“Sto con te semplicemente perché sei tu, così come sei.” Nelle coppie, nell’unione, l’amore si realizza nella forma più alta: l’accogliere “l’altro da me” così come è, per come sa amarmi e non per come io penso che dovrebbe amarmi. Lasciare che l’anima dell’altro accada così com’è e non come noi vogliamo che sia, accettare realmente chi abbiamo di fronte: in questo senso siamo in unione.
Non desideriamo che l’altro sia diverso, che cambi… non pensiamo di sapere qualcosa che l’altro non sa di se stesso. Non pensiamo di doverlo correggere o che debba migliorare. Lo vediamo e lo vogliamo vedere com’è. Sappiamo che l’altro è un riflesso di noi, come noi lo siamo di lui, e l’altro ci fa il dono costante di rivelarci a noi stessi come noi lo facciamo a lui a nostra volta. Le coppie nell’unione sono paradossi viventi: libere e unite, autonome e compenetrate, stabili e mai ferme, costante sintesi di nuovo e di familiare.
È così che le anime cinguettano ancora nel tempo dell’anzianità in certe coppie che mantengono l’energia della freschezza e della vita. Per parlare di queste coppie serve la poesia, come comunicazione al di là del ragionamento, come via di accesso alle forze inconsce della psiche. Quando sento dire “Sono risolto e adesso posso avere una relazione sana”, “Ormai ci siamo amalgamati, ci conosciamo bene”, “Lui o lei è prevedibile, lo o la conosco come le mie tasche” so che siamo lontani anni luce dall’unione.
Siamo nelle illusioni del pensiero razionale, che vuole mettere in ordine le cose. Le coppie nell’unione sanno che non si conosceranno mai abbastanza perché ogni essere é un mistero infinito e irriducibile e sono pronti ad incontrare l’inatteso dell’altro come una benedizione, sanno che non possono avere la presunzione di imprigionare l’altro nell’idea che si sono fatti di lui o di lei.
Non vogliono domarlo, cambiarlo. L’amore stesso non vuole essere domato, addomesticato, intiepidito. Quanta presunzione, poi, di sapere chi è colui o colei che abbiamo vicino… l’altro che diventa familiare, l’altro che ormai è un libro aperto… e invece è un mistero lì accanto a noi, può essere mille uomini o mille donne, un dio o una dea. E quando ci arrendiamo, sì, quando ci arrendiamo e la smettiamo con le etichette, i giudizi, le definizioni e le teorie, allora si compie un mistero di appartenenza. Il mistero che rende l’amore anche un sacramento e fa sposi nell’anima i due esseri che questo amore attraversa.
I partner di una coppia nell’unione si lasciano attraversare dall’amore e si arrendono al corpo e alle emozioni di cui è teatro. E imparano a utilizzare l’amore stesso come alimento: dopo essersi arrese a quell’inevitabile appartenersi che non comprendono del tutto, si sostentano dell’amore che le ha colte. Così accade che si compia una legge di natura universale: il nutrimento fa crescere e quanto più noi nutriamo l’amore tanto più l’amore cresce e ci fa crescere.
È così che la coppia diviene letteralmente una strada per la crescita, concime per il campo che Amore si appresta ad arare e campo nel quale Amore semina. È dalla resa che si apre la via della realizzazione. Si tratta di lasciare in amore che l’anima dell’altro accadesse così come era e non come noi volevamo che fosse. E prima ancora di lasciare che la nostra anima accada così come è. È l’accettazione di noi, finalmente padroni del nostro esistere che apre la strada all’unione con l’altro. In questo senso l’amore è un’iniziazione, un sacramento, un miracolo e la sessualità il suo rito, il suo mantra, la sua preghiera.
Fare l’amore permette di varcare la soglia del senza tempo, del buio, del silenzio, dove l’eterno non è un tempo più grande ma un’altra dimensione. I corpi danno forma allo spirito e nell’orgasmo scompaiono nello spirito. Come spiego nel mio libro Anatomia della coppia, Anima edizioni, questo genere di amore è dunque una via per la coscienza, ma anche per la felicità. Non è vero che l’amore è profondo se fa soffrire, che l’amore ci insegna con il dolore e lo struggimento. Questo accade perché rifuggiamo il mistero in noi e nell’altro e la bellezza in noi e nell’altro.
È amore di unione se il nostro partner ci rende sempre più espressione di vita, se con lui o con lei brilliamo, esprimiamo al massimo e al meglio le nostre doti, i doni che portiamo. È amore di unione se l’anima dell’amato supporta la nostra nella sua espansione, nel suo volo, se grazie all’anima che ci sta accanto voliamo meglio e di più e così anche per il nostro amato. Succede un’alchimia per cui pensando al nostro bene, amandoci, rispettandoci, esprimendoci, facciamo anche il bene dell’altro perché davvero noi siamo l’altro e l’altro è noi.
Succede che occupandoci di noi ci occupiamo dell’altro e proprio di ciò che per l’altro è importante in quel momento. Essendo liberi lo liberiamo e non abbiamo alcun bisogno di uscire dall’unione. Essendo noi stessi permettiamo all’altro di essere se stesso e siamo uno. L’amore nell’unione è il compimento della missione dell’anima di ciascuno dei due con e attraverso l’altro. Per approfondire vedi il video Anatomia della Coppia