La spending review è un “parziale insuccesso” anche per la poca conoscenza delle diverse categorie di spesa, e ha posto “solo sullo sfondo il tema essenziale dell’interrelazione con la qualità dei servizi”. Lo ha affermato il presidente della Corte dei Conti Raffele Squitieri (nella foto) all’inaugurazione dell’anno giudiziario, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sul fronte del malaffare, il procuratore generale Martino Colella ha spiegato fra l’altro che in merito a lavori, forniture e concessioni pubbliche, “l’attività dei requirenti ha portato a sentenze di condanna per danni, sia patrimoniali che d’immagine, per un importo complessivo di 66,589 milioni di euro“. Colella ha aggiunto, “per l’attualità del tema”, la citazione per un presunto danno per assenteismo, “ammontante a 363.408 euro, nei confronti di 35 dipendenti di un Comune campano”. Altro fronte, quello dei privati che gestiscono fondi pubblici, in particolare comunitari. A carico dei funzionari pubblici responsabili dell’erogazione dei fondi, ha spiegato Collella, nel 2015 “in primo grado risultano condanne per un importo complessivo 117,446 milioni di euro, in appello, allo stato, di 57,429 milioni”.
Per quanto riguarda le critiche alla spending review, ha spiegato il presidente Squitieri, il contributo ai tagli non è derivato solo da interventi di efficienza e razionalizzazione, ma “da operazioni assai meno mirate di contrazione, se non di soppressione, di prestazioni rese alla collettività“. La Corte “sta ultimando un rapporto che entro il mese di marzo sarà posto a disposizione del Parlamento”.
Nei prossimi anni, ha proseguito Squitieri, “i margini di risparmio dal lato delle spese potrebbero riverlarsi limitati, anche in considerazione dei risultati importanti già conseguiti dopo l’avvio della crisi economica internazionale”. Insomma, “il profilo programmatico di riequilibrio della finanze pubbliche resta impegnativo”.
Il presidente della Corte di conti è entrato anche nel merito dello scontro che nelle ultime settimane ha visto contrapposti il presidente del consiglio Matteo Renzi e i vertici dell’Unione europea: “I margini di flessibilità acquisiti in sede europea sono interamente utilizzati nella manovra di finanza pubblica per il 2016″. In tal modo. ha proseguito, si mantiene il profilo discendente del deficit dei conti pubblici che tuttavia assume una cadenza più rallentata restando comunque al di sotto della soglia del 3%“, aggiunge, osservando che comunque si rispetta “il profilo di graduale riduzione del rapporto indebitamento/pil e del debito pubblico”.