Minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia a oggi. Lo certifica l’Istat nel Report sugli indicatori demografici. Nel 2015 sono venuti al mondo 488mila bambini e bambine (8 per mille residenti), 15mila in meno rispetto al 2014, che già aveva registrato il record storico negativo di 503mila. Il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) scende ulteriormente a -165 mila. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. L’età media delle madri al parto sale nel frattempo a 31,6 anni.

Nel 2015 la popolazione residente in Italia si riduce di 139mila unità (-2,3 per mille). Al primo gennaio 2016, la popolazione totale è di 60 milioni 656mila residenti. Alla stessa data gli stranieri residenti sono 5 milioni 54mila (8,3% della popolazione totale). Rispetto a un anno prima si riscontra un incremento di 39mila unità. La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, con una perdita di 179 mila residenti.

Al calo demografico hanno contribuito i centomila cittadini italiani che si sono cancellati dall’anagrafe per trasferirsi all’estero. Un dato in aumento (+12,4%) rispetto al 2014.

Il saldo migratorio netto con l’estero è di 128 mila unità, corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Il risultato, frutto di 273mila iscrizioni e 145mila cancellazioni, rappresenta un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali. Le iscrizioni dall’estero di stranieri sono state 245mila e 28mila i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l’estero riguardano 45mila stranieri e i già citati 100mila italiani.

L’età media della popolazione, rileva ancora l’Istat, aumenta di ulteriori due decimi, arrivando a 44,6 anni. Non si arresta dunque il processo di invecchiamento, assoluto e relativo, della popolazione italiana. Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22% del totale. In diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva (15-64 anni) sia quella fino a 14 anni di età. La prima scende a 39 milioni, il 64,3% del totale, la seconda comprende 8,3 milioni di ragazzi e rappresenta il 13,7%.

Nel 2015 diminuisce inoltre la speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85). Il dato è determinato da un picco di mortalità registrato nel corso dell’anno: i decessi sono stati 653mila, 54mila in più dell’anno precedente (+9,1%). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. L’aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Sanità, se il dializzato calabro deve curarsi in Sicilia

next
Articolo Successivo

“Volevamo una vita più sana, a contatto con la gente e la natura. Così ora giriamo il mondo in tandem”

next