A forza di parlare di pensioni, quando arriva il momento giusto per andarci non ci si riesce mai a farlo senza complicazioni. E questo vale anche per la vecchia ricetta rossa per l’acquisto dei farmaci o la prescrizione di una visita specialistica. Così, anche se dal primo marzo è cominciata ufficialmente l’era della e-prescription, ovvero la ricetta elettronica, non si può ancora dirle addio. Nell’Italia dei rinvii, infatti, anche per questa rivoluzione c’è una lunga fase transitoria che si concluderà solo a fine 2017. E fino ad allora gli italiani dovranno continuare a convivere con la ricetta cartacea, ancora indispensabile per alcuni farmaci (come stupefacenti, ossigeno, prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale e farmaci con piano terapeutico) e il ‘piccolo promemoria’ (15×21 cm) stampato dal medico da consegnare al bancone della farmacia che permette di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o in assenza di una linea veloce di collegamento alla rete, come già lamentato dai medici molisani.
La novità della ricetta digitale è, infatti, tutta qui: per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collega a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che poi consegnerà pillole o sciroppi. Peccato, però, che tra il dire e il fare ci sia di mezzo la tecnologia. Ed è dal 2010, con l’annuncio del decreto legge sulla dematerializzazione della ricetta medica cartacea, poi pubblicato in Gazzetta ufficiale nel novembre 2011 e sancito nel 2012 nel piano dell’Agenda digitale, che il sonno di amministratori e burocrati è turbato dalla realizzazione di questo passaggio che si è scontrato fin qui con una sperimentazione flop. In Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino, Basilicata e Veneto, dove già dal 2014 le Regioni hanno iniziato a sostituire la ricetta rossa con quella elettronica, si sono ottenuti scarsi risultati a causa della mancanza di stampanti o toner negli studi medici, della scarsa informazione ma soprattutto della sostanziale inutilità visto che il passaggio al digitale non c’era ancora stato e i database non comunicavano tra loro. Tanto che il paziente ha sempre dovuto portare con sé una copia cartacea.
Come funzionerà d’ora in avanti è più chiaro. I dottori, per effettuare una prescrizione, si connettono dal proprio pc a un apposito portale gestito da Sogei e compilano online la ricetta che, identica a quella cartacea, genera un numero associato al codice fiscale del paziente. In questo modo vengono aggiunte in automatico anche le eventuali esenzioni. A questo punto, con un semplice invio, i dati diventano visibili in tutte le farmacie italiane sia pubbliche che convenzionate. Il paziente deve, tuttavia, prendere il promemoria cartaceo da consegnare al farmacista, il quale collegandosi allo stesso sistema – tramite il numero di ricetta e il codice fiscale – potrà accedere alla sua prescrizione ed erogare il medicinale prescritto. La farmacia, poi, invierà al server di Sogei i dati relativi all’erogazione (prezzo del farmaco, ticket, esenzioni) e i codici adesivi delle confezioni del farmaco, vale a dire le fustelle.
Si tratta, insomma, di uno degli effetti più importanti della nuova era digitale, visto che i medicinali potranno essere ritirati anche fuori dalla Regione di residenza. Chance fino ad oggi negata, visto che si era costretti a pagare per intero i farmaci. Ma, ora, grazie alla tessera sanitaria le farmacie potranno applicare il ticket regionale perché, nonostante le ventate di innovazione, il costo di una siringa o di uno sciroppo continua a essere assai diverso da una Regione all’altra. E toccherà, quindi, proprio alle Asl scambiarsi le informazioni sui medicinali prescritti e procedere ai relativi rimborsi.
In questa fase transitoria, inoltre, non si potranno ancora cogliere i vantaggi economici della dematerializzazione che servirà al Sistema sanitario a spendere meno e razionalizzare il sistema. Le ricette rosse, infatti, tra stampa, vidimazione e spedizione costano alle Asl tra 5 e 10 centesimi. E, considerando che in Italia ogni anno vengono emesse oltre 650mila ricette, il calcolo del risparmio è presto fatto: circa 450 milioni di euro, ossia quasi mezzo punto percentuale della spesa sanitaria pubblica complessiva.
Forte preoccupazione arriva dai medici di base. “Qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket e quant’altro dovremo verificare”, lamenta il segretario Fimmg, Giacomo Milillo che aggiunge: “Il medico non potrà più neanche contare sull’aiuto dell’assistente di studio nel velocizzare la procedura di compilazione delle ricette e questo comporterà visite più lunghe e attese più lunghe per gli assistiti”.
Usi & Consumi
Ricetta elettronica, cosa cambia tra promemoria cartaceo e costi del ticket
Dal primo marzo è iniziata ufficialmente l'era della ricetta digitale. Ma il passaggio non equivale alla dematerializzazione: fino al 2017 il medico dovrà sempre stampare un promemoria. Si potrà ritirare il medicinale in qualsiasi farmacia italiana pagando il ticket previsto dalla Regione di residenza
A forza di parlare di pensioni, quando arriva il momento giusto per andarci non ci si riesce mai a farlo senza complicazioni. E questo vale anche per la vecchia ricetta rossa per l’acquisto dei farmaci o la prescrizione di una visita specialistica. Così, anche se dal primo marzo è cominciata ufficialmente l’era della e-prescription, ovvero la ricetta elettronica, non si può ancora dirle addio. Nell’Italia dei rinvii, infatti, anche per questa rivoluzione c’è una lunga fase transitoria che si concluderà solo a fine 2017. E fino ad allora gli italiani dovranno continuare a convivere con la ricetta cartacea, ancora indispensabile per alcuni farmaci (come stupefacenti, ossigeno, prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale e farmaci con piano terapeutico) e il ‘piccolo promemoria’ (15×21 cm) stampato dal medico da consegnare al bancone della farmacia che permette di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o in assenza di una linea veloce di collegamento alla rete, come già lamentato dai medici molisani.
La novità della ricetta digitale è, infatti, tutta qui: per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collega a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che poi consegnerà pillole o sciroppi. Peccato, però, che tra il dire e il fare ci sia di mezzo la tecnologia. Ed è dal 2010, con l’annuncio del decreto legge sulla dematerializzazione della ricetta medica cartacea, poi pubblicato in Gazzetta ufficiale nel novembre 2011 e sancito nel 2012 nel piano dell’Agenda digitale, che il sonno di amministratori e burocrati è turbato dalla realizzazione di questo passaggio che si è scontrato fin qui con una sperimentazione flop. In Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino, Basilicata e Veneto, dove già dal 2014 le Regioni hanno iniziato a sostituire la ricetta rossa con quella elettronica, si sono ottenuti scarsi risultati a causa della mancanza di stampanti o toner negli studi medici, della scarsa informazione ma soprattutto della sostanziale inutilità visto che il passaggio al digitale non c’era ancora stato e i database non comunicavano tra loro. Tanto che il paziente ha sempre dovuto portare con sé una copia cartacea.
Come funzionerà d’ora in avanti è più chiaro. I dottori, per effettuare una prescrizione, si connettono dal proprio pc a un apposito portale gestito da Sogei e compilano online la ricetta che, identica a quella cartacea, genera un numero associato al codice fiscale del paziente. In questo modo vengono aggiunte in automatico anche le eventuali esenzioni. A questo punto, con un semplice invio, i dati diventano visibili in tutte le farmacie italiane sia pubbliche che convenzionate. Il paziente deve, tuttavia, prendere il promemoria cartaceo da consegnare al farmacista, il quale collegandosi allo stesso sistema – tramite il numero di ricetta e il codice fiscale – potrà accedere alla sua prescrizione ed erogare il medicinale prescritto. La farmacia, poi, invierà al server di Sogei i dati relativi all’erogazione (prezzo del farmaco, ticket, esenzioni) e i codici adesivi delle confezioni del farmaco, vale a dire le fustelle.
Si tratta, insomma, di uno degli effetti più importanti della nuova era digitale, visto che i medicinali potranno essere ritirati anche fuori dalla Regione di residenza. Chance fino ad oggi negata, visto che si era costretti a pagare per intero i farmaci. Ma, ora, grazie alla tessera sanitaria le farmacie potranno applicare il ticket regionale perché, nonostante le ventate di innovazione, il costo di una siringa o di uno sciroppo continua a essere assai diverso da una Regione all’altra. E toccherà, quindi, proprio alle Asl scambiarsi le informazioni sui medicinali prescritti e procedere ai relativi rimborsi.
In questa fase transitoria, inoltre, non si potranno ancora cogliere i vantaggi economici della dematerializzazione che servirà al Sistema sanitario a spendere meno e razionalizzare il sistema. Le ricette rosse, infatti, tra stampa, vidimazione e spedizione costano alle Asl tra 5 e 10 centesimi. E, considerando che in Italia ogni anno vengono emesse oltre 650mila ricette, il calcolo del risparmio è presto fatto: circa 450 milioni di euro, ossia quasi mezzo punto percentuale della spesa sanitaria pubblica complessiva.
Forte preoccupazione arriva dai medici di base. “Qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket e quant’altro dovremo verificare”, lamenta il segretario Fimmg, Giacomo Milillo che aggiunge: “Il medico non potrà più neanche contare sull’aiuto dell’assistente di studio nel velocizzare la procedura di compilazione delle ricette e questo comporterà visite più lunghe e attese più lunghe per gli assistiti”.
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.