Una folla di sostenitori e giornalisti si è riunita davanti alla redazione di Zaman, il quotidiano più diffuso in Turchia, nel quartiere di Bahcelievler a Istanbul. Un tribunale locale ha posto sotto amministrazione controllata il gruppo editoriale che lo controlla per i suoi legami con il magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato poi diventato nemico giurato del presidente Recep Tayyip Erdogan. Un caso analogo a quanto avvenuto alla vigilia delle elezioni del primo novembre in occasione del sequestro del gruppo editoriale Ipek, che controllava i canali tv Bugun Tv e Kanalturk e i quotidiani Bugun e Millet, chiusi definitivamente nei giorni scorsi, anch’esso per legami con Gulen.
La richiesta, accolta oggi dal giudice, era stata presentata dall’ufficio del procuratore capo di Istanbul. Adesso gli amministratori giudiziari dovrebbero prendere il controllo del gruppo, nominando una nuova direzione editoriale. La decisione sta già suscitando allarmi e proteste per la libertà di stampa in Turchia, già sotto forte pressione in questi mesi.
“Lavoriamo all’ultima uscita – ha detto Sevgi Akarcesme, direttrice dell’edizione in inglese del quotidiano, parlando con l’agenzia Dpa – il governo ha sequestrato il nostro quotidiano. Questa è la fine della libertà dei media in Turchia, è un atto contro la costituzione. E’ un giorno triste e di cui vergognarsi”. Akarcesme ha ricordato come, nei giorni scorsi, il presidente Erdogan abbia inveito contro la sentenza della Corte costituzionale che ha ordinato la scarcerazione di due giornalisti del quotidiano di sinistra Cumhuriyet. “Il presidente – ha detto – non rispetta, né riconosce la Costituzione, come lui stesso ha detto”.
“Stiamo attraversando i giorni più bui e cupi in termini di libertà della stampa, che è un caposaldo della democrazia e dello stato di diritto”, si legge in un messaggio pubblicato sul sito inglese del quotidiano. Nel messaggio si denunciano “gravi pressioni” sul quotidiano e, più in generale, “minacce” con cui “intellettuali, imprenditori, celebrità, organizzazioni della società civile, media e giornalisti vengono zittiti” se cercano di rimanere “indipendenti”.”I giornalisti – si legge – frequentano più i tribunali che le redazioni. Molti di quelli che sono stati arrestati e messi sotto processo più e più volte sono tuttora in carcere”.
L’editoriale ricorda poi il caso di Bengutyrk Tv e IMC Tv e delle emittenti dei gruppi Samanyolu e Ipek Media, a cui è stato vietato di trasmettere dal satellite statale Turksat. “Un altro metodo per mettere a tacere i media – si legge ancora – e commissariarli”.
“Crediamo che l’unico modo per uscire da questa atmosfera da incubo – conclude Zaman – sia tornare alla democrazia e allo stato di diritto. Pubblichiamo le nostre preoccupazioni per informare la nazione turca, gli intellettuali che credono alla democrazia e tutto il mondo”.