Lo temevano gli isolani di Kos, quando due settimane fa avevano protestato per la costruzione di un hotspot nella gettonatissima isola del Dodecaneso, finendo colpiti dai lacrimogeni delle teste di cuoio. E oggi i primi numeri forniti dall’Associazione degli albergatori dell’Egeo nord-orientale: parlano di un “colpo mortale al turismo”, come già dimostrano gli annullamenti di prenotazioni per la prossima estate, senza dimenticare che in mancanza dell’apporto del giro di affari proprio legato alle vacanze, i prospetti della troika relativi a entrate e quindi a obiettivi da raggiungere, potrebbero dover essere rivisti.
L’isola che porta il maggiore peso dei flussi di rifugiati, Lesbo, secondo il presidente dell’associazione albergatori, Periclis Antoniou, presenta un calo delle prenotazioni del 90%. “La situazione è drammatica – analizza dai microfoni di una televisione locale – le cancellazione di gruppi vengono una dopo l’altra. L’estate scorsa abbiamo avuto 25 voli charter settimanali ma quest’anno appena nove”. Lesbo, oltre ad aver dato i natali nel IV secolo a.C. al filosofo Teofrasto e alla poetessa Saffo nel VI secolo a.C, è visitata per le sue spiagge ed anche per le grotte di Skala e per il monastero di Limonas dove vivono le rare foche monache e uccelli selvatici quasi in estinzione. Gli isolani hanno scritto una lettera a Tsipras in cui chiedono almeno che il governo conceda loro lo status speciale per la tassazione, che gli era stato revocato lo scorso ottobre.
A Chios, dove si produce la mastika (per dolci e liquori) con cui in un nosocomio ateniese si sta sperimentando una cura naturale al morbo di Crohn, c’è già il 60% di prenotazioni ritirate. Dei sei voli charter settimanali ne sono stati annullati tre. Gli agenti stranieri non possono vendere pacchetti di viaggio per l’isola a causa dei rifugiati, lamentano gli albergatori, dal momento che i turisti europei non vogliono vedere gli immigrati durante le vacanze spiega il presidente degli albergatori dell’isola, Petros Fengoudakis.
Intanto nell’isola di Kastellorizo, che dista solo due miglia marine dalla costa turca di Kas, due giorni fa un incendio ha distrutto il magazzino dove erano custoditi i vestiti per i rifugiati. I residenti e volontari attraverso i social media informano che “vestiti, scarpe, coperte e tutto il resto è andato bruciato, e l’area danneggiata”. La causa dell’incendio non è ancora nota, ma le forze dell’ordine non escludono l’origine dolosa.
La Grecia è una delle maggiori destinazioni turistiche del mondo con 25 milioni di arrivi nel 2015, in crescita del 13,5% rispetto all’anno precedente. L’industria del turismo nel paese contribuisce direttamente al 20% del Pil e si è ampliata in modo significativo negli ultimi anni con 9745 alberghi, di cui il 17% a 4 o 5 stelle, mentre solo 307 strutture hanno più di 300 posti letto. Di tutte le destinazioni, solo cinque principali hanno l’84% della capacità totale di ricettività e incassano il 93% del fatturato e dei profitti. E’ la ragione per cui a pochi giorni dall’inizio della primavera e a poco più di un mese dal primo vero appuntamento turistico ellenico, la Pasqua Ortodossa, si comincia a ragionare sui dati che potrebbero venire fuori da questa situazione: se la troika dovesse rivedere le previsioni del turismo, l’unico settore dove il Paese fa numeri significativi, ci potrebbe essere il rischio di nuovi interventi.
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