Cultura

Petaloso, tutti pazzi per la parola inventata da Matteo (8 anni). La Crusca: “Chiara e bella”. Treccani: “Usiamola nelle poesie”

di Silvia Bia

Una parola che ancora non esiste ideata dalla mente di un bambino di 8 anni. Un neologismo, con tanto di timbro dell’Accademia della Crusca, capace di diventare nel giro di poche ore, grazie al passaparola della Rete, il termine più utilizzato sui social network. È la storia di “petaloso”, un aggettivo che sembra uscito dal mondo delle favole e che invece è nato sui banchi di scuola, durante una lezione come tante nella classe di una terza elementare di Copparo, in provincia di Ferrara. La maestra Margherita Aurora chiede ai suoi bambini come descriverebbero un fiore e per Matteo la risposta alla domanda è semplice e immediata: un fiore è “petaloso”, ossia pieno di petali.

La parola non è contenuta nei dizionari di italiano perché non esiste, ma l’insegnante apprezza l’idea del suo alunno e decide di non lasciare cadere quell’intuizione. “La parola, benché inesistente mi è piaciuta… – racconta su Facebook – Così ho suggerito di inviarla all’Accademia della Crusca per una valutazione. Oggi abbiamo ricevuto la risposta, precisa ed esauriente. Per me vale come mille lezioni di italiano. Grazie al mio piccolo inventore Matteo. Così ho suggerito di inviarla all’Accademia della Crusca per una valutazione”.

Vi piace la parola “petaloso”? La proposta del piccolo Matteo e della sua maestra all’Accademia della Crusca diventa la…

Pubblicato da Treccani.it su Mercoledì 24 febbraio 2016

La risposta dell’istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana non tarda ad arrivare, con tanto di complimenti al piccolo ideatore. “La parola che hai inventato – si legge nel documento – è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano, così come sono usate parole formate nello stesso modo”. La spiegazione motivata porta come esempi simili i termini “coraggioso” o “peloso”, ma avverte anche Matteo di quale sia il percorso, per una parola, per entrare a tutti gli effetti nel dizionario di italiano: è necessario che le persone comincino a utilizzarla. “La tua parola è bella e chiara – continua il testo – Ma sai come fa una parola ad entrare nel vocabolario? Perché entri in un vocabolario, bisogna che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola tra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire ‘Come è petaloso questo fiore’, ecco allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano”.

Petaloso

Così sui social network è nata una vera e propria gara per aiutare Matteo a fare di “petaloso” una realtà. Dopo che la maestra ha pubblicato il parere dell’Accademia sul proprio profilo Facebook, nel giro di poche ore la storia del suo alunno ha fatto il giro della Rete, diffondendo in modo virale il neologismo. In breve, “petaloso” è diventato trending topic su Twitter, sono nati account e hashtag dedicati al termine e al suo inventore: “E che #petaloso sia! Aiutiamo il piccolo Matteo a diffondere l’aggettivo da lui inventato”.

Dopo il successo raggiunto dalla parola, il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini ha commentato: “Fa piacere che ci sia stato un grande esito mediatico su questa vicenda, per una volta diverso dalle polemiche sugli anglismi, sulle parole straniere da accettare o meno nella lingua italiana”. Per Marazzini adesso non basta che aspettare e vedere se l’entusiasmo scatenatosi sui social per la parola abbia anche effetti a lungo termine: “Siamo di fronte però a una parola affettiva che potrebbe avere fortuna come non averla; si tratta di aspettare. Sono i parlanti che determinano il trionfo delle parole”.


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