La legge sulle unioni civili riceve il primo via libera, quello del Senato. “Oggi l’Italia è un Paese più forte – dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi – perché oggi siamo tutti più forti”. “La giornata di oggi – aggiunge – resterà nella cronaca di questa legislatura e nella storia del nostro Paese. Abbiamo legato la permanenza in vita del Governo a una battaglia per i diritti mettendo la fiducia. Non era accaduto prima, non è stato facile adesso. Ma era giusto farlo”. “L’amore vince“, twitta. La legge è senza stepchild e senza obbligo di fedeltà. Riceve 173 voti favorevoli e 18 di questi sono di Ala, il gruppo dei verdiniani. Non sono determinanti per far passare la legge visto che i contrari si fermano a 71 e il M5s – che esce in blocco dall’Aula – a Palazzo Madama può contare su 35 voti. I senatori di Verdini non sono decisivi, ma danno un piccolo segnale politico. Senza di loro per il secondo giorno consecutivo la maggioranza che sostiene il governo Renzi sarebbe andata sotto quota 161. Erano stati 155 i voti nel voto di fiducia per il decreto Milleproroghe, sarebbero stati 155 oggi se non fossero arrivati i sì pronunciati dai parlamentari verdiniani sotto al banco della presidenza.
Le opposizioni: “Maggioranza cambiata, Renzi salga al Quirinale”
Per questo ora tutte le opposizioni chiamano in causa il Quirinale. Lo fa la Lega Nord, lo fa Forza Italia, lo fa il Movimento Cinque Stelle, lo fa Sel. “A questo punto – dice Roberto Calderoli – anche il presidente Mattarella dovrà aprire gli occhi, dovrà verificare e chiamare Renzi per prendere atto che la maggioranza è cambiata, che si è allargata o addirittura è stata sostituita, e forse il fatto che la settimana scorsa il senatore Verdini sia andato al Colle è prodromica al cambiamento di questa maggioranza”. A rispondere non è un fedelissimo renziano, ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che come tutta la sinistra di governo ha dovuto ingoiare la retromarcia per fare l’accordo con Alfano: il voto di Ala alla fiducia “non certifica un ingresso in maggioranza”, visto che ieri “vi è stata una fiducia (sul Milleproroghe) e Verdini non l’ha votata. Se ci fosse un allargamento strutturale è una cosa di cui si può discutere”, ha aggiunto Orlando spiegando come, tuttavia, “sarebbe bene non far finta che questa legislatura non necessiti di larghe intese”.
La benedizione di Napolitano
A benedire tutto, fiducia allargata a Verdini e legge così com’è stata approvata, è il presidente emerito Giorgio Napolitano. “E’ importante che la maggioranza di governo sia rimasta insieme”, dice, quelli di altri gruppi sono “voti aggiuntivi e non sostituivi”. I casi di voti aggiuntivi “si sono già verificati in passato”, spiega Napolitano osservando come il problema si ponga quando una minoranza diventa “sostitutiva” formano una maggioranza a sostegno del governo “aleatoria”. Nel merito poi il senatore a vita si dice “sollevato”, perché è una legge che, senza l’adozione, “evita scontri e equivoci anche pericolosi”.
Non votano 6 di Ap e 2 del Pd, sì da 3 ex M5s. Esulta la Cirinnà
Tra i parlamentari della maggioranza non hanno votato in 6 tra quelli di Area Popolare: Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito, Aldo Di Biagio e Giuseppe Marinello. Nel Pd ne sono mancati due: Luigi Manconi e Felice Casson. “La dignità non può essere parziale o intermittente: è o non è – dice Manconi – In questo ddl si affaccia ‘la questione della dignità’ ma non è adeguatamente riconosciuta e legittimata. Per questa ragione, non sostengo questa nuova versione e non partecipo al voto, consapevole che il voto per la conquista per i diritti omosessuali è appena agli inizi”. Entrambi ritengono la legge meno avanzata di quanto volevano. Tra i voti favorevoli degli ex grillini Maurizio Romani e Alessandra Bencini (ora entrambi Italia dei Valori) e Serenella Fucksia (espulsa a gennaio perché aveva difeso la Boschi sulle banche) e del senatore a vita e ex presidente del Consiglio Mario Monti. Tra i sì anche quelli di 4 del gruppo Gal: il “renziano” Paolo Naccarato, l’ex sottosegretaria Angela D’Onghia, l’ex Lega e Idv Michelino Davico e l’ex Fi Riccardo Villari (un tempo nel Pd, che aveva già votato le riforme istituzionali). Monica Cirinnà ha esultato al momento dell’annuncio dell’approvazione dell’emendamento governativo. Lo stralcio della stepchild adoption, ha spiegato, “resta un buco nel mio cuore”, tuttavia “non abbiamo avuto il coraggio di esporre alla roulette del voto segreto i diritti delle persone”.
LA CRONACA ORA PER ORA
Ore 18.27 – Ddl passa al Senato
Via libera del Senato alle unioni civili con 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora passa alla Camera. I 173 sì alla fiducia sulle unioni civili arrivano con 245 senatori presenti e 244 votanti, come comunicato dal presidente Pietro Grasso in Aula. Il ddl ora passa all’esame della Camera.
Ore 17.55 – Al via il voto di fiducia
Ore 17.23 – Ap: Formigoni, Marinello e Sacconi non votano la fiducia
Ore 17.09 – Napolitano: “Sono sollevato, stralcio della stepchild evita scontri”
“Tutto è bene quel che finisce bene”, spiega Napolitano citando, in inglese la commedia di William Shakespeare parlando di “riformulazione apprezzata” visto che il mantenimento della stepchild avrebbe provocato equivoci e scontri. “Ci mancava solo il referendum sulle unioni civili”, sottolinea, facendo riferimento alla consultazione con la stepchild adoption più volte annunciata dai centristi nelle settimana scorse prima dell’accordo con il Pd.
Ore 16.27 – Adinolfi: “Così Renzi segna la sua sconfitta al referendum”
Mario Adinolfi, tra i promotori dello stesso Family Day, rimarca: “Renzi con questo passaggio sulle unioni civili ha segnato la sua sconfitta al referendum, oggi si consuma uno strappo che avrà le sue conseguenze evidenti tra otto mesi”.
Ore 16.27 – Gandolfini (Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’): “Renzi avrà la nostra risposta al referendum sulle riforme”
Il popolo del Family Day annuncia battaglia e sulla scia dello scontento per la richiesta di fiducia sulle unioni civili annuncia che la contropartita sarà il no al referendum costituzionale di ottobre. “Il premier ha evitato qualsiasi contatto con noi e il popolo che ha detto no ai matrimoni gay senza se e senza ma presenterà il suo conto”, ha detto Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’ e annunciando che potrebbero essere organizzati i “circoli per il no” per il referendum costituzionale.
Ore 16.08 – Pd, malumori per il sostegno dei verdiniani
La minoranza Pd si sta riunendo al Senato con Roberto Speranza. Tra i senatori della sinistra molti i malumori per come è andata la partita sul ddl Cirinnà sia nel merito del provvedimento sia per le conseguenze politiche del voto di fiducia. Nel mirino ci sono i 19 sì dei verdiniani. Uno “snaturamento del governo”, è la valutazione della minoranza.
Ore 16.11 – Sono iniziate le dichiarazioni di voto sulla fiducia al maxiemendamento.
Ore 15.57 – Airola (M5s): “State approvando una schifezza, andare a fan..” (guarda il video)
Politica
Unioni civili, ok al Senato: ci sono anche i verdiniani. M5s non vota. Renzi: “L’amore vince”. Le opposizioni: “Salga al Quirinale”
Il provvedimento approvato con 173 sì e 71 no. Ora passa alla Camera. I 5 Stelle escono da Palazzo Madama, mentre 18 esponenti di Ala votano sì e consentono di superare quota 161. Il ministro Orlando: "Non è un ingresso in maggioranza". Non votano 6 di Ap e 2 del Pd. La Cirinnà esulta. Napolitano benedice il piano Renzi: "Bene una legge non divisiva"
La legge sulle unioni civili riceve il primo via libera, quello del Senato. “Oggi l’Italia è un Paese più forte – dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi – perché oggi siamo tutti più forti”. “La giornata di oggi – aggiunge – resterà nella cronaca di questa legislatura e nella storia del nostro Paese. Abbiamo legato la permanenza in vita del Governo a una battaglia per i diritti mettendo la fiducia. Non era accaduto prima, non è stato facile adesso. Ma era giusto farlo”. “L’amore vince“, twitta. La legge è senza stepchild e senza obbligo di fedeltà. Riceve 173 voti favorevoli e 18 di questi sono di Ala, il gruppo dei verdiniani. Non sono determinanti per far passare la legge visto che i contrari si fermano a 71 e il M5s – che esce in blocco dall’Aula – a Palazzo Madama può contare su 35 voti. I senatori di Verdini non sono decisivi, ma danno un piccolo segnale politico. Senza di loro per il secondo giorno consecutivo la maggioranza che sostiene il governo Renzi sarebbe andata sotto quota 161. Erano stati 155 i voti nel voto di fiducia per il decreto Milleproroghe, sarebbero stati 155 oggi se non fossero arrivati i sì pronunciati dai parlamentari verdiniani sotto al banco della presidenza.
Le opposizioni: “Maggioranza cambiata, Renzi salga al Quirinale”
Per questo ora tutte le opposizioni chiamano in causa il Quirinale. Lo fa la Lega Nord, lo fa Forza Italia, lo fa il Movimento Cinque Stelle, lo fa Sel. “A questo punto – dice Roberto Calderoli – anche il presidente Mattarella dovrà aprire gli occhi, dovrà verificare e chiamare Renzi per prendere atto che la maggioranza è cambiata, che si è allargata o addirittura è stata sostituita, e forse il fatto che la settimana scorsa il senatore Verdini sia andato al Colle è prodromica al cambiamento di questa maggioranza”. A rispondere non è un fedelissimo renziano, ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che come tutta la sinistra di governo ha dovuto ingoiare la retromarcia per fare l’accordo con Alfano: il voto di Ala alla fiducia “non certifica un ingresso in maggioranza”, visto che ieri “vi è stata una fiducia (sul Milleproroghe) e Verdini non l’ha votata. Se ci fosse un allargamento strutturale è una cosa di cui si può discutere”, ha aggiunto Orlando spiegando come, tuttavia, “sarebbe bene non far finta che questa legislatura non necessiti di larghe intese”.
La benedizione di Napolitano
A benedire tutto, fiducia allargata a Verdini e legge così com’è stata approvata, è il presidente emerito Giorgio Napolitano. “E’ importante che la maggioranza di governo sia rimasta insieme”, dice, quelli di altri gruppi sono “voti aggiuntivi e non sostituivi”. I casi di voti aggiuntivi “si sono già verificati in passato”, spiega Napolitano osservando come il problema si ponga quando una minoranza diventa “sostitutiva” formano una maggioranza a sostegno del governo “aleatoria”. Nel merito poi il senatore a vita si dice “sollevato”, perché è una legge che, senza l’adozione, “evita scontri e equivoci anche pericolosi”.
Non votano 6 di Ap e 2 del Pd, sì da 3 ex M5s. Esulta la Cirinnà
Tra i parlamentari della maggioranza non hanno votato in 6 tra quelli di Area Popolare: Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito, Aldo Di Biagio e Giuseppe Marinello. Nel Pd ne sono mancati due: Luigi Manconi e Felice Casson. “La dignità non può essere parziale o intermittente: è o non è – dice Manconi – In questo ddl si affaccia ‘la questione della dignità’ ma non è adeguatamente riconosciuta e legittimata. Per questa ragione, non sostengo questa nuova versione e non partecipo al voto, consapevole che il voto per la conquista per i diritti omosessuali è appena agli inizi”. Entrambi ritengono la legge meno avanzata di quanto volevano. Tra i voti favorevoli degli ex grillini Maurizio Romani e Alessandra Bencini (ora entrambi Italia dei Valori) e Serenella Fucksia (espulsa a gennaio perché aveva difeso la Boschi sulle banche) e del senatore a vita e ex presidente del Consiglio Mario Monti. Tra i sì anche quelli di 4 del gruppo Gal: il “renziano” Paolo Naccarato, l’ex sottosegretaria Angela D’Onghia, l’ex Lega e Idv Michelino Davico e l’ex Fi Riccardo Villari (un tempo nel Pd, che aveva già votato le riforme istituzionali). Monica Cirinnà ha esultato al momento dell’annuncio dell’approvazione dell’emendamento governativo. Lo stralcio della stepchild adoption, ha spiegato, “resta un buco nel mio cuore”, tuttavia “non abbiamo avuto il coraggio di esporre alla roulette del voto segreto i diritti delle persone”.
LA CRONACA ORA PER ORA
Ore 18.27 – Ddl passa al Senato
Via libera del Senato alle unioni civili con 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora passa alla Camera. I 173 sì alla fiducia sulle unioni civili arrivano con 245 senatori presenti e 244 votanti, come comunicato dal presidente Pietro Grasso in Aula. Il ddl ora passa all’esame della Camera.
Ore 17.55 – Al via il voto di fiducia
Ore 17.23 – Ap: Formigoni, Marinello e Sacconi non votano la fiducia
Ore 17.09 – Napolitano: “Sono sollevato, stralcio della stepchild evita scontri”
“Tutto è bene quel che finisce bene”, spiega Napolitano citando, in inglese la commedia di William Shakespeare parlando di “riformulazione apprezzata” visto che il mantenimento della stepchild avrebbe provocato equivoci e scontri. “Ci mancava solo il referendum sulle unioni civili”, sottolinea, facendo riferimento alla consultazione con la stepchild adoption più volte annunciata dai centristi nelle settimana scorse prima dell’accordo con il Pd.
Ore 16.27 – Adinolfi: “Così Renzi segna la sua sconfitta al referendum”
Mario Adinolfi, tra i promotori dello stesso Family Day, rimarca: “Renzi con questo passaggio sulle unioni civili ha segnato la sua sconfitta al referendum, oggi si consuma uno strappo che avrà le sue conseguenze evidenti tra otto mesi”.
Ore 16.27 – Gandolfini (Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’): “Renzi avrà la nostra risposta al referendum sulle riforme”
Il popolo del Family Day annuncia battaglia e sulla scia dello scontento per la richiesta di fiducia sulle unioni civili annuncia che la contropartita sarà il no al referendum costituzionale di ottobre. “Il premier ha evitato qualsiasi contatto con noi e il popolo che ha detto no ai matrimoni gay senza se e senza ma presenterà il suo conto”, ha detto Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’ e annunciando che potrebbero essere organizzati i “circoli per il no” per il referendum costituzionale.
Ore 16.08 – Pd, malumori per il sostegno dei verdiniani
La minoranza Pd si sta riunendo al Senato con Roberto Speranza. Tra i senatori della sinistra molti i malumori per come è andata la partita sul ddl Cirinnà sia nel merito del provvedimento sia per le conseguenze politiche del voto di fiducia. Nel mirino ci sono i 19 sì dei verdiniani. Uno “snaturamento del governo”, è la valutazione della minoranza.
Ore 16.11 – Sono iniziate le dichiarazioni di voto sulla fiducia al maxiemendamento.
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Unioni civili, innaturale è… Alfano. E non amare i Beatles
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Elezioni 2016, in Puglia la responsabile regionale della comunicazione Pd scende in campo contro il Pd
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Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "La Fondazione Gimbe è un ente autonomo e indipendente che ormai da decenni studia e documenta i dati più importanti del nostro Servizio sanitario nazionale. Il suo presidente non ha mai fatto sconti a nessun Governo e a nessuna parte politica come dimostrano chiaramente i Rapporti che annualmente la Fondazione offre al dibattito e ai decisori politici. Ma forse dà fastidio a chi oggi è al governo che proprio dai rapporti Gimbe emerga ciò che la maggioranza si ostina a negare: cioè che stiamo riducendo le risorse per finanziare il Ssn in proporzione al Pil e che non si stanno dando risposte adeguate alla gravità della crisi che attraversa la sanità pubblica in Italia". Lo afferma Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale Pd.
"Cercare di minare la credibilità di un professionista serio e stimato ovunque perché non piacciono i numeri -peraltro tratti tutti da fonti ufficiali- su cui fa le analisi -aggiunge- è tipico di una destra illiberale e arrogante. Per questo voglio esprimere al presidente Cartabellotta la mia solidarietà e confermare la stima e l’apprezzamento nei confronti del lavoro prezioso della Fondazione Gimbe".