Ieri è stato costretto a interrompere la lezione a seguito del blitz del collettivo Cua. Poi, il giorno dopo, a fermarlo mentre era in aula sono stati alcuni studenti seduti tra i banchi. Oggetto della proteste contro il prof dell’Università di Bologna Angelo Panebianco l’articolo del docente pubblicato il 22 febbraio sul Corriere della Sera, favorevole a un eventuale intervento militare in Libia. Oggi, incalzato da una serie di domande provocatorie, il docente avrebbe deciso di sospendere la lezione e spostarla in un’altra aula.
A difendere il professore interviene il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda, che definisce la contestazione di ieri “di violenta prevaricazione e intolleranza che ci riporta a tempi molto dolorosi della nostra storia”. Per il parlamentare “nessuno può pensare che, soprattutto in un’Università gloriosa come quella di Bologna, la battaglia delle idee si vinca impedendo di parlare a chi non la pensa al nostro stesso modo. È un comportamento antidemocratico, certamente non ‘di sinistra’. Nei fatti è solo squadrismo“.
Solidarietà anche da parte dell’ex presidente del Consiglio e dell’Ue, Romano Prodi che, a margine di un convegno nel quartier generale del Gruppo Marchesini, ha detto: “E’ una roba da matti, è un’infamia: mi sembra proprio che vogliamo ripercorrere un passato che, se Dio vuole, non c’era più”. Prodi, ha aggiunto, trova “la cosa brutta dal punto di vista della democrazia e del diritto e la trovo assolutamente stupida dal punto di vista dell’inquadramento storico. Stasera – ha proseguito – farò lezione a Scienze politiche dopo tanti anni e ricorderò quello che è successo. Basta – ha aggiunto riferendosi alla contestazione di ieri – non ha più senso: Panebianco è uno studioso e un docente serio, brontolino contro i professori che non fanno lezione”. Quindi, ha concluso, così si “ripetono vecchi riti: spero sia stata una scivolata di alcune persone e non un’ondata che ricorda brutte cose del passato”.