La legge sulle unioni civili riceve il primo via libera, quello del Senato. “Oggi l’Italia è un Paese più forte – dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi – perché oggi siamo tutti più forti”. “La giornata di oggi – aggiunge – resterà nella cronaca di questa legislatura e nella storia del nostro Paese. Abbiamo legato la permanenza in vita del Governo a una battaglia per i diritti mettendo la fiducia. Non era accaduto prima, non è stato facile adesso. Ma era giusto farlo”. “L’amore vince“, twitta. La legge è senza stepchild e senza obbligo di fedeltà. Riceve 173 voti favorevoli e 18 di questi sono di Ala, il gruppo dei verdiniani. Non sono determinanti per far passare la legge visto che i contrari si fermano a 71 e il M5s – che esce in blocco dall’Aula – a Palazzo Madama può contare su 35 voti. I senatori di Verdini non sono decisivi, ma danno un piccolo segnale politico. Senza di loro per il secondo giorno consecutivo la maggioranza che sostiene il governo Renzi sarebbe andata sotto quota 161. Erano stati 155 i voti nel voto di fiducia per il decreto Milleproroghe, sarebbero stati 155 oggi se non fossero arrivati i sì pronunciati dai parlamentari verdiniani sotto al banco della presidenza.
Le opposizioni: “Maggioranza cambiata, Renzi salga al Quirinale”
Per questo ora tutte le opposizioni chiamano in causa il Quirinale. Lo fa la Lega Nord, lo fa Forza Italia, lo fa il Movimento Cinque Stelle, lo fa Sel. “A questo punto – dice Roberto Calderoli – anche il presidente Mattarella dovrà aprire gli occhi, dovrà verificare e chiamare Renzi per prendere atto che la maggioranza è cambiata, che si è allargata o addirittura è stata sostituita, e forse il fatto che la settimana scorsa il senatore Verdini sia andato al Colle è prodromica al cambiamento di questa maggioranza”. A rispondere non è un fedelissimo renziano, ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che come tutta la sinistra di governo ha dovuto ingoiare la retromarcia per fare l’accordo con Alfano: il voto di Ala alla fiducia “non certifica un ingresso in maggioranza”, visto che ieri “vi è stata una fiducia (sul Milleproroghe) e Verdini non l’ha votata. Se ci fosse un allargamento strutturale è una cosa di cui si può discutere”, ha aggiunto Orlando spiegando come, tuttavia, “sarebbe bene non far finta che questa legislatura non necessiti di larghe intese”.
La benedizione di Napolitano
A benedire tutto, fiducia allargata a Verdini e legge così com’è stata approvata, è il presidente emerito Giorgio Napolitano. “E’ importante che la maggioranza di governo sia rimasta insieme”, dice, quelli di altri gruppi sono “voti aggiuntivi e non sostituivi”. I casi di voti aggiuntivi “si sono già verificati in passato”, spiega Napolitano osservando come il problema si ponga quando una minoranza diventa “sostitutiva” formano una maggioranza a sostegno del governo “aleatoria”. Nel merito poi il senatore a vita si dice “sollevato”, perché è una legge che, senza l’adozione, “evita scontri e equivoci anche pericolosi”.
Non votano 6 di Ap e 2 del Pd, sì da 3 ex M5s. Esulta la Cirinnà
Tra i parlamentari della maggioranza non hanno votato in 6 tra quelli di Area Popolare: Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito, Aldo Di Biagio e Giuseppe Marinello. Nel Pd ne sono mancati due: Luigi Manconi e Felice Casson. “La dignità non può essere parziale o intermittente: è o non è – dice Manconi – In questo ddl si affaccia ‘la questione della dignità’ ma non è adeguatamente riconosciuta e legittimata. Per questa ragione, non sostengo questa nuova versione e non partecipo al voto, consapevole che il voto per la conquista per i diritti omosessuali è appena agli inizi”. Entrambi ritengono la legge meno avanzata di quanto volevano. Tra i voti favorevoli degli ex grillini Maurizio Romani e Alessandra Bencini (ora entrambi Italia dei Valori) e Serenella Fucksia (espulsa a gennaio perché aveva difeso la Boschi sulle banche) e del senatore a vita e ex presidente del Consiglio Mario Monti. Tra i sì anche quelli di 4 del gruppo Gal: il “renziano” Paolo Naccarato, l’ex sottosegretaria Angela D’Onghia, l’ex Lega e Idv Michelino Davico e l’ex Fi Riccardo Villari (un tempo nel Pd, che aveva già votato le riforme istituzionali). Monica Cirinnà ha esultato al momento dell’annuncio dell’approvazione dell’emendamento governativo. Lo stralcio della stepchild adoption, ha spiegato, “resta un buco nel mio cuore”, tuttavia “non abbiamo avuto il coraggio di esporre alla roulette del voto segreto i diritti delle persone”.
LA CRONACA ORA PER ORA
Ore 18.27 – Ddl passa al Senato
Via libera del Senato alle unioni civili con 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora passa alla Camera. I 173 sì alla fiducia sulle unioni civili arrivano con 245 senatori presenti e 244 votanti, come comunicato dal presidente Pietro Grasso in Aula. Il ddl ora passa all’esame della Camera.
Ore 17.55 – Al via il voto di fiducia
Ore 17.23 – Ap: Formigoni, Marinello e Sacconi non votano la fiducia
Ore 17.09 – Napolitano: “Sono sollevato, stralcio della stepchild evita scontri”
“Tutto è bene quel che finisce bene”, spiega Napolitano citando, in inglese la commedia di William Shakespeare parlando di “riformulazione apprezzata” visto che il mantenimento della stepchild avrebbe provocato equivoci e scontri. “Ci mancava solo il referendum sulle unioni civili”, sottolinea, facendo riferimento alla consultazione con la stepchild adoption più volte annunciata dai centristi nelle settimana scorse prima dell’accordo con il Pd.
Ore 16.27 – Adinolfi: “Così Renzi segna la sua sconfitta al referendum”
Mario Adinolfi, tra i promotori dello stesso Family Day, rimarca: “Renzi con questo passaggio sulle unioni civili ha segnato la sua sconfitta al referendum, oggi si consuma uno strappo che avrà le sue conseguenze evidenti tra otto mesi”.
Ore 16.27 – Gandolfini (Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’): “Renzi avrà la nostra risposta al referendum sulle riforme”
Il popolo del Family Day annuncia battaglia e sulla scia dello scontento per la richiesta di fiducia sulle unioni civili annuncia che la contropartita sarà il no al referendum costituzionale di ottobre. “Il premier ha evitato qualsiasi contatto con noi e il popolo che ha detto no ai matrimoni gay senza se e senza ma presenterà il suo conto”, ha detto Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’ e annunciando che potrebbero essere organizzati i “circoli per il no” per il referendum costituzionale.
Ore 16.08 – Pd, malumori per il sostegno dei verdiniani
La minoranza Pd si sta riunendo al Senato con Roberto Speranza. Tra i senatori della sinistra molti i malumori per come è andata la partita sul ddl Cirinnà sia nel merito del provvedimento sia per le conseguenze politiche del voto di fiducia. Nel mirino ci sono i 19 sì dei verdiniani. Uno “snaturamento del governo”, è la valutazione della minoranza.
Ore 16.11 – Sono iniziate le dichiarazioni di voto sulla fiducia al maxiemendamento.
Ore 15.57 – Airola (M5s): “State approvando una schifezza, andare a fan..” (guarda il video)
Politica
Unioni civili, ok al Senato: ci sono anche i verdiniani. M5s non vota. Renzi: “L’amore vince”. Le opposizioni: “Salga al Quirinale”
Il provvedimento approvato con 173 sì e 71 no. Ora passa alla Camera. I 5 Stelle escono da Palazzo Madama, mentre 18 esponenti di Ala votano sì e consentono di superare quota 161. Il ministro Orlando: "Non è un ingresso in maggioranza". Non votano 6 di Ap e 2 del Pd. La Cirinnà esulta. Napolitano benedice il piano Renzi: "Bene una legge non divisiva"
La legge sulle unioni civili riceve il primo via libera, quello del Senato. “Oggi l’Italia è un Paese più forte – dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi – perché oggi siamo tutti più forti”. “La giornata di oggi – aggiunge – resterà nella cronaca di questa legislatura e nella storia del nostro Paese. Abbiamo legato la permanenza in vita del Governo a una battaglia per i diritti mettendo la fiducia. Non era accaduto prima, non è stato facile adesso. Ma era giusto farlo”. “L’amore vince“, twitta. La legge è senza stepchild e senza obbligo di fedeltà. Riceve 173 voti favorevoli e 18 di questi sono di Ala, il gruppo dei verdiniani. Non sono determinanti per far passare la legge visto che i contrari si fermano a 71 e il M5s – che esce in blocco dall’Aula – a Palazzo Madama può contare su 35 voti. I senatori di Verdini non sono decisivi, ma danno un piccolo segnale politico. Senza di loro per il secondo giorno consecutivo la maggioranza che sostiene il governo Renzi sarebbe andata sotto quota 161. Erano stati 155 i voti nel voto di fiducia per il decreto Milleproroghe, sarebbero stati 155 oggi se non fossero arrivati i sì pronunciati dai parlamentari verdiniani sotto al banco della presidenza.
Le opposizioni: “Maggioranza cambiata, Renzi salga al Quirinale”
Per questo ora tutte le opposizioni chiamano in causa il Quirinale. Lo fa la Lega Nord, lo fa Forza Italia, lo fa il Movimento Cinque Stelle, lo fa Sel. “A questo punto – dice Roberto Calderoli – anche il presidente Mattarella dovrà aprire gli occhi, dovrà verificare e chiamare Renzi per prendere atto che la maggioranza è cambiata, che si è allargata o addirittura è stata sostituita, e forse il fatto che la settimana scorsa il senatore Verdini sia andato al Colle è prodromica al cambiamento di questa maggioranza”. A rispondere non è un fedelissimo renziano, ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che come tutta la sinistra di governo ha dovuto ingoiare la retromarcia per fare l’accordo con Alfano: il voto di Ala alla fiducia “non certifica un ingresso in maggioranza”, visto che ieri “vi è stata una fiducia (sul Milleproroghe) e Verdini non l’ha votata. Se ci fosse un allargamento strutturale è una cosa di cui si può discutere”, ha aggiunto Orlando spiegando come, tuttavia, “sarebbe bene non far finta che questa legislatura non necessiti di larghe intese”.
La benedizione di Napolitano
A benedire tutto, fiducia allargata a Verdini e legge così com’è stata approvata, è il presidente emerito Giorgio Napolitano. “E’ importante che la maggioranza di governo sia rimasta insieme”, dice, quelli di altri gruppi sono “voti aggiuntivi e non sostituivi”. I casi di voti aggiuntivi “si sono già verificati in passato”, spiega Napolitano osservando come il problema si ponga quando una minoranza diventa “sostitutiva” formano una maggioranza a sostegno del governo “aleatoria”. Nel merito poi il senatore a vita si dice “sollevato”, perché è una legge che, senza l’adozione, “evita scontri e equivoci anche pericolosi”.
Non votano 6 di Ap e 2 del Pd, sì da 3 ex M5s. Esulta la Cirinnà
Tra i parlamentari della maggioranza non hanno votato in 6 tra quelli di Area Popolare: Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito, Aldo Di Biagio e Giuseppe Marinello. Nel Pd ne sono mancati due: Luigi Manconi e Felice Casson. “La dignità non può essere parziale o intermittente: è o non è – dice Manconi – In questo ddl si affaccia ‘la questione della dignità’ ma non è adeguatamente riconosciuta e legittimata. Per questa ragione, non sostengo questa nuova versione e non partecipo al voto, consapevole che il voto per la conquista per i diritti omosessuali è appena agli inizi”. Entrambi ritengono la legge meno avanzata di quanto volevano. Tra i voti favorevoli degli ex grillini Maurizio Romani e Alessandra Bencini (ora entrambi Italia dei Valori) e Serenella Fucksia (espulsa a gennaio perché aveva difeso la Boschi sulle banche) e del senatore a vita e ex presidente del Consiglio Mario Monti. Tra i sì anche quelli di 4 del gruppo Gal: il “renziano” Paolo Naccarato, l’ex sottosegretaria Angela D’Onghia, l’ex Lega e Idv Michelino Davico e l’ex Fi Riccardo Villari (un tempo nel Pd, che aveva già votato le riforme istituzionali). Monica Cirinnà ha esultato al momento dell’annuncio dell’approvazione dell’emendamento governativo. Lo stralcio della stepchild adoption, ha spiegato, “resta un buco nel mio cuore”, tuttavia “non abbiamo avuto il coraggio di esporre alla roulette del voto segreto i diritti delle persone”.
LA CRONACA ORA PER ORA
Ore 18.27 – Ddl passa al Senato
Via libera del Senato alle unioni civili con 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora passa alla Camera. I 173 sì alla fiducia sulle unioni civili arrivano con 245 senatori presenti e 244 votanti, come comunicato dal presidente Pietro Grasso in Aula. Il ddl ora passa all’esame della Camera.
Ore 17.55 – Al via il voto di fiducia
Ore 17.23 – Ap: Formigoni, Marinello e Sacconi non votano la fiducia
Ore 17.09 – Napolitano: “Sono sollevato, stralcio della stepchild evita scontri”
“Tutto è bene quel che finisce bene”, spiega Napolitano citando, in inglese la commedia di William Shakespeare parlando di “riformulazione apprezzata” visto che il mantenimento della stepchild avrebbe provocato equivoci e scontri. “Ci mancava solo il referendum sulle unioni civili”, sottolinea, facendo riferimento alla consultazione con la stepchild adoption più volte annunciata dai centristi nelle settimana scorse prima dell’accordo con il Pd.
Ore 16.27 – Adinolfi: “Così Renzi segna la sua sconfitta al referendum”
Mario Adinolfi, tra i promotori dello stesso Family Day, rimarca: “Renzi con questo passaggio sulle unioni civili ha segnato la sua sconfitta al referendum, oggi si consuma uno strappo che avrà le sue conseguenze evidenti tra otto mesi”.
Ore 16.27 – Gandolfini (Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’): “Renzi avrà la nostra risposta al referendum sulle riforme”
Il popolo del Family Day annuncia battaglia e sulla scia dello scontento per la richiesta di fiducia sulle unioni civili annuncia che la contropartita sarà il no al referendum costituzionale di ottobre. “Il premier ha evitato qualsiasi contatto con noi e il popolo che ha detto no ai matrimoni gay senza se e senza ma presenterà il suo conto”, ha detto Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’ e annunciando che potrebbero essere organizzati i “circoli per il no” per il referendum costituzionale.
Ore 16.08 – Pd, malumori per il sostegno dei verdiniani
La minoranza Pd si sta riunendo al Senato con Roberto Speranza. Tra i senatori della sinistra molti i malumori per come è andata la partita sul ddl Cirinnà sia nel merito del provvedimento sia per le conseguenze politiche del voto di fiducia. Nel mirino ci sono i 19 sì dei verdiniani. Uno “snaturamento del governo”, è la valutazione della minoranza.
Ore 16.11 – Sono iniziate le dichiarazioni di voto sulla fiducia al maxiemendamento.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
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