza tra i maroniani di origine varesina. Questo non gli impedisce di fare buon viso a cattivo gioco. E proprio la scorsa settimana ha accompagnato il segretario nella sua visita in Sardegna. L’ultimo tweet di Rizzi è stato postato proprio in quell’occasione: “Inverosimile – scrive Rizzi – @matteosalvinimi a Olbia! 250 paganti a cena! Dove di solito i politici pagano loro per comprare voti!”. Giusto il tempo di tornare e per Fabio Rizzi sono scattate le manette.