Due anni di governo Renzi. E due anni anche di Stefania Giannini all’Istruzione. Uno dei Ministeri (più che dei ministri: il rapporto con il premier non è stato sempre “simbiotico”) più coinvolti nell’azione dell’esecutivo. Anche la Giannini ha festeggiato la ricorrenza elencando i traguardi raggiunti: “Tre miliardi l’anno di investimenti, 90mila docenti assunti, 4 miliardi di interventi per l’edilizia scolastica, il lancio del nuovo Piano digitale, e ancora il piano straordinario per i ricercatori nelle università” . “Queste politiche – ha scritto il ministro – sono lo strumento più potente per un’Italia forte, innovativa e in crescita”. Peccato che negli ultimi 24 mesi non tutto sia filato proprio liscio: per migliaia di assunti ce ne sono altrettanti, ma anche di più, precari e in protesta permanente; sull’edilizia è stato fatto tanto ma non ancora abbastanza; la riforma è una grande incognita tutta da verificare e, quanto alla ricerca, sono fresche di ieri le polemiche sui cervelli in fuga e la figuraccia sul caso D’Alessandro. Per ogni intervento rivendicato dalla Giannini c’è almeno un’altra faccia della medaglia, meno sorridente e più problematica. Che il Ministero non racconta.
“GRANDE CONSULTAZIONE”. MA AI DOCENTI LA BUONA SCUOLA NON PIACE – Curioso che la Giannini parta proprio dalla consultazione “che ha coinvolto 1,8 milioni di cittadini online e offline”. In realtà, quella forse è stata una delle esperienze meno riuscite del suo mandato: al di là dei numeri, l’intenzione di coinvolgere docenti e famiglie è fallita. Lo dimostrano le grandi contestazioni che la riforma ha suscitato e continua a suscitare, specie fra gli insegnanti. Infatti a un certo punto Matteo Renzi ha deciso di scendere in campo in prima persona, con il famoso video della lezione alla lavagna. Anche se la cura si è rivelata peggiore del male.
90MILA ASSUNTI. I CONTI NON TORNANO PER I PRECARI – Il grande tema è stato sicuramente quello delle assunzioni. Alla fine circa 87mila: il ministro le somma alle altre 63mila del concorso. Il bando, però, è in colpevole ritardo di tre mesi e nonostante le assicurazioni del Miur sarà quasi impossibile completare le prove in tempo utile per settembre. Anche i conti non tornano: le assunzioni sono state poco più della metà delle 150mila promesse inizialmente. Non poche, ma insufficienti a centrare l’obiettivo di svuotare le Graduatorie ad Esaurimento, problema che la scuola italiana continuerà a trascinarsi dietro per qualche anno. Così, per tutti i docenti esclusi dal piano straordinario, il concorso 2016 è quasi un’ultima spiaggia: i posti sono 63mila, i partecipanti oltre 200mila. Chi non passa, resterà precario almeno fino al 2020.
PIANO DIGITALE E VALUTAZIONE DELLE SCUOLE: FUNZIONERÀ? – Gli altri punti della riforma sono passati in secondo piano, ma forse saranno più decisivi per il funzionamento della scuola italiana. I nuovi organici del potenziamento quest’anno hanno portato più problemi che soluzioni, andranno valutati a partire da settembre. Il piano digitale è una bella idea con tante incognite da chiarire. Così come tutto il sistema di valutazione, dagli insegnanti agli istituti, che dovrebbe portare il merito nelle scuole italiane. Di fatto, ad oggi la riforma è un cantiere aperto.
EDILIZIA: CANTIERI APERTI E IL CASO “SCUOLE BELLE” – A proposito di cantieri, l’edilizia scolastica è forse il capitolo in cui l’intervento del governo è stato più incisivo e sollecito. È arrivata l’Anagrafe dell’edilizia, attesa da vent’anni. E soprattutto i “4 miliardi investiti” di cui parla il ministro, definizione però un po’ generica, trattandosi di un piano triennale fino al 2017 che deve entrare nel vivo. E anche generosa, visto che nella cifra rientrano 950 milioni di mutui Bei, per cui le casse pubbliche si faranno carico solo degli oneri. In molti casi i lavori sono in corso o da aggiudicare: la stessa Giannini parla di “1.500 cantieri chiusi e altri no” (ma solo la programmazione nazionale da 3,7 miliardi ne prevedrebbe 6mila: questi numeri a cosa fanno riferimento?). Difficile avere un bilancio preciso di quanto fatto e quanto da fare, tra i vari filoni del progetto. Fra questi c’è anche il famoso programma “Scuole belle”, che un’inchiesta de IlFattoQuotidiano.it ha rivelato avere come primario obiettivo il mantenimento degli ex-Lsu. Di certo, i casi di scuole fatiscenti e pericolanti sono ancora all’ordine del giorno.
UNIVERSITÀ E RICERCA FERME: SOLO PICCOLI PASSI – Il resoconto si chiude con l’università. Per le scuole di specializzazione in medicina si parla della stabilizzazione delle borse (comunque inferiore al fabbisogno), dimenticando l’incredibile pasticcio delle prove 2014. Il ministro esulta per l’avvio del piano straordinario di reclutamento di ricercatori, che metterà in palio mille posti tra atenei ed enti di ricerca. Un piccolo passo (solo 115 milioni il costo del provvedimento), comunque un’inversione di tendenza importante in un settore che dalla Gelmini in poi aveva conosciuto solo tagli. Macchiata però dalla recente figuraccia sul caso di Roberta D’Alessandro, la ricercatrice italiana vincitrice del prestigioso bando europeo Erc, fuggita dall’Italia insieme a tanti altri colleghi. Della loro storia (e di molto altro) non c’è traccia nel personale bilancio di Stefania Giannini.
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