E’ l’ennesimo colpo di scena. La Commissione di garanzia per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici incaricata di fare le pulci ai bilanci dei partiti perde pezzi: si è dimessa Roberta Vivaldi, una dei cinque magistrati che dall’inizio del 2015 provano a verificare la regolarità dei conti delle formazioni politiche destinatarie di finanziamenti pubblici e contributi privati. Un lavoro che scotta come dimostrano i travagli che hanno accompagnato l’organismo di garanzia fin dalla sua istituzione, nel 2012: da allora è stato un susseguirsi di inciampi culminati nel 2014 con le dimissioni di massa del collegio istituito due anni prima con la legge che ha abolito (dal 2017) i rimborsi elettorali. I magistrati della commissione da subito avevano denunciato le difficoltà di operare: dall’insediamento erano mancati mezzi e personale con cui svolgere l’incarico, delicatissimo. Una vicenda imbarazzante perché a quei mezzi e a quel personale avrebbero dovuto pensare l’amministrazione della Camera. E invece no.
La musica da allora non sembra cambiata: il nuovo presidente, Luciano Calamaro è tornato a denunciare le difficoltà a giugno rifiutandosi di certificare i rendiconti e di fatto congelando la tranche da 45 milioni di euro attesi dai partiti per il 2013. Decisa la reazione delle forze politiche che a ottobre hanno deciso di percorrere la strada della sanatoria approvando in un lampo (con il ‘no’ di M5S, Sel e Lega) una legge che consentirà di incassare quei soldi anche senza la verifica dei bilanci: che dovranno essere conformi, ma solo dagli esercizi successivi al 2014.
Grazie alla legge Boccadutri l’Ufficio di presidenza della Camera ha potuto sbloccare l’erogazione dei contributi. Ma ora la questione della regolarità di tutta l’operazione è all’attenzione anche della magistratura: ad aprile se ne occuperà il tribunale di Venezia in base ad un ricorso contro la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Interno e la stessa commissione di Garanzia per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici . Insomma il caso non è chiuso. E i tormenti della Commissione di garanzia non sembrano finiti, come dimostra l’uscita di Roberta Vivaldi.
Qual è la causa delle dimissioni del magistrato che era stato designato dal primo presidente della Corte di Cassazione a questo incarico delicatissimo? Abbiamo provato a contattare l’interessata, ma senza successo. Massimo riserbo anche a Palazzo San Macuto dove la commissione ha sede: “La dottoressa non ne fa più parte”, è l’unica conferma che siamo riusciti ad ottenere. Sulle motivazioni però le bocche rimangono cucite. Che si tratti di ragioni personali o altro, insomma, non è dato di sapere: quel che è certo è che quello della Vivaldi è l’ultimo di una lunga serie di abbandoni da questa scomodissima commissione. E che il magistrato ha chiesto il 22 gennaio al Consiglio superiore della magistratura di essere revocata dall’incarico che aveva assunto appena un anno fa e che avrebbe dovuto ricoprire fino al 29 gennaio 2019.