Non solo 2015. Per il governo Renzi si allontana anche l’obiettivo di crescita per il 2016. Secondo le ultime stime dell’Ocse, infatti, il Prodotto interno lordo dell’Italia quest’anno crescerà dell’1%, contro le precedenti previsioni dell’1,4 per cento, per altro in linea con le attese di Bruxelles. Ma, soprattutto, contro le attese dell’esecutivo che punta a un +1,6 per cento e non sembra al momento intenzionato ad abbassare l’asticella. Il motivo di un taglio così drastico? Gli ultimi “deludenti” dati economici a livello globale, spiega l’organizzazione di Parigi. Secondo la quale i problemi politici che l’Europa deve affrontare – dal flusso dei migranti alle tensioni centrifughe, passando per una crescente impopolarità delle misure di austerità – in tre anni possono portare a un taglio dell’1,2% del Pil del Vecchio continente. Si tratta di un valore – frutto di calo degli investimenti e tensioni sui mercati – assai più alto di quello stimato nello stesso periodo per Cina (-0,4%) e Stati Uniti (-0,2%).

“L’Europa deve recuperare la consapevolezza del suo essere e parlare con voce unica per sostenere crescita e unità”, è l’invito dell’Ocse. Che ha tagliato +1,4% (-0,4 punti sulle previsioni di novembre) la stima di crescita nel 2016 dell’Eurozona, e rivede al ribasso anche quella per il prossimo anno (+1,7%, con una riduzione di 0,2 punti). Nell’aggiornamento del suo Economic Outlook, l’Organizzazione registra – fra le principali economie della zona euro – soprattutto il rallentamento della Germania che quest’anno dovrebbe vedere la crescita del suo Pil scendere a +1,3% (0,5 punti in meno sulle stime di novembre) rispetto al +1,4% del 2015. Per il prossimo anno la locomotiva tedesca dovrebbe poi riprendere la sua corsa a +1,7% (ma anche qui con un taglio di 0,3 punti). Revisioni inferiori per la Francia con un Pil 2016 a +1,2% (-0,1 punti) e un 2017 a +1,5% (stesso taglio).

Secondo l’Ocse nell’Eurozona – “che ha appena recuperato i livelli di inizio 2008” – gli investimenti dovrebbero rimanere deboli con una disoccupazione ancora a livelli elevati. Minore del previsto, poi, “l’effetto positivo dei prezzi più bassi del petrolio mentre i livelli bassissimi dei tassi di interesse e un euro più debole non hanno ancora portato a una crescita più alta degli investimenti”. In alcuni Paesi dell’area dell’euro, infine, l’Organizzazione segnala i problemi derivanti da “una elevata leva finanziaria del settore privato e alti livelli di crediti non performanti”.

Quanto al resto del mondo, “nel 2016 la crescita del Pil globale dovrebbe restare ai livelli del 2015 – +3,0% – a sua volta l’andamento più basso degli ultimi cinque anni”. La previsione implica un taglio di 0,3 punti rispetto alle stime precedenti. Abbassate di 0,3 punti anche le attese 2017 con un Pil globale a +3,3 per cento. L’Ocse sottolinea come la crescita “sta rallentando in molte economie emergenti con una ripresa modesta in quelle avanzate, mentre i bassi prezzi delle materie prime deprimono i Paesi esportatori”. Per l’Organizzazione “il commercio e gli investimenti restano deboli e una domanda che langue porta a una inflazione bassa e a una inadeguata crescita di retribuzioni e occupazione”.

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