La legge sulle unioni civili riceve il primo via libera, quello del Senato. “Oggi l’Italia è un Paese più forte – dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi – perché oggi siamo tutti più forti”. “La giornata di oggi – aggiunge – resterà nella cronaca di questa legislatura e nella storia del nostro Paese. Abbiamo legato la permanenza in vita del Governo a una battaglia per i diritti mettendo la fiducia. Non era accaduto prima, non è stato facile adesso. Ma era giusto farlo”. “L’amore vince“, twitta. La legge è senza stepchild e senza obbligo di fedeltà. Riceve 173 voti favorevoli e 18 di questi sono di Ala, il gruppo dei verdiniani. Non sono determinanti per far passare la legge visto che i contrari si fermano a 71 e il M5s – che esce in blocco dall’Aula – a Palazzo Madama può contare su 35 voti. I senatori di Verdini non sono decisivi, ma danno un piccolo segnale politico. Senza di loro per il secondo giorno consecutivo la maggioranza che sostiene il governo Renzi sarebbe andata sotto quota 161. Erano stati 155 i voti nel voto di fiducia per il decreto Milleproroghe, sarebbero stati 155 oggi se non fossero arrivati i sì pronunciati dai parlamentari verdiniani sotto al banco della presidenza.
L’amore vince https://t.co/Znhh2qTdi5
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 25 febbraio 2016
Le opposizioni: “Maggioranza cambiata, Renzi salga al Quirinale”
Per questo ora tutte le opposizioni chiamano in causa il Quirinale. Lo fa la Lega Nord, lo fa Forza Italia, lo fa il Movimento Cinque Stelle, lo fa Sel. “A questo punto – dice Roberto Calderoli – anche il presidente Mattarella dovrà aprire gli occhi, dovrà verificare e chiamare Renzi per prendere atto che la maggioranza è cambiata, che si è allargata o addirittura è stata sostituita, e forse il fatto che la settimana scorsa il senatore Verdini sia andato al Colle è prodromica al cambiamento di questa maggioranza”. A rispondere non è un fedelissimo renziano, ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che come tutta la sinistra di governo ha dovuto ingoiare la retromarcia per fare l’accordo con Alfano: il voto di Ala alla fiducia “non certifica un ingresso in maggioranza”, visto che ieri “vi è stata una fiducia (sul Milleproroghe) e Verdini non l’ha votata. Se ci fosse un allargamento strutturale è una cosa di cui si può discutere”, ha aggiunto Orlando spiegando come, tuttavia, “sarebbe bene non far finta che questa legislatura non necessiti di larghe intese”.
La benedizione di Napolitano
A benedire tutto, fiducia allargata a Verdini e legge così com’è stata approvata, è il presidente emerito Giorgio Napolitano. “E’ importante che la maggioranza di governo sia rimasta insieme”, dice, quelli di altri gruppi sono “voti aggiuntivi e non sostituivi”. I casi di voti aggiuntivi “si sono già verificati in passato”, spiega Napolitano osservando come il problema si ponga quando una minoranza diventa “sostitutiva” formano una maggioranza a sostegno del governo “aleatoria”. Nel merito poi il senatore a vita si dice “sollevato”, perché è una legge che, senza l’adozione, “evita scontri e equivoci anche pericolosi”.
Non votano 6 di Ap e 2 del Pd, sì da 3 ex M5s. Esulta la Cirinnà
Tra i parlamentari della maggioranza non hanno votato in 6 tra quelli di Area Popolare: Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito, Aldo Di Biagio e Giuseppe Marinello. Nel Pd ne sono mancati due: Luigi Manconi e Felice Casson. “La dignità non può essere parziale o intermittente: è o non è – dice Manconi – In questo ddl si affaccia ‘la questione della dignità’ ma non è adeguatamente riconosciuta e legittimata. Per questa ragione, non sostengo questa nuova versione e non partecipo al voto, consapevole che il voto per la conquista per i diritti omosessuali è appena agli inizi”. Entrambi ritengono la legge meno avanzata di quanto volevano. Tra i voti favorevoli degli ex grillini Maurizio Romani e Alessandra Bencini (ora entrambi Italia dei Valori) e Serenella Fucksia (espulsa a gennaio perché aveva difeso la Boschi sulle banche) e del senatore a vita e ex presidente del Consiglio Mario Monti. Tra i sì anche quelli di 4 del gruppo Gal: il “renziano” Paolo Naccarato, l’ex sottosegretaria Angela D’Onghia, l’ex Lega e Idv Michelino Davico e l’ex Fi Riccardo Villari (un tempo nel Pd, che aveva già votato le riforme istituzionali). Monica Cirinnà ha esultato al momento dell’annuncio dell’approvazione dell’emendamento governativo. Lo stralcio della stepchild adoption, ha spiegato, “resta un buco nel mio cuore”, tuttavia “non abbiamo avuto il coraggio di esporre alla roulette del voto segreto i diritti delle persone”.
LA CRONACA ORA PER ORA
Ore 18.27 – Ddl passa al Senato
Via libera del Senato alle unioni civili con 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora passa alla Camera. I 173 sì alla fiducia sulle unioni civili arrivano con 245 senatori presenti e 244 votanti, come comunicato dal presidente Pietro Grasso in Aula. Il ddl ora passa all’esame della Camera.
Ore 17.55 – Al via il voto di fiducia
Ore 17.23 – Ap: Formigoni, Marinello e Sacconi non votano la fiducia
Ore 17.09 – Napolitano: “Sono sollevato, stralcio della stepchild evita scontri”
“Tutto è bene quel che finisce bene”, spiega Napolitano citando, in inglese la commedia di William Shakespeare parlando di “riformulazione apprezzata” visto che il mantenimento della stepchild avrebbe provocato equivoci e scontri. “Ci mancava solo il referendum sulle unioni civili”, sottolinea, facendo riferimento alla consultazione con la stepchild adoption più volte annunciata dai centristi nelle settimana scorse prima dell’accordo con il Pd.
Ore 16.27 – Adinolfi: “Così Renzi segna la sua sconfitta al referendum”
Mario Adinolfi, tra i promotori dello stesso Family Day, rimarca: “Renzi con questo passaggio sulle unioni civili ha segnato la sua sconfitta al referendum, oggi si consuma uno strappo che avrà le sue conseguenze evidenti tra otto mesi”.
Ore 16.27 – Gandolfini (Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’): “Renzi avrà la nostra risposta al referendum sulle riforme”
Il popolo del Family Day annuncia battaglia e sulla scia dello scontento per la richiesta di fiducia sulle unioni civili annuncia che la contropartita sarà il no al referendum costituzionale di ottobre. “Il premier ha evitato qualsiasi contatto con noi e il popolo che ha detto no ai matrimoni gay senza se e senza ma presenterà il suo conto”, ha detto Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’ e annunciando che potrebbero essere organizzati i “circoli per il no” per il referendum costituzionale.
Ore 16.08 – Pd, malumori per il sostegno dei verdiniani
La minoranza Pd si sta riunendo al Senato con Roberto Speranza. Tra i senatori della sinistra molti i malumori per come è andata la partita sul ddl Cirinnà sia nel merito del provvedimento sia per le conseguenze politiche del voto di fiducia. Nel mirino ci sono i 19 sì dei verdiniani. Uno “snaturamento del governo”, è la valutazione della minoranza.
Ore 16.11 – Sono iniziate le dichiarazioni di voto sulla fiducia al maxiemendamento.
Ore 15.57 – Airola (M5s): “State approvando una schifezza, andare a fan..” (guarda il video)